domenica 23 settembre 2018

Saint-Laurent-du-Verdon, 200 anni dalla Regola OMI



Saint-Laurent-du-Verdon, un paesetto perduto tra le colline della Provenza e le basse Alpi Marittime, immerso tra boschi e terre coltivate, campi di lavanda, rocce vive, silenzi infiniti.
Un paese di case di pietra, poche, tenute uniti da strade strette che percorrono pochi metri prima di perdersi nella campagna. Una ottantina gli abitanti. Parecchi l’hanno scelto come luogo di riposo, soprattutto per l’estate.
La chiesa, bisognosa di restauro, ha una sua dignità, abitata da numerosi quadri e statua. Rimane chiusa tutto l’anno. Il parroco abita lontano e ha in cura una quindicina di parrocchie. Ieri le mura antiche hanno ripreso vita. Siamo arrivati una trentina di Oblati e una cinquantina di amici. Si sono uniti anche 5 persone del paese, compresa la moglie del sindaco.


Siamo venuti per ricordare i 200 anni dal tempo in cui sant’Eugenio venne qui a scrivere la prima Regola degli Oblati.
Il paese è dominato dal castello. Costruito all’inizio del 1600, fu acquistato dal nonno di sant’Eugenio nel 1730, assieme alle terre, diventando la sede del suo titolo nobiliare. Confiscato dalla Rivoluzione francese, fu ricomprato dalla nonna di sant’Eugenio, così che questi poté tornare ad essere signore di Saint-Laurent-du-Verdon. Quando, ventenne, tornò dall’Italia, la mamma lo mandò proprio a Saint-Laurent, a fissarvi la residenza, in maniera da trovare un giovane contadino del posto che lo sostituisse nel servizio militare; costava molto meno che ad Aix. Così il povero Eugenio, che veniva dal bel mondo di Palermo, si trovò solo, in mezzo alla campagna, tra contadini poveri e ignoranti. Per mesi si annoiò da morire.


Ripetutamente chiedeva alla mamma di vendere castello e terre, ma in fondo amava quel luogo.
Dal 1° al 16 settembre 1818 vi tornò ancora una volta, accompagnato da due suoi giovani Oblati, Francesco Moreau, diacono, e Mario Suzanne, novizio. Ad attenderli c’erano la mamma e la sorella, lì da tutta l’estate.


Il castello è ormai diviso in 17 appartamenti, compresa la cappella, con altrettanti proprietari, quasi tutti pensionati inglesi. Il frantoio dell’olio, dietro il castello, è un albergo.

I nuovi proprietari ci hanno accolto con una festa incredibile. Hanno voluto che pranzassimo nel parco e ci hanno fatto visitare gli appartamenti. Tutto è ristrutturato, ma si coglie ancora la bellezza austera del palazzo di una volta, a cominciare dalle scale solenni.
Dalle finestre si aprono quadri meravigliosa della natura, particolarmente bella, soprattutto in questi giorni di fine estate, col sole e il vento fresco e leggero.
Ho portato con me una copia esatta della Regola scritta a Saint-Laurent-du-Verdon in quel settembre di duecento anni fa. Ha conservato intatta tutta la bellezza e la forza ispiratrice.
Nella chiesa una lapide ricorda che il vescovo de Mazenod, senatore dell’Impero, venne qui nel 1858 e fece restaurare la chiesa.
Adesso, sulla facciata della chiesa, ne abbiamo apposta un’altra, che ricorda come nel castello, duecento anni fa venne scritta la Regola degli Oblati.

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