domenica 30 novembre 2025

Torna l'Avvento...

Eccoci ancora all’inizio dell’Anno liturgico. È come la parabola del cammino della nostra vita e l’Avvento è il tempo per chiederci dove stiamo andando. Quando si intraprende un viaggio è importante sapere qual è la meta. Spesso andiamo avanti senza pensare a dove ci sta portando la nostra strada.

Siamo sempre tutti di corsa, presi da mille cose, oggi come al tempo di Noè, quando “mangiavano e bevevano, prendevano moglie e prendevano marito”. Tutte cose belle e doverose. Quello che spesso dimentichiamo è “perché” facciamo tante cose, qual è lo scopo, dove stiamo andando. Sarebbe come se, durante un viaggio, dimenticassimo la meta e ci perdessimo per strada.

Questo tempo di Avvento ci ricorda che la nostra vita ha un senso, una direzione, un fine, una meta: l’incontro con il Signore che viene incontro a noi: “viene il Figlio dell’uomo”, ci ha detto Gesù nel Vangelo. Sapremo accoglierlo, ci incontreremo?

Ogni nostro gesto, ogni nostra azione è un passo che ci avvicina a questo incontro. Non sappiamo quando e come, ma lui viene. E noi lo aspettiamo con gioia. Per tre volte nel Vangelo di questa prima domenica Gesù ci chiede di stare svegli e pronti per accoglierlo quando viene.

sabato 29 novembre 2025

I 50 anni di suor Viera

Oggi ho fatto la foto assieme a suor Viera e l’ho accostata a quella di 50 anni fa: siamo sempre noi! Tutti e due, in modo diverso, compiamo un anniversario di 50 anni…

È bello raccontarci la storia di una vita.

Senza una storia l’amore non è un amore.





venerdì 28 novembre 2025

Fulmini per il cielo, parafulmini per la terra

Anche quest’anno ho guidato la settimana di ritiro alle nostre vicine di casa, le suore di Nostra Signora. Tutte di “una certa età”, vivissime, simpaticissime, tutte una volta insegnanti… Tema? La preghiera. Mi ha aiutato mio padre con i suoi appunti. Tra i quali:

- La preghiera si fa bene, cioè col cuore, o non ha valore; è parlare con Dio…

- La strategia della preghiera consiste, secondo me, nell’educare il cuore e la mente, unici mezzi possibilmente validi fino in fondo. Il cuore è sempre giovane, sa amare nell’infermità, nella cecità, nella sordità, in ogni situazione, gioiosa e triste. Prima di pregare impariamo ad amare ed amare tanto fortemente. L’amore convalida la preghiera, la vivifica, la precede, l’amore la porta a Dio, fa pensare a quel che si dice, a quel che si vuole, ne fa una forza, la concretizza, bussa, è attenzione, non ci distrae, cerca il motivo della preghiera, si gustano le parole più belle. (…) L’amore condivide, gioisce della bellezza di Dio.

- Il pensiero cerca Dio con la preghiera, il cuore lo gusta.

- La preghiera è bella quando è semplice, spontanea: Gesù, Ti amo, Gesù io credo in Te, Ti ringrazio… Ti adoro in tutte le Chiese del mondo; Gesù Ti amo, santifica il dolore nel mondo; Gesù Ti amo aiuta un missionario stanco; Caro Amore Crocifisso Ti amo; Gesù Bambino amor Divino; O Dio Creatore del mondo noi Ti lodiamo e Ti benediciamo; Gesù Ti amo, perdona i nostri peccati; Signor mio e Dio mio; Cristo nostro Pasqua, Vita e Risurrezione nostra; Prendimi, Signore; Grazie Signore; Vedrò Maria, La Madonna, Vergine bella più bella di tutte; Oh! il Paradiso!; Prendimi, Signore; Grazie Signore; Vedrò Maria, La Madonna, Vergine bella più bella di tutte; Sarò Santo come tanti altri; Andrò in Paradiso, di Lassù pregherò per i miei famigliari…

- Tante di queste giaculatorie sono flash, istantanee, fulmini per il cielo, parafulmini per la terra. È una preghiera sempre nuova, inventata dal cuore, gratuita, senza libri. Nessuna ce la ruberà, né le chiese chiuse, né le guerre, né le rivoluzioni, né le prigioni. Anche nel dolore quando la disperazione sembrerà avere il sopravvento sapremo fare queste brevi preghiere e ci saranno di grande utilità. È questione di allenamento e saremo sempre giovani di spirito in ogni età della vita.

