sabato 8 settembre 2018

Effatà


Guardando verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito al sordomuto si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente (Mc 7, 31-37).

Ho ripetuto tante volte il tuo stesso gesto sui bambini che mi hanno portato a battezzare. Ho toccato le orecchie e la bocca, comandando di aprirsi: Effatà. «Il Signore Gesù – ho detto loro –, che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare presto la sua parola». Anche su di me, nel mio battesimo, è stato pronunciato il tuo Effatà. Parola efficace, che compie ciò che dice, potente come la parola delle origini: «Sia la luce», e la luce fu.

Ripetila ancora, Gesù, quella parola, perché siamo ciechi e sordi e muti. Ci sembra di vedere, ma rimaniamo alla superficie delle cose. Davvero quando scorgo una persona io vedo te? Davvero so ascoltare la tua voce e tradurla in vita? Davvero so lodarti con le parole della mia bocca e so parlare di te a quanti incontro?
Dovremmo essere sordi alle varie voci e alle chimere di un mondo impazzito che proferisce parole insensate, ma attenti a ogni tua parola, a ogni gemito che si leva d’attorno, al parlare silenzioso della vita nascosta a cui i mezzi di comunicazione non danno voce.
Dovremmo essere muti, così che non escano dalla nostra bocca parole insane e maligne, giudizi e maledizioni, ma loquaci per narrare le tue meraviglie, parlare di te e di ciò che tu operi in noi e attorno a noi.

Eri stato nel territorio di Tiro e di Sidone, luogo dove vivevano i pagani. Ora sei penetrato nella Decapoli, altro luogo di pagani. In quel luogo più che altrove necessitava la tua presenza e la tua parola. Anche noi, come te, viviamo in una società che non ascolta più la tua voce, in un mondo spesso tornato pagano. Saremo capaci di pronunciare il tuo Effatà e aprire a te le coscienze, perché tu possa essere nuovamente ascoltato e seguito?

Tra il gesto e la parola di guarigione hai alzato gli occhi al cielo. Hai fatto altrettanto anche prima di moltiplicare i pani. È da lassù che attingevi l’energia che ti rendeva capace di cambiare le situazioni più assurde e più difficili. Puntavi la tua anima sul Padre e nell’unità con lui sapevi come muoverti e trovavi la forza per operare. Guardavi in alto, perché lassù era il tuo mondo vero e lassù tu vivevi, pur immerso nelle realtà mondane.

Sarà efficace il nostro Effatà? Sapremo trovare la via per dire le tue parole e farle penetrare in orecchie chiuse o distratte? Forse bisogna fare come te, volgere gli occhi al cielo, trovare l’accordo con il Padre, lasciarci guidare da lui. Lassù il nostro mondo vero, pur immersi nelle realtà d’ogni giorno. L’ascolto si tramuterà in dialogo, in preghiera e saremo abitati da te e tu parlerai con la nostra bocca e susciterai la risposta, colloquio d’amore tra tutti, dove ci ridiremo le tue parole e ognuno donerà all’altro se stesso fatto “parola”, vangelo fatto vita.


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