A Richelieu, modestissimo villaggio, la grande casa degli Oblati. Una volta era animata da decine e decine di novizi e studenti di teologia, oggi raccoglie più di 70 di quei oggi Oblati fattisi anziani e ammalati. E' la parabola della vita. Con loro anche 35 Gesuiti, nelle stesse condizioni. Nel caso Oblati e Gesuiti non avessero collaborato da giovani, hanno una nuova opportunità adesso che sono anziani e ammalati.
Molti di più, 400, gli Oblati sepolti nel cimitero, un grande prato in mezzo al parco, con le lapidi distese direttamente sul terreno, umili e silenziose, dominate soltanto da un grande crocifisso. Affido la mia missione ai due superiori generali sepolti proprio sotto la croce: Lèo Deschâtelets e Fernand Jetté.
Il motivo del viaggio: incontrare p. Alexandre Taché, un Oblato che ha fatto storia e che da un anno si trova in quella casa, in una carrozzella che il suo solito fare signorile trasforma in trono. Tra l’altro è una colonna della rivista “Vie Oblate Life” che dal Canada dovrò portare a Roma.
Al ritorno passo da Sant’Ilaire, il luogo di arrivo dei primi Oblati venuti in Canada nel 1841. La chiesa è sempre bella, ai piedi della collina, con davanti il fiume Richelieu. Mi basta socchiudere gli occhi e vedo gli Oblati, pochi anni dopo, ripartire con le canoe, assieme alle Suore Grigie, per un viaggio di due-tre mesi, su fiumi e laghi, fino a quella che oggi è Winnipeg, presto divenuto nuovo punto di partenza per annunciare il vangelo in tutto l’Ovest. Ancora alla fine dell’Ottocento e agli inizi del Novecento, gli scolastici di Ottawa, durante l’estate si esercitavano a vogare con le canoe sul fiume, proprio dietro la casa dove mi trovo adesso, per quando sarebbero dovuti partire una volta diventati missionari…
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