venerdì 5 ottobre 2018

Paradiso '49: Luce carismi Chiesa



Decima puntata, apparsa su "Città Nuova" (ottobre 2018)
Un Cristo dispiegato nei secoli, un magnifico giardino in cui fioriscono le Parole di Dio

Il silenzio, la pace, l’incanto della natura delle Dolomiti sono un ricordo lontano. Chiara è a Roma ormai da alcuni mesi, tra il rumore della città, i cantieri della ricostruzione postbellica, l’afflusso di nuovi immigrati. Ma la rivelazione, la contemplazione, l’esperienza di realtà sempre nuove del Cielo non sono legate a luoghi o situazioni, sono dono di Dio, un dono presente ovunque. Anche a Roma la Sua luce continua a illuminare la mente e la vita di Chiara.

Nelle sue note di metà dicembre vediamo apparire nomi di maestri di teologia mistica, come Jean Jacques Olier (1608-1657) e Adolphe Tanquerey (1854-1932), di cui sta leggendo le opere. Fino a quel momento, invece, l’unico Maestro sembrava essere stato Gesù, lo Sposo, e il suo Santo Spirito. Come mai adesso appaiono questi autori? In quel periodo attorno a lei troviamo anche professori e studiosi di spiritualità suoi contemporanei, come Gabriele Roschini (1900-1977), Giovanni Battista Tomasi (1866-1954), Leone Veuthey (1896-1974). Forse sono loro a mettere nelle sue mani i manuali di teologia mistica. È come se Chiara sentisse il bisogno di confrontare l’esperienza che sta vivendo con la tradizione della Chiesa, per coglierne sia la continuità sia la novità. Vuole iniziare lei stessa una riflessione sulla luce che ormai da mesi la illumina, consapevole della rilevanza dottrinale in essa presente e della sua destinazione ecclesiale: capisce che quello che vive è per tutta la Chiesa.
Gli strumenti che ha in mano le sembrano però inadatti. Chiara si rende conto dell’inadeguatezza di quei manuali di scuola di fronte a un’esperienza così profonda e nuova, per cui punta altrove. Pur con i limiti dovuti alla mancanza di accesso alle fonti e agli studi critici, cerca un rapporto diretto con i grandi mistici. Inizia a dialogare con Angela da Foligno, Teresa d’Avila, Giovanni della Croce. Francesco e Chiara d’Assisi, assieme a Caterina da Siena, le sono familiari da tempo, ma adesso li scopre sotto nuove prospettive.

L’anno successivo, 1950, scrive una pagina di grande respiro, frutto della sua ricerca e del rapporto con i santi approfondito nei mesi precedenti. In maniera significativa la pagina porta come titolo: La Chiesa. È un inno alla Chiesa colta nella sua dimensione carismatica, dimensione che i manuali di ecclesiologia del tempo ignorano, limitandosi a trattare del Magistero e dei sacramenti.
In questo scritto Chiara ravvisa la Chiesa come un succedersi di carismi, quasi un Cristo dispiegato nei secoli, un Vangelo vivo, incarnato, che si attualizza soprattutto nel fiorire di Ordini religiosi. «Ogni Ordine o Famiglia religiosa è l’incarnazione di una “espressione” di Gesù, di una sua Parola, di un suo atteggia-mento, di un fatto della sua vita, di un suo dolore, di una parte di Lui».
Passa dunque in rassegna le diverse parole evangeliche, vis-sute in maniera carismatica da Francesco e Chiara d’Assisi, da Caterina da Siena, da Margherita M. Alacoque, da Teresa di Gesù Bambino. La Chiesa le si presenta come «un magnifico giardino in cui fioriscono tutte le Parole di Dio». In maniera poetica, come si addice ai mistici, si affida a una metafora: «Come l’acqua si cristallizza in stelline di tutte le forme quando cade come neve sulla terra, così (…) l’Amore assume nella Chiesa diverse forme e sono gli Ordini e le Famiglie religiose». In ogni Ordini scorge «un raggio dell’Ordine che è Dio… una luce della luce che è Gesù». Grazie a questa dimensione evangelica, carismatica, di santità, ella coglie la Chiesa nella sua realtà più profonda e per-manente: il Verbo incarnato, il Vangelo vissuto, «un altro Cristo o un Cristo continuato, la Sposa di Cristo. È la Nuova Gerusalemme ammantata di tutte le virtù».

La centralità della Parola nella comprensione della Chiesa include anche la sua dimensione gerarchica e sacramentale, in quanto espressione del Vangelo. Chiara stessa, commentando il testo appena citato, annota: «La Chiesa carismatica descritta in queste pagine, non è una parte della Chiesa con accanto quella gerarchica, è piuttosto tutta la Chiesa, nel senso che ne esprime tutta la realtà. Del resto, anche la Chiesa istituzionale è nata dal Vangelo, da una parola di Gesù: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa […]. A te darò le chiavi del regno dei cieli” (Mt 16, 19-19). Dunque anch’essa è depositaria di un carisma».

Rimane il fatto che questa visione della Chiesa tutta carismatica, in quel periodo storico risulta nuova. Occorrerà attendere ancora qualche anno per vedere apparire opere innovative come Meditazioni sulla Chiesa di Henri de Lubac, o L’elemento dinamico nella Chiesa di Karl Rahner.
Rileggendo la propria esperienza del Paradiso ’49, Chiara si scopre nella grande corrente carismatica che fa “bella” la Chiesa, e comprende la propria missione: «Noi dobbiamo soltanto far circolare fra i diversi Ordini l’Amore». È la continuazione di Ma-ria che, nel cenacolo, diventa Madre della Chiesa in tutte le sue espressioni.

Gustare il Paradiso

«E come basta un’Ostia Santa, dei miliardi d’Ostie sulla terra, per cibarsi di Dio, basta un fratello (quello che la volontà di Dio ci pone accanto) per comunicarci con l’umanità che è Gesù mistico».

La Chiesa nasce e cresce grazie all’amore concreto verso ogni persona, «quella che la volontà di Dio ci pone accanto». È così che si generano cellule vive di fraternità.


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