martedì 2 ottobre 2018

Il pioppo di Rebora

A Stresa sono stato sulla tomba del poeta Clemente Rebora (1885-1957), uno dei Rosminiani più famosi, che i confratelli considerano un santo. Ho incontrato anche fr. Ezio Viola, 96 anni, ancora pieno di ricordi del poeta, che assistette durante l'ultimo anno di vita. Scriveva i versi o le lettere che gli dettava. Ha lasciato volentieri che lo fotografassi volentieri davanti alla tomba del poeta. 

Una sera, poco prima di morire, gli chiese: “Perché non scrive una poesia su quel pioppo che c’è lì fuori davanti alla finestra?” “Ma guarda, rispose Rebora, pensavo fosse un frassino!” Il giorno dopo aveva composto la poesia: 
Il pioppo

Vibra nel vento con tutte le sue foglie
il pioppo severo;
spasima l’aria in tutte le sue doglie
nell’ansia del pensiero:
dal tronco in rami per fronde si esprime
tutte al ciel tese con raccolte cime:
fermo rimane il tronco del mistero,
e il tronco s’inabissa ov’è più vero.
Papa Francesco ha ripreso questa poesia parlando al Consiglio d’Europa:
… Clemente Rebora, in una delle sue poesie descrive un pioppo, con i suoi rami protesi al cielo e mossi dal vento, il suo tronco solido e fermo e le profonde radici che s’inabissano nella terra. In un certo senso possiamo pensare all’Europa alla luce di questa immagine.
[…] «il tronco s’inabissa ov’è più vero» . Le radici si alimentano della verità, che costituisce il nutrimento, la linfa vitale di qualunque società che voglia essere davvero libera, umana e solidale. […]
D’altra parte un tronco senza radici può continuare ad avere un’apparenza vitale, ma al suo interno si svuota e muore. L’Europa deve riflettere se il suo immenso patrimonio umano, artistico, tecnico, sociale, politico, economico e religioso è un semplice retaggio museale del passato, oppure se è ancora capace di ispirare la cultura e di dischiudere i suoi tesori all’umanità intera.


Ho cercato quel pioppo... ma non c'è più.

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