Erano un pugno di uomini timorosi, ma il vento dello Spirito li spinse ad uscire di casa e si trovarono di fronte a migliaia di persone accorse per vedere cosa stesse succedendo. Pietro prese il coraggio a due mani ed iniziò a parlare, narrando quanto era avvenuto a Gesù di Nazareth. «Coloro che accolsero la sua parola – ci dicono gli Atti degli Apostoli – furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone». Grazie alla Parola annunciata ed accolta era nata la Chiesa! Da allora essa nasce e rinasce sempre allo stesso modo: il Vangelo passa di bocca in bocca, si trasmette di generazione in generazione e trova chi ne rimane incantato e decide di aderirvi, di viverlo, divenendone a sua volta trasmettitore.
Grazie all’annuncio e all’accoglienza della Parola, la Chiesa continua a crescere nel tempo e nello spazio (cf. 1 Tess 1, 5-10), al punto che gli Atti non dicono che essa cresceva, ma che «la Parola di Dio cresceva» (6, 7), si moltiplicava (12, 24), si rafforzava (19, 20): Parola e comunità ecclesiale si identificano. A sua volta Paolo asserisce che la Parola di Dio cammina (2 Ts 3, 1), compie una corsa, non è in catene (2 Tm 2, 9) e «in tutto il mondo sta portando frutto e progredendo» (Col 1, 6); anche per lui parlare del Vangelo è la stessa cosa che parlare della Chiesa, Vangelo vissuto.
La primitiva comunità cristiana di Gerusalemme si caratterizzò per l’ascolto della Parola trasmessa dagli apostoli. Da quel primo tratto distintivo ne scaturì subito un secondo, la comunione fraterna: era un cuore solo e un’anima sola; era diventati una famiglia. “Chi è la mia famiglia?”, aveva domandato Gesù a quanti gli erano attorno: “Chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica” (cf. Lc 8, 21). Così nasce la comunità cristiana.
La parola di Dio ci penetra nelle vene e crea tra noi un legame di sangue, proprio come in una famiglia umana, più che in una famiglia umana! La Parola ci chiama a raccolta e ci fa popolo, ci guida in una medesima direzione e ci orienta verso la meta finale. Una sola Parola, un solo Vangelo ci inibita. Un solo pensiero, una sola fede, un solo volere ci unifica. Non si può essere cristiani altrimenti.
Di qui la chiamata a con–versione, a volgersi insieme verso la Parola di Dio che, seminata in noi, ha la capacità di crescere nonostante le avversità e la stessa incuria dell’agricoltore (cf. Mc 4, 14. 26-29), fino a germogliare nella spiga della comunione ecclesiale.
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