giovedì 4 ottobre 2018

Il diavolo e san Michele



«Quanta sporcizia c’è nella Chiesa, e proprio anche tra coloro che, nel sacerdozio, dovrebbero appartenere completamente a Lui! Quanta superbia, quanta autosufficienza!». Così nel 2005 il cardinal Ratzinger commentava la nona stazione della via Crucis, la terza caduta di Gesù. Divenuto papa ha fatto di tutto per “rialzare” Gesù che soffre «nella sua stessa Chiesa», come scriveva allora.
Quella croce l’ha caricata sulle proprie spalle papa Francesco. Anche lui è ben consapevole del male presente nella Chiesa, santa perché Corpo di Cristo, ma fatta da uomini peccatori. Una Chiesa screditata agli occhi dell’opinione pubblica per i gravi scandali che emergono ogni giorno.
Ancora più inquietanti altri mali più sottili e insidiosi, primo fra tutti la forte polarizzazione. È un fenomeno sempre più presente in ogni ambito sociale, politico, economico, fomentato dai social media, e ora entrato nella vita ecclesiale. Neanche il rapporto con il papa ne è più esente: ci si schiera con lui o ancora più apertamente contro di lui, fino a ritenerlo un impostore e a chiederne le dimissioni. È il male più grande, quello della divisione. È cominciato da quando il serpente, nel giardino dell’Eden, ha messo l’uomo e la donna l’uno contro l’altra. Già! Il diavolo, che nella sua etimologia significa colui che separa, che si frapporre, che crea barriere e fratture. Il contrario di Dio che è Unità.
Paolo VI suscitò grande clamore e scandalo quando, il 15 novembre 1972, osò ricordare che c’è anche il diavolo. Era consapevole che l’Avversario stava attaccando la Chiesa: «Quali sono oggi i bisogni maggiori della Chiesa? – chiedeva il papa –. Non vi stupisca come semplicista, o addirittura come superstiziosa e irreale la nostra risposta: uno dei bisogni maggiori è la difesa da quel male che chiamiamo il Demonio… È il nemico numero uno, il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo Essere oscuro e conturbante esiste davvero, e che con proditoria astuzia agisce ancora; è il nemico occulto che semina errori e sventure nella storia umana». Non diversamente Giovanni Paolo II che, nel santuario di san Michele sul monte Gargano, disse: «Il Demonio è tuttora vivo e operante nel mondo».

Anche papa Francesco legge in profondità il momento che la Chiesa sta vivendo, con il rischio della divisione, di nuovi scismi, quasi non bastassero i tanti avvenuti lungo la sua storia. Al di sotto dei fenomeni di cronaca egli scorge l’azione del colui che divide, e che in questo momento vuol portare la divisione nel cuore stesso del collegio apostolico. «In questi tempi – ha detto l’11 settembre durante un’omelia a Santa Marta –, sembra che il Grande Accusatore si sia sciolto e ce l’abbia con i vescovi».
Di qui una semplice, ma significativa iniziativa. Il 29 settembre, festa degli Arcangeli, ha invitato a pregare il grande antagonista di Satana, l’arcangelo Michele.
Papa Francesco contrasta il male con uno stile evangelico, con la ricerca della verità, con gesti d’amore sinceri verso gli ultimi… e con la preghiera, convinto che «solo la preghiera lo [il diavolo] può sconfiggere». Invita tutti i cristiani a fare altrettanto, in particolare nel mese di ottobre, con il Rosario, chiedendo di concluderlo con la preghiera all’arcangelo Michele, colui che l’Apocalisse mostra nell’atto di combattere e vincere Satana: «Allora avvenne una guerra nel Cielo: Michele e i suoi angeli combattevano contro il Dragone. Il Dragone combatteva insieme con i suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu posto per essi nel cielo».
Il papa riprende la preghiera scritta da Leone XIII nel 1884, che fino alla riforma liturgica di Paolo VI si recitava alla fine di ogni Messa: «San Michele Arcangelo, difendici nella lotta, sii nostro presidio contro le malvagità e le insidie del demonio. Capo supremo delle milizie celesti, fa’ sprofondare nell’inferno, con la forza di Dio, Satana e gli altri spiriti maligni che vagano per il mondo per la perdizione delle anime. Amen».
In questo mese di ottobre il papa invita a pregare anche con la più antica preghiera rivolta a Maria, che risale al III secolo: «Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta». Una preghiera «perché la santa Madre di Dio ponga la Chiesa sotto il suo manto protettivo: per preservarla dagli attacchi del maligno, il grande accusatore, e renderla allo stesso tempo sempre più consapevole delle colpe, degli errori, degli abusi commessi nel presente e nel passato, e impegnata a combattere senza nessuna esitazione affinché il male non prevalga».
In questo intervento del papa possiamo cogliere la consapevolezza del momento difficile che la Chiesa sta attraversando, l’anelito ad una maggiore unità, la fiducia nella preghiera e nell’intercessione di Maria e degli angeli.

(E' una piccola nota che ho scritto per il sito di Città Nuova)


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