giovedì 27 settembre 2018

Il grido della Maddalena e la consegna di Rosmini


Continuo a contemplare alcuni delle stazioni della via crucis, davvero eloquenti. L’ultima è la resurrezione di Gesù. Allora, alla fine del 1600, erano ancora 15. La via crucis si chiamava via regia ed iniziava in città con un arco trionfale, perché apriva la via regale che, attraverso la passione e la morte, conduceva Gesù alla gloria. È la cappella più grande, con un affresco straordinariamente bello, edificata sull’antica cappella del castello Mattarella, di cui oggi rimangono solo dei ruderi.



La stazione della morte di Gesù in croce è nella chiesa del calvario. Ci colpisce soprattutto la Maddalena, che non mi stanco di guardare. Ai piedi della croce, è rappresentata in atteggiamento diverso da quello che si vede abitualmente nell’iconografia. Non è rivolta verso Gesù, ma verso chi entra in chiesa. Grida il suo dolore, tra le lacrime, ma soprattutto grida la misericordia e l’amore di Gesù. Don Vito Nardin, il superiore generale dei Rosminiani, mi spiega che ella sta dicendo: “Voi pellegrini venuti qui, convertitevi, non vanificate il suo sacrificio, approfittate della sua misericordia”. E aggiunge: “È la prima annunciatrice del perdono ricevuto, per essere poi la prima messaggera della Risurrezione di Cristo”.  


Continuo intanto a dare il ritiro ai Rosminiani riuniti in assemblea generale. Oggi, tra l’altro, ho parlato del comandamento nuovo: “Amatevi l’un l’altro”, fatto proprio da tanti Fondatori, compreso sant’Eugenio con il suo “Tra voi la carità… la carità… la carità”. Anche Antonio Rosmini l’ha ripetuto come suo testamento.
Non solo all’inizio delle Costituzioni, come ho scritto ieri, pone il comandamento nuovo; lo riprende, proprio come sua consegna, anche nell’ultima lettera, scritta pochi giorni prima della morte, che inizia con le parole: “Che il PRECETTO del SIGNORE risplenda sulla terra di quella gloria di cui risplende in Cielo”. Gli era chiaro come il comandamento nuovo fosse la legge del Cielo portata da Gesù sulla terra, e che vivendolo, avremmo fatto della terra il Cielo.


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