martedì 26 febbraio 2019

Chi è Maria per papa Francesco


 Al Marianum di Roma oggi pomeriggio si è tenuta la presentazione del libro di Papa Francesco, E' mia Madre.
Ecco gli appunti di quanto ho detto:

Papa Francesco, in queste pagine, parla di Maria in maniera estremamente concreta: luoghi, icone, oggetti, preghiere, episodi, persone… Quando racconta traspare la gioia nel rivivere le esperienze e nel condividerle. La sua lode a Maria avviene anche attraverso il racconto dei fatti che la riguardano. La Vergine appare come una presenza familiare, quotidiana, nella sua vita. Ne parla come di una persona di casa, molto vicina, che ha imparato a conoscere grazie alla famosa nonna Rosa, così come alla suora del catechismo, Maria Loreto, e al salesiano Enrique Pozzoli. Sono soltanto i primi incontri cui ne seguiranno tanti altri che allargano gradatamente i suoi orizzonti mariani. Maria entra nella sua vita in maniera naturale, per osmosi a contatto di persone innamorate dalla Vergine.

La conoscenza e il rapporto con Maria passa poi attraverso la scoperta delle varie “Marie” (p. Mello si affretta subito a dire che si tratta sempre della stessa Maria: “Tanti appellativi, una sola madre”!) che il giovane Bergoglio, poi gesuita, poi vescovo, poi papa, incontra lungo i suoi itinerari: la salesiana Maria Ausiliatrice, con il suo camerín nel quartiere di Almagro a Buenos Aires, quella di Lukán, di Guadalupe, la Madonna che scioglie i nodi, quella della Tenerezza, la Salus populi romani … Ognuna rivela un aspetto del grande mistero di Maria, ognuna ha un suo messaggio, un suo modo per insegnare come andare a Gesù, come farsi amare.
Durante l’intervista il Papa mostra le icone appese alle pareti del suo appartamento a santa Maria: due della Madonna della Tenerezza, quella di Luján, quella di Schoenstatt, quella di Santa Fe. Si è portato con sé alcune di quelle che ha incontrato lungo la sua vita. Per non parlare del grande quadro della Madonna dei noti che ha fatto appendere nella sala delle udienze negli appartamenti Vaticani. Una devozione tangibile, quella del Papa, che vuole, vedere e toccare, proprio come ama fare la sua gente.
Vi sono poi, nel racconto di Francesco, esperienze concrete vissute nei diversi santuari, da quello di Pompei a Buenos Aires, a quello di Luján, ad Aparecida, nei quali egli si fermava giorni interi e per ore e ore confessava, dialogava con le persone, operava conversioni (naturalmente tutte rigorosamente attribuite alla Madonna). Bergoglio ha scoperto i santuari come autentiche “case di Maria”, sempre aperte a tutti, luoghi fondamentali per la nuova evangelizzazione, per la sacramentalizzazione, per guardare e lasciarsi guardare dalla Madre. Nella sua diocesi si era prefisso di “santuarizzare” le parrocchie, anzi la città stessa.
Ogni volta che nell’intervista il Papa nomina per la prima volta una “madonna” o un santuario, Padre Alexandre Awi Mello non si lascia sfuggire l’occasione per raccontare, in maniera documentata e insieme con stile leggero, l’origine e la storia di quella icona o di quel luogo, aprendo un racconto nel racconto. Su alcuni quadri, come quello della Madonna dei nodi, si ferma per pagine e pagine. Il libro-intervista si trasforma in una piccola enciclopedia mariana di facile e piacevole lettura.

La “mariologia” del Papa, oltre che di immagini e santuari, è fatta di preghiere: le tre Ave Maria, il rosario recitato ogni giorno per intero con le quindici decine, l’Alma Redemtoris Mater, il Sub tuum praesidium, il Cum prole pia… Anche qui p. Mello coglie l’occasione per spiegare dove, quando, perché è nata quella preghiera, i suoi significati più reconditi… È proprio vero, “lex orandi, lex credendi”: si crede ciò che si prega e come si prega.
Il libro fa poi passare davanti un’autentica collezione di oggetti: a cominciare dalla medaglia della Madonna della Mercede, regalo della catechista, fino al “purificatoio” delle Vergine di Guadalupe che il vescovo Bergoglio portava nella tasca della camicia del clergyman e che ora, da papa, porta in un sacchettino appeso al collo, nascosto sotto la talare. Ogni particolare fa conoscere meglio, anche con tratti inediti, la persona di Papa Francesco.

In filigrana a tutto il libro soggiace la valorizzazione della spiritualità popolare e della teologia del popolo, il rispetto e l’apprezzamento per i poveri ricchi di fede, quel “sensus felium” che non sbaglia nel credere. Il Papa si fa paladino di quella pietà popolare che anche Benedetto XVI riconosceva come “tesoro prezioso della Chiesa Cattolica in America Latina”. Un intero capitolo del libro, “Incontro con il popolo”, è dedicato a “questo linguaggio del pathos (sentimento) più che a quello del logos (ragione)”, fino ad affermare che “l’incubatrice della mariologia è il cuore e non il cervello. È questo il cammino nella storia della Chiesa e questo è il percorso della devozione mariana, il sentiero transitato dai poveri dal cuore semplice. La strada percorsa dal popolo, in cui l’esperienza precede il discorso”.
Questo non impedisce, nell’ultimo capito del libro, dopo aver raccolto i dati della pietà popolare, di offrire piste per una teologica riflessa e quasi sistematica, avvalorando soprattutto il titolo di Madre. In questa parte mi pare sia racchiusa davvero la ricca teologia mariana del Papa.
Alcuni temi sono meno presenti. Il termine “affidamento” a Maria, così caro a Giovanni Paolo II, è assente. Quello di “consacrazione” appare soltanto tre volte e in maniera abbastanza marginale, comunque non tematizzata. Assente il tema e la stessa parola “rivivere” Maria o “essere un’altra Maria”, carichi di significato per il sentire “popolare” contemporaneo. In maniera significativa la parola “devozione” ha invece una alta ricorrenza, quasi 70 volte. Se Ireneo di Lione e Isacco della Stella nella riflessione del Papa hanno un posto centrale, non appaiono altri grande punti di riferimento della mariologia moderna, come san Luigi Grignon de Montfort o san Massimiliano Kolbe. Se l’Evangelii nuntiandi di Paolo VI è citata come una delle maggiori fonti di ispirazione del magistero di Bergoglio, la sua grande esortazione apostolica Marialis cultus è ignorata, privando il discorso di alcuni grandi aspetti in essa esposti da Paolo VI, quali Maria come “discepola” e la sua crescita nella fede. In compenso il riferimento a padre Kentenich e al suo movimento di Schoenstatt, del quale fa parte l’autore del libro, appare una quarantina di volte.

Chi è, in definiva Maria per papa Francesco? È l’ultima domanda che p. Mello gli rivolge. «Il papa respira profondamente, pensa un po’ e non dubita nel dire, con una voce piena di tenerezza e di affetto: “Lei è mia madre”. Fa una pausa e continua: “Forse è l’unica persona con cui ho il coraggio di piangere”».


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