- Come gli Angeli col loro Sanctus in Paradiso sono la delizia di Dio, così noi con le nostre invocazioni saremo in terra la delizia di Dio.

giovedì 27 novembre 2025

Trasmettere un carisma

1. Come fondatori e fondatrice hanno pensato allo sviluppo della loro opera dopo la loro morte; 2. Il passaggio dal fondatore alla generazione successiva; 3. Una riflessione dottrinale.

Sono i tre punti nel quale ho articolato il mio contributo su “La trasmissione del carisma alla luce della storia della spiritualità”, all’interno del libro Trasmettere un carisma perché lo Spirito Santo zampilli sempre nuovo, a cura di Anna Pelli e Piero Cosa. Un’opera con un cast d’autori d’eccezione: Anna Maria Rossi, Sergio Rondinara, Florence Gillet, Adriana Cosseddu, Gérard Rossé, Vincenzo Di Pilato, Stefan Tobler, Bernard Callebaut, Francisco Canzani, Alberto Lo Presti, Pál Tóth, Jesús Moràn.

L’intento del volume è offrire una prima ricognizione sul tema che attraversa il Movimento dei Focolari nella presente stagione post-fondativa: la trasmissione del carisma ricevuto in dono, a partire dal suo nucleo fondante che è dato riconoscere nell’unità e che lo qualifica nella sua essenza e nella sua missione.

Punto prospettico della riflessione, sviluppata in brevi saggi ad opera di membri della Scuola Abbà, è una pagina che Chiara Lubich ha scritto il 25 luglio 1949. È una pagina che, nel consegnarci la forma del trasmettere, inteso nell’ampio significato del corrispondente etimo latino, tradere, si staglia nella sua pregnante chiarezza, nella sua lungimiranza profetica. In essa, tra l’altro, si legge: «nell’attimo della mia morte cadrà sulle mie anime lo Spirito Santo che è in me in tutta la sua pienezza». La grazia di luce donata a Chiara per un carisma particolare, diventa grazia di luce per quanti sono chiamati a partecipare al suo carisma e può rendere ognuno protagonista nella costruzione dell’opera di Dio.

martedì 25 novembre 2025

Opere di Chiara Lubich

La collana “Opere di Chiara Lubich”, portata avanti dal Centro che porta il suo nome, è arrivata al quinto volume. Due nuovi volumi sono di imminente pubblicazione e altri due in preparazione. Il Comitato scientifico che segue la collana - una ventina di professori - si è riunito ieri pomeriggio, alcuni in presenza altri in collegamento telematico.

Detto così sembra una cosa fredda e stratosferica. È invece un momento emozionante che ci trova riuniti tutti per un progetto che ci prende, ci entusiasma, ci dà gioia. A quale grande opera siamo chiamati! Nientemeno che comporre un corpus di volumi che presenti in maniera sistematica il patrimonio di riferimento del pensiero di Chiara Lubich, attingendo sia al già edito sia ampiamente all’inedito.

Ci vuole tempo, impegno, competenza… ma ce la faremo. Ne vale la pena! Che onore e quanto importante far conoscere l’opera di una delle più grandi mistiche e donne d’azione del XX secolo.

lunedì 24 novembre 2025

La prima messa 50 anni dopo


Domenica mattina: celebrazione nella chiesa parrocchiale di san Paolo… come 50 anni fa. Solo che 50 anni fa la chiesa attuale non c’era! La prima messa la celebrai nella chiesa che aveva costruito il nonno, accanto al “chiesino”, ciò che rimaneva della antica pieve di san Paolo a Stagnana. Adesso la mia chiesa di allora ha ereditato il titolo di “chiesino”, e da 25 anni è sede dell’adorazione perpetua.

