martedì 25 settembre 2018

Eugenio de Mazenod in visita a Rosmini



La rivista degli Oblati italiani “Voce di Maria”, nel 1943, pubblicava un articolo tratto da un giornale novarese”, a firma S. B., dal titolo Una visita ai Santuari Novaresi del Fondatore degli Oblati di M.I.; visita che era avvenuta 100 anni prima, nel 1842.

Mentre nell’anima ancora risuona l’eco festiva che ha contrassegnato con una nota speciale la festa della Madonna Immacolata, crediamo di offrire un omaggio alla Vergine rievocando una visita compiuta dal Fondatore degli Oblati di Maria Immacolata ai Santuari mariani novaresi.
«Caritas», il bollettino mensile di propaganda rosminiana ha rievocato con un rapido accenno, in uno degli ultimi numeri, 1’incontro avvenuto a Stresa nel 1842 dell’Abate Rosmini con il Vescovo di Marsiglia mons. Eugenio De Mazenod. Questo incontro sul suolo novarese di due Santi, il Fondatore degli Oblati di Maria Immacolata e dei Figli della Carità non è senza un auspicio per noi.
L’occasione dell’incontro era stata la consacrazione a Stresa di un altare dedicato alla S. Famiglia. L’altare ornava allora la primitiva Cappella del Noviziato dei Rosminiani, sita nell’attuale refettorio del Collegio Convitto Rosmini di Stresa, e si conserva ancor oggi trasportato nella Chiesa del SS. Crocifìsso.

La consacrazione di un altare

L’altare della S. Famiglia che la munificenza della Nobile Anna Malia Bolongaro Borghese, aveva donato al giovane istituto della carità veniva consacrato nei dì 11, 13 giugno con una festa memoranda. Assistevano alla cerimonia oltre all’Abate Rosmini e alla schiera dei giovani novizi mons. Pietro Scavini, celebre moralista, allora Vicario Capitolare della Diocesi di Novara vacante per la morte del Card. Giuseppe Morozzo.
Questa visita di un Vescovo marsigliese aveva suscitato nei giovani novizi tanta gioia, e ne rimane eco fedele un’ode composta dal P. Toscani in argomento di loro memoria indelebile e profonda venerazione.

Sacro Pastor del Marsigliese gregge...
l'alma pietà, la fede, l’ardor — che in volto spiri
mostran che in Te han sede — come i color dell’iri
Tutte virtù che splendono — in ottimo Pastor.
... Ma allor che giunto sie — del Rodano alla foce
rammenti del dìe... che ti degnasti spandere
tanta letizia e giubilo — nei nostri cuori;
Chè un stuol di giovanetti — in riva all’umil Toce
lasciasti, e nei loro petti — di tue virtude esimie
un fuoco inestinguibile — di santi ardori...

Bastano questi pochi versi per farci comprendere l’alta stima in cui il Vescovo era tenuto. Mons. Eugenio de Mazenod era infatti una delle figure più rappresentative dell’Episcopato francese in quella prima metà del secolo scorso, che segnò la restaurazione cristiana dopo la bufera rivoluzionaria.
Nel 1816 Egli aveva concretato un suo sogno da lungo meditato: la Fondazione di una Congregazione Religiosa, gli Oblati di Maria Immacolata, i quali pel disegno primitivo dovevano essere l’avanguardia della rinnovazione spirituale del paese, ma più tardi divennero gli arditi della Missione all’Estero. Già nel 1841 partiva il primo drappello destinato alle Missioni del Canadà: da quelle Missioni essi passarono a tante altre, sotto tutti i climi e sotto tutti i cieli, cosicché Pio XI amava ripetutamente chiamarli: «Gli specialisti delle Missioni più difficili».

Ai santuari di Varallo e di Re

Non meraviglia quindi se l’eco dell’opera e del fondatore abbia attraversato il vicino confine del piccolo Stato Piemontese Sardo. In Piemonte Mons. De Mazenod era stato negli anni della infanzia; vi era ritornato altre volte, specialmente per sollecitare dall’Arcivescovo di Vercelli una reliquia di S. Sereno, il Santo Vescovo marsigliese morto di passaggio a Biandrate e ivi rimasto patrono della Parrocchia.
Vi ritornò anche nella primavera del 1842. Lo scopo di questo viaggio era di andare a Torino a venerare la S. Sindone e di visitare in pio pellegrinaggio i Santuari mariani piemontesi. Restò a Torino tre settimane e invitato dallo stesso Re Carlo Alberto prese parte alla ostensione della Sindone in occasione delle nozze di Vittorio Emanuele, poi Re d’Italia. Visitò i Santuari mariani torinesi, quello di Vico a Mondovì, quello di Oropa nel Biellese: nel Novarese visitò il Santuario della Madonna Assunta e prima di rientrare in Francia, passando dalla Svizzera, il Santuario della Madonna del Sangue a Re nell’Ossola. Fu precisamente in questo viaggio che Mons. De Mazenod fu ospite dell'Ab. Rosmini a Stresa e consacrò 'altare della S. Famiglia.

Un giudizio sul Rosmini

Nel suo diario il Vescovo di Marsiglia rileva qualche apprezzamento sull’Abate Rosmini: «A Stresa ho fatto conoscenza col celebre abate Rosmini, uno degli uomini più dotti dell’Italia, fondatore della Congregazione della Carità. L’Ab. Rosmini accoppia una grande pietà e un’alta intelligenza: il suo zelo è pari al suo talento».
Da quell’incontro sono passati esattamente cento anni: tempo sufficiente per dare un sereno giudizio egli uomini e delle cose. Dell’uno
e dell’altro la Chiesa ha iniziato il Processo Canonico di Beatificazione che porterà, come primo risultato alla proclamazione della virtù eroica dei due Santi. Dei due Istituti la storia della Chiesa già narra lo zelo apostolico per la diffusione del regno di Dio nel mondo. Un incontro di due uomini, sia pure grandi, che cosa vale alla distanza di cento anni? Ma il passaggio dei Santi segna sempre il passaggio di Dio. Non ci sembra quindi esagerato se affermiamo che questa data centenaria è stata rievocata prima che da questo articolo da due vocazioni religiose sbocciate sulle stesse spiagge del Lago Maggiore in due Chierici passati dal Seminario di S. Carlo all'Istituto degli Oblati di Maria Immacolata in S. Giorgio Canavese, uno nel 1941, l’altro nel 1942, primizie novaresi tra questi specialisti delle Missioni più difficili. Voglia la Vergine Immacolata suscitare altre vocazioni ancora, e moltiplicare anche nel Novarese il numero degli Oblati consacrati al suo nome e al suo cuore.


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