lunedì 25 febbraio 2019

Prima i martiri...


Sto per terminare le lezioni sulla storia della vita consacrata, un corso con ben 103 novizie e novizi appartenenti a 16 istituti religiosi. Con i tempi che corrono sono proprio un bel gruppo: giovani simpatici, motivati, attentissimi... È per me una gioia e un divertimento stare con loro.
Racconto le solite bellissime storie, perché il Vangelo è una fonte inesauribile di ispirazione per la vita della Chiesa.
La Chiesa non solo custodisce fedelmente la parola di Dio, ma, per la fecondità stessa della Parola e per la costante guida dello Spirito, la fa fruttificare in una meravigliosa novità di espressioni. Dall’unico seme del Vangelo germogliano nel suo seno i frutti più diversi.
Fin dagli inizi poi si stagliano alcune figure di cristiani che attualizzano la vita evangelica in un modo del tutto particolare. Sono i martiri, le vergini, gli asceti e poi, a partire dalla seconda metà del III secolo, i monaci. A loro sono concessi doni particolari - carismi - per sottolineare con una nuova radicalità alcuni aspetti della comune vita cristiana.

Comincio sempre con la spiritualità del martirio 
Se la vita cristiana consiste nel farsi discepoli di Cristo fino a riviverne il mistero e diventare un altro Cristo, nessuno l’ha vissuta meglio del martire che ha seguito Cristo fino a morire con lui. A cominciare da Stefano i martiri diventano l’esempio di come si vive da autentici cristiani. Essi sono «discepoli e imitatori del Signore, per l’attaccamento insuperabile che essi ebbero verso il loro re e maestro» (Martirio di Policarpo, 17,3). Ignazio di Antiochia, martire del II secolo, scriveva che solo quando sarà ucciso per Cristo potrà dirsi veramente cristiano.
Non tutti potevano diventare martiri, ma il martirio costituiva un modello costante di ciò che significa essere cristiani. Il cammino spirituale era animata dal loro esempio ed era comune considerare la vita come una preparazione costante all’eventuale martirio. I Padri esortavano al martirio e ne tenevano acceso il desiderio. La lettura degli Atti dei martiri nelle assemblee liturgiche approfondiva le motivazioni che avevano ispirato i “testimoni” nel loro sacrificio. La loro imitazione di Cristo, che in essi aveva vinto l’Avversario, la prova di amore perfetto da loro dimostrata, la loro azione di grazie per essere uniti alla morte redentrice di Cristo, hanno mantenuto vivo nelle comunità il fervore e il desiderio di donare la propria vita, così come hanno insegnato a ricorrere ad essi come intercessori che vivono con Cristo.
Ci si domandava, anche durante il tempo delle persecuzioni, se non ci fosse stato un modo di vivere il martirio pur senza essere uccisi per il nome di Cristo. C’è una sostituzione possibile al martirio? La vita quotidiana, con le sue esigenze evangeliche, se vissuta con perfezione, poteva considerarsi un autentico martirio. Nello stesso tempo alcuni cristiani cercano nella verginità e nell’ascesi la via per imitare più da vicino l’esempio di amore supremo dato dal martirio.


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