Mela grande chiesa di oggi ho dunque celebrato la messa dei bambini e dei ragazzi: tanti! Ho raccontato loro di quando ero bambino come loro, anzi più piccolo. Avrò avuto forse quattro anni. Quando andavamo alla messa il babbo mi portava con sé nei banchi attorno all’altare, oltre la balaustra, riservati agli uomini, mentre le donne rimanevano in quelli lungo la navata. Ricordo il momento della consacrazione, quando, all’elevazione, mio papà, piegato verso di me che gli ero accanto piccolino, mi insegnava a ripetere: “Signore mio e Dio mio”. Di quell’istante rammento il mormorare devoto dell’invocazione, il suono del campanellino, il grande silenzio, e un’aria di mistero; il tutto mi infondeva pace e gioia.

domenica 23 novembre 2025

Caro zio Fabio

 

Caro zio Fabio, oggi siam qui riuniti,
nipoti e famiglia, emozionati e un po' arditi.
Son cinquant'anni che porti avanti la tua missione,
con cuore grande e spirito in piena azione.

Hai visto mondi, persone, sorrisi e fatiche,
e hai saputo ascoltare anche le voci più antiche.
Tra Messe, preghiere, abbracci e cammini,
hai accompagnato grandi, giovani e bambini.

Nei tuoi scritti parli al cuore, con parole leggere,
che sanno consolare e invitano a sperare.
E per noi nipoti sei un esempio speciale:
di bontà, di coraggio e di amore reale.

Oggi alziamo i calici, un po' orgogliosi e un po' fieri,
per festeggiare te, lo zio migliore dei pianeti interi!
E con un sorriso - magari anche un po' rubato -
ti diciamo: "Auguri Zio, sei proprio ben amato!"

Che lo Spirito ti guidi ancora lungo la via,
con dolcezza, forza e tanta poesia.
E che ogni giorno porti nuove sorprese,
tra risate sincere e serene attese.

A te, Zio Fabio, al tuo splendido viaggio:
cinquant'anni di amore, fede e coraggio!
Cin cin!
I tuoi nipoti

È il brindisi che i nipoti mi hanno dedicato alla fine della festa per i miei 50 anni di sacerdozio.

Sarà proprio così? Comunque è un invito ad esserlo!


Non pensavo di celebrare il mio anniversario, poi ci siamo detti che era l’occasione per radunare insieme tutti i cugini. Così abbiamo fatto la festa della “cuginanza”… e delle “nipoteria”. E che festa!

Non sono mancati gli amici di lunga data che si sono resi presente e hanno contribuito a far bella la festa  

Grazie a tutti, di tutto cuore!








sabato 22 novembre 2025

I cipressi di Loppiano

“I cipressi che a Bólgheri alti e schietti
Van da San Guido in duplice filar,
Quasi in corsa giganti giovinetti…”

Chi non ricorda Davanti a San Guido, la poesia di Giosuè Carducci che dialoga con i cipressi di quando era bambino?

Non sono a Bolgheri, ma a Loppiano. Eppure sono altrettanto belli, in fila o solitari, a ciuffi o a boschi. Non mi stanco di guardarli. Sempre su dritti, esili o corposi, invitano ad alzare lo sguardo alto, ad elevarsi al cielo.

Ricordo l’accorata richiesta che Dio rivolge al suo popolo tramite il profeta Osea:
“Che ho ancora in comune con gli idoli, o Èfraim?
Io l'esaudisco e veglio su di lui;
io sono come un cipresso sempre verde,
il tuo frutto è opera mia” (14, 9).

