Tre anni fa, all’Avana, per tre serate consecutive, lessi e parlai della Bibbia con un centinaio di cubani. Oggi quell’esperienza meravigliosa è diventata un libro edito da Città Nuova, La storia di Dio e la mia.
Un titolo curioso, ma davvero la Bibbia è la storia di Dio e la nostra storia, racconta di Lui e di noi, di tutti noi, di tutti gli uomini e le donne che vivono oggi, che hanno vissuto e vivranno sulla terra.
La Bibbia mi appassiona come credente, perché so che in essa Dio mi parla con parole che possiedono uno spessore e una profondità che altre parole non hanno, siano esse di filosofi, di politici, di poeti. Per me sono «parole di vita»: contengono la vita e la comunicano, fanno vivere la persona umana in tutta la sua interezza.
Leggo la Bibbia ogni giorno, la studio, la prego, cerco di lasciarmi guidare dal suo insegnamento. Mi appassiona come uomo, amante dell’umanità, perché vi vedo dipinta la bellezza della natura; sento l’incanto e la meraviglia davanti allo sbocciare della vita in tutte le sue espressioni ed età. In essa ritrovo i grandi valori umani presenti in tutte le culture, i sentimenti comuni a ogni uomo, a ogni donna; incontro la saggezza di molti popoli; riconosco i comuni miti antichi; seguo le gesta paradigmatiche di uomini e di genti.
Mi appassiona come amante delle arti, perché vi ritrovo i simboli, le storie, i riferimenti che hanno ispirato letteratura e musica, scultura e pittura, poesia e teatro, impregnando di divino e di cielo il genio dell’umanità. Poeti, pittori, scultori, scrittori, musicisti, registi, hanno letto la Bibbia non soltanto come un immenso repertorio iconografico e simbolico, ma anche come uno dei codici fondamentali di riferimento espressivo e spirituale.
La Bibbia, «grande codice» dell’umanità, è il punto di riferimento imprescindibile della nostra cultura, la stella polare a cui si sono orientati tutti, credenti e non credenti, quando hanno cercato il bello, il vero e il bene, magari anche per respingerne la guida e vagarealtrove. Non ci si può non confrontare con questa grande opera. Non potrebbe essere anche una comune fonte di ispirazione per la vita di credenti e non credenti, giovani e adulti, o almeno il punto di partenza per un confronto critico per affinare il cuore e ricercare le motivazioni più profonde del vivere?
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