“Sappiamo che ci uccidete perché siamo cattolici e
religiosi. Lo siamo. Tanto io come i miei compagni vi perdoniamo di cuore. Viva
Cristo Re!”. Era il 28 novembre 1936.
Il neo sacerdote Gregorio Escobar aveva scritto alla sua
famiglia: “Sempre mi hanno commosso fino al più profondo dell’animo i racconti
dei martiri che sono sempre esistiti nella Chiesa, e mentre li leggo
sento un segreto desiderio di andare incontro alla stessa sorte. Sarebbe
questo il miglior sacerdozio a cui potrebbero aspirare tutti i cristiani:
offrire tutti a Dio il proprio corpo e sangue in olocausto per la fede. Che
fortuna sarebbe morir per Cristo!”
Morirono in 22, tutti giovani Oblati di Spagna, assieme
ad un amico padre di famiglia, facendo professione di fede e perdonando i
carnefici. Malgrado le torture psicologiche subite durante la crudele prigionia
nessuno apostatò, né perse la fede, né si lamentò di aver abbracciato la
vocazione religiosa.
Oggi ne abbiamo celebrato la memoria.
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