Quando è partito per il cielo, il primo marzo 2001, ci ha lasciato come testamento l’invito al dialogo:
“Ogni persona umana è ciò che c’è di più grande nell’universo, è degna di ascolto e di rispetto. È un mistero che si svela solamente con il dialogo. Essa si realizza e si perfeziona nel dialogo e nella comunione interpersonale […]. Se abbiamo un vero amore per l’altro, se vogliamo conoscere il nostro fratello buddhista, senza etichette aprioristiche, e crescere insieme dobbiamo accettare e coltivare il dialogo. […] Il dialogo aiuta a crescere non solo le persone ma anche i popoli. L’umanità ha progredito nella storia, anche se con spinte incerte e difficili, grazie agli incontri tra uomini, tra civiltà e culture. Le religioni stesse si sono arricchite al contatto con altre tradizioni e culture. […] La virtù fondamentale del dialogo è la carità. Certo ogni forma di dialogo esige rispetto e amore per l’altro. Ma per il cristiano la carità verso gli altri si innesta in quella di Dio, che condivide con noi il suo amore. È un amore divino che è entrato nel mondo e che si è incarnato nel Cristo. Anche il dialogo quindi raggiunge e tiene conto dell’uomo concreto, anche se la sua sorgente è nella carità divina. E il dialogo assume le qualità stesse della carità: è universale, graduale, premuroso, fervente e disinteressato, senza limiti e senza calcoli, comprensivo e adattato a tutti".
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