venerdì 21 settembre 2018

Eugenio de Mazenod è vivo



Sono una ventina gli Oblati che stanno seguendo il corso della “Esperienza de Mazenod”, un momento forte di formazione, per rivedere la loro vita, tuffarsi nuovamente nella vocazione oblata, riprendere energie per un nuovo impegno nel lavoro. Vengono dall’Asia, Africa, America.
La casa di Aix è il luogo più adatto per tuffarsi nella grazia delle origini.
Oggi ho loro ricordato loro della mia “scoperta” del Fondatore, cominciata al noviziato. E' stata una condivisione semplice e profonda, che fa bene a chi parla e a chi ascolta.

Anche il 22 febbraio 1975 raccontavo al superiore generale questa mia esperienza, almeno come era fino ad allora. Tra l'altro gli scrivevo:

In Eugenio de Mazenod vedo l’uomo che ha servito l’umanità in maniera integrale, mostrando chi è Cristo; l’uomo che ha servito l’umanità mettendosi a servizio della Chiesa. È la Chiesa il Sacramento di Salvezza ed è in lei e con lei che si è fatto cooperatore di Cristo Salvatore. È la Chiesa che lo ha chiamato a collaborare alla sua opera indicandogli le sue urgenze. In Eugenio de Mazenod vedo l’uomo che ha risposto all’appello della Chiesa non da solo, ma in comunità e in comunità religiosa.
Questa scoperta del Fondatore non l’ho fatta da solo, ma assieme ad altri fratelli. Il noviziato di Marino, prima di essere una scuola per lo studio del Fondatore, è stata una scuola di vita in cui si è cercato di attuare quel “cor unum et anima una” che è l’essenza di ogni comunità oblata. È da quella vita di comunione che è nata una conoscenza vitale del Fondatore e della Congregazione e prima ancora della Chiesa. È là che abbiamo capito che la vita religiosa e la vita missionaria non sono una giustapposizione come non lo sono le due frasi del testamento del Fondatore. Lo zelo per le anime, nella sua realizzazione operativa, è frutto del “tra voi la carità”, è cioè il riversarsi all’esterno della vita di comunione come partecipazione alla vita divina.

Con mia sorpresa il Superiore generale pubblicò quella mia lettera in uno scritto indirizzato a tutta la Congregazione, quale testimonianza di come i giovani “sentivano” il Fondatore.
Anche oggi i giovani Oblati lo sentono così, ne sono sicuro!


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