Mi piaceva l’interpretazione ardita del mio professore di Scrittura a Torino, Dalmazio Colombo. Èfraim identifica la divinità con il cipresso, così bello, saldo, compatto… Allora Dio gli direbbe: lascia stare quell’idolo, pur di farmi amare mi faccio io come un cipresso, mi abbasso fino a farmi il tuo cipresso… Infinita accondiscendenza di Dio che pur di farsi amare e disposto a tutto, anche a farsi come un cipresso.



venerdì 21 novembre 2025

I santi nella prova

Dopo il sole, la nebbia, la pioggia, sui poggi attorno a Loppiano è scesa la neve, preludio d’inverno. Bellezze diverse come diverse le stagioni della vita.

Termina oggi il breve intenso corso sulla teologia spirituale. Parlando del cammino spirituale non poteva mancare uno dei suoi topos caratteristici: la prova, la notte...  



Tutti i santi sono passati per la prova, paragonata a una notte, quando non c’è più luce, non si vede più… Quali santi?

Dovremmo iniziare dal “Santo di Dio”, Cristo Gesù: un Dio a cui si oscura la presenza di Dio. Una notte, la sua, resa manifesta dalle tenebre che dal mezzogiorno sino alle tre del pomeriggio coprirono tutta la faccia della terra (cf. Mc 15, 33).

Dovremmo iniziare dalla “Tutta santa”, la Vergine Maria, che ai piedi della croce si è sentita trapassare l’anima da una spada e ha condiviso il buio dell’abbandono del figlio suo.

Da loro prendono significato tutte le altre notti sperimentate dai santi.

Dai santi dell’Antico Testamento, innanzitutto, a cominciare da quella grande prova collettiva che fu l’esilio, la notte sperimentata da tutto il popolo, che si è visto abbandonato da Dio, privato del tempio, luogo d’incontro con lui, della terra, dono di lui. A partire da questa esperienza vengono poi rilette le notti dei patriarchi e dei profeti, quasi personificazione della grande notte collettiva.

Potremmo ricordare le notti di Abramo: quella che precede l’alleanza, quando «si era fatto buio fitto» e «un oscuro terrore lo assalì» (Gen 15, 17.12); oppure la notte dell’immolazione del figlio Isacco, quando Dio lo «mise alla prova» (cf. Gen 22, 1).

Anche Giacobbe conosce due notti, quella di Betel, nella fuga verso Carran, in un luogo che definisce «terribile» e dove ebbe «timore» (Gen 28, 17), e quella al guado dello Yabbok, quando lotta con un uomo «fino allo spuntare dell’aurora» (Gen 32, 25).

Potremmo proseguire con le prove di Mosè e di tutto il popolo nei quarant’anni nel deserto «per umiliarti – dice il testo rivelando il senso della prova – e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore e se tu avresti osservato o no i suoi comandi» (Deut 8, 2), fino alle notti di Geremia, per poi approdare alla teologia dell’abbandono di Dio dei libri sapienziali, di Giobbe in particolare, e del Cantico dei Cantici.

In questi e analoghi testi troviamo delle costanti, che poi saranno ripresi nell’elaborazione della teologia spirituale: Dio si fa presente nella vita del popolo e delle singole persone, poi si ritira – ecco la prova, la tentazione, la notte –, quindi riappare di nuovo e nasce una più profonda reciproca conoscenza e un più intenso rapporto d’amore.

Il Nuovo Testamento offre una base ancora più solida alla tradizione cristiana. I testi di riferimento sulla purificazione e la necessità di passare attraverso il vaglio della prova sono molteplici: perdere la vita per ritrovarla (cf. Mc 8, 35); la morte all’uomo vecchio per accedere alla vita dell’uomo nuovo (cf. Rom 6, 6-11); il chicco di grano che deve morire per portare frutto (cf. Gv 12, 24); la potatura dei tralci perché portino più frutto (cf. Gv 15, 2); i discorsi di addio con l’annuncio da parte di Gesù che «ancora un poco e non mi vedrete; un po’ ancora e mi vedrete» (Gv 16, 16); e non finiremmo più, tanto è ricco l’insegnamento neotestamentario al riguardo.

Se viene la notte… non siamo soli, siamo sempre in buona compagnia…



giovedì