Poteva mancare il camposanto, in questo straordinario campus oblato di San Antonio? Più di 300 gli Oblati qui sepolti, allineati come soldati pronti per essere passati in rassegna dal loro Signore. Sulle semplici pietre, tutte uguali, soltanto il nome e le date in cui iniziò e si concluse la straordinaria avventura sulla terra di ciascuno di essi. Come hanno vissuto, quali le loro storie, dove hanno lavorato? Quali le loro gioie, le prove, le sofferenze? Negli archivi ognuno ha la sua scheda, ognuno il suo file, ma cos’è un pugno di fogli davanti a una vita. Dove tutto è scritto è nel libro della vita: “i vostri nomi – e con essi l’intera esistenza – sono scritti nel cielo”.
Rileggo quanto ho scritto in “La storia di Dio e la mia”: “Uomini e donne delle civiltà scomparse e ignote, schiavi e principi, servi della gleba e umili peones, indigeni sepolti nelle foreste e cittadini perduti nell’anonimato delle metropoli. Egli sa il nome di ognuno e ognuno chiama per nome. Di ognuno conosce la storia e le vicende, i segreti desideri, i sogni e le passioni. Di ognuno conosce il destino. Non la cognizione analitica, fredda e distaccata dell’osservatore oggettivo e asettico. Conosce i nomi non come li conosce il botanico, l’astronomo, lo scienziato. Il suo sapere è interesse, coinvolgimento, dialogo. Dandomi il nome mi crea e mi crea per chiamarmi per nome, per parlare con me, per intrattenersi con me”.
Con questa fede oggi ho vissuto la festa di tutti i fedeli defunti.
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