domenica 17 febbraio 2019

Gesù ha pianto come noi



Che gioia sapere che Gesù era umano come tutti noi.
Come noi ha avuto fame, quand’era nel deserto (cf. Mt 4, 2).
Ha avuto sete quando, a mezzogiorno, dopo una mattinata di cammino sotto il sole, si era seduto al pozzo di Sicàr (cf. Gv 4, 7).
Ha provato un’arsura infinita sulla croce: “Ho sete” (Gv 19, 20).
Si è sdegnato e rattristato quando ha costatato la durezza di cuore di scribi e farisei: “volgendo su di loro uno sguardo di collera (orghé), rattristato per la durezza dei loro cuori…” (Mc 3, 5).
È stato preso dall’ira quando ha visto il tempio trasformato in un mercato: “avendo fatto una sferza di cordicelle, scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i tavoli” (Gv 2, 15).
Ogni pagina di Vangelo ci parlano della sua umanità, della compassione per i poveri, gli ammalati, la vedova di Nain; del suo amore per i bambini, ma anche per la natura che ama contemplare; della sua stanchezza, del suo bisogno di riposo, di un conforto amico.
Arriva a provare paura e angoscia davanti alla morte (cf. Mc 14, 33), fino a sudare sangue (cf. Lc 22, 44).

Ma forse dove Gesù mostra di più la sua umanità, perché ha fatto sua la nostra umanità, è quando piange.
Scoppiò in pianto davanti alla tomba dell’amico Lazzaro. Ne rimasero sorpresi anche i presenti: “Dissero allora i giudei: Vedi come lo amava?” (Gv 11, 36). Gli uomini non piangono, è cosa da donne.
Pianse davanti alla sua città, di cui vedeva la distruzione per non averlo saputo accogliere: si sentì rifiutato (cf. Lc 19, 41).
Pregò “con forti grida e lacrime” per essere liberato dalla morte (cf. Eb 5, 7).
Gesù che piange!
Non poteva essere più umano.
Piange con noi ogni volta che noi piangiamo.
Col suo, il nostro pianto si fa preghiera, lode… è divino.


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