venerdì 1 febbraio 2019

Il 2 febbraio, lo Spirito Santo e padre Carmine


In poche righe il Vangelo della “Presentazione di Gesù al tempo” menziona tre volte lo Spirito Santo: il vecchio Simeone è un uomo abitato e guidato dallo Spirito Santo. Ci voleva proprio lo Spirito Santo per notare una coppia dimessa come quella di Giuseppe e Maria, semplice e povera, che ha soltanto due colombe da offrire in sacrificio. Ci voleva proprio lo Spirito Santo per riconoscere in quel bambino, come tanti, “il Cristo del Signore”.
Quanti Marie e Giuseppe, quanti Gesù ci passano accanto e non sappiamo riconoscerli… Ci vuole lo Spirito Santo!

Padre Carmine Marrone sembra l’abbia avuto, almeno leggendo la sua testimonianza raccolta da Laura Badaracchi e pubblicata sull’Avvenire, in occasione della Giornata della vita consacrata:

(…) 43enne, originario di Mugnano di Napoli, secondo di quattro figli maschi, padre pensionato dopo essere stato operaio in una catena di montaggio della Fiat e madre casalinga. Da adolescente, al liceo classico si era impegnato nella Sinistra giovanile allontanandosi dalla Chiesa, «prima dichiarandomi non praticante e poi ateo: facevo la guerra al mio insegnante di religione, un gesuita», ricorda. A 18 anni, durante le vacanze estive, «su una spiaggia di Palinuro, vicino a Salerno, attirato da una ragazza che mi piaceva, ho conosciuto un gruppo di giovani legati ai Missionari Oblati di Maria Immacolata. Mi ha colpito la loro umanità realizzata, il fatto che vivessero il Vangelo con radicalità a partire dai gesti concreti e quotidiani di amore. Mi si è aperto un mondo che riempiva il mio vuoto, percepivo nel cuore una nostalgia di pienezza», racconta padre Carmine, che inizia gli studi in giurisprudenza, vuole sposarsi. Ma piano piano matura in lui, attraverso un cammino progressivo, il desiderio di dare tutta la sua vita al Signore: «Per me è stato decisivo sperimentare quanta sete di Dio c’era nei giovani lontani da Lui, in particolare durante una missione a Ischia con i più emarginati».

A 25 anni Carmine professa i primi voti, prima di quelli perpetui trascorre un anno nella comunità degli Oblati in Uruguay, dove vive «l’impotenza di fronte alla miseria e all’ingiustizia. Lì ho compreso che ero chiamato a consegnare a Dio la mia povertà, mentre prima ero concentrato sui miei talenti». Il 7 ottobre 2007 viene ordinato sacerdote ed è destinato a Cosenza, dove con altri confratelli apre una nuova comunità dedicata soprattutto ai giovani e alle missioni popolari. Ci resta oltre nove anni: «Andavo nelle scuole pubbliche, dove incontravo gli studenti nel centro d’ascolto, scoprendo la loro grande fragilità e ricchezza. Spesso nessuno dice loro che Dio li ama», commenta. In questo tempo calabrese sono fiorite tante vocazioni, sia religiose sia matrimoniali.

E da settembre 2017 padre Marrone è animatore vocazionale in Italia e membro dell’équipe formativa al Centro giovanile di Marino (Roma), dove dal 1967 a oggi «sono passati circa 450 giovani, rimasti qui per un anno di vita comunitaria e discernimento. Di questi, 189 sono entrati in noviziato, altri sono diventati sacerdoti diocesani, padri di famiglia e laici impegnati». Un fiorire di chiamate che continua, nel solco della «riscoperta della vita battesimale».



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