Le numerose bande di indiani, dai nomi difficile e della lingue le più diverse, che abitavano nella grandi praterie del Texas vivendo di caccia, si sentivano sempre più minacciati. Dal Sud, dal Messico, salivano gli spagnoli che li decimavano con le loro malattie. Dal nord scendevano i Comanche, guerrieri feroci che li attaccavano, insieme agli Apache.
Unica via di sopravvivenza era quella di entrare nei villaggi della missione che alla fine del 1700 i Francescani cominciarono a stabilire in questa religione come nella Louisiana, nella California…
Sono andato a visitare quelle attorno a San Antonio assieme a Bob Writer, professore di storia della Chiesa in Texas. La prima era quella che poi è diventata il famoso forte Alamo della battaglia per l’indipendenza dal Messico. Ne seguono altre, a poco più di un’ora di cammino l’una dall’altra, vicine tra di loro per potersi meglio difendere dagli attacchi di Comanche e Apache.
Le missioni consistevano in un grande quadrilatero formato da mura robuste alle quali, nella parte interna, erano addossate le case degli indiani. In uno dei quattro lati la chiesa, il convento, i granai… Tutto attorno, fuori le mura, i ranch con le irrigazioni, le coltivazioni – una novità per popoli che mai avevano lavorato la terra – l’allevamento di bestiame… Due, tre soldati, mandati in distaccamento dalla Spagna, assicuravano l’ordine e istruivano gli indiani a combattere contro gli assalti nemici. Centro economico e civile, la missione era soprattutto centro religioso: scuola, preghiera, canti…
Quando ormai i tempi erano cambianti, il Texas era diventata Repubblica e poi parte degli Stati Uniti, le missioni si sciolsero, i Francescani si ritirarono… Era ormai il tempo di passare la mano agli Oblati.
Di quei tempi rimangono le mura di cinta, le chiese, i ruderi dei conventi. Testimonianza di tempi duri e gloriosi. Monumenti nazionali, che pure continuano ad essere chiese parrocchiali e luoghi di vita cristiana.
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