mercoledì 5 settembre 2018

Chiesa di peccatori e di santi: Santa Rosa da Viterbo



La città vibra all’unisono al grido di “Viva santa Rosa”, che riecheggia di via in pia, di piazza in piazza. Viterbo si identifica con santa Rosa, così come santa Rosa si identifica con Viterbo.
Non avevo mai partecipato alla festa della santa, e non ero mai stato a Viterbo, pur conoscendo tante cittadine e paesi dell’Alto Lazio.
Finalmente ho potuto partecipare alla festa, ed è davvero una grande festa.
Già nel primo pomeriggio si comincia a prendere posto nei luoghi strategici da dove di notte passerà la “macchina di santa Rosa”. Le strade si animano, i balconi sono adornati con i drappi colorati, le forze dell’ordine schierate e vestite in alta uniforme. C'è ancora nell’aria l’aurea mistica, lasciata dalla processione del giorno precedente, quando il cuore di santa Rosa è stato portato in processione per la città.



A sera, nel parco che circonda il converto dei Cappuccini dove sono ospite, si radunano i “facchini”, più di 100 uomini vestiti di bianco, con le cinture rosse e le bandane, che trasporteranno la statua della santa. Cenano in maniera robusta, assieme a familiari e amici. Poi si portano su un prato, loro soli, per un rito suggestivo: il capo dei facchini li arringa e dà le ultime disposizioni, il superiore dei Cappuccini li benedice, loro si abbracciano fino a formare un corpo compatto.
Poi giù per le strade, schierati come a battaglia, a passo di marcia, al suono della banda, accompagnati da coreografie di sbandieratori e altri gruppi di rievocazione storica.



Infine, dopo la benedizione del vescovo, la liturgia per trasportare la grande macchina di 5 quintali, con su in alto, a 35 metri, la statua della piccola santa. In tutta la città gli altoparlanti amplificano gli ordini di manovra e gli incitamenti del capo facchini che guida con maestria le complesse manovre. Due ore di gioia e di entusiasmo percorrono la città. Fino a quando anch’io, nella piazza del teatro oscurata, vedo comparire sopra i tetti delle case la cima della macchina che si alza gradatamente a mano a mano che avanza. È un fremito, un’emozione che esplode nell’evviva santa Rosa e in un battito di mani ripetuto. Fino a quando, dall’angolo della strada, la macchina appare in tutta la sua maestosità, fiaccola luminosa nel buio della notte.



È ora il momento dell’ultima tappa, in salita verso il santuario della santa. Altri facchini si aggiungono ai precedenti e corrono con loro trascinando il simulacro con le corde. 
Ora che santa Rosa è davanti al santuario si sciolgono le file e a migliaia salgono per abbracciare la santa e venerare il suo corpo nell’urna della chiesa.



La teca con il cuore della santa
Il giorno successivo, 4 settembre, il santuario è gremito attorno al vescovo, il clero della diocesi, le autorità cittadine. Una folla che la grande chiesa non può contenere e che rimane accalcata fuori sulle gradinate, lungo la strada, fino alla casa di santa Rita.


La Chiesa vive un momento difficile. Il Papa è contestato.
In questa Chiesa di peccatori è bello far risaltare la Chiesa dei santi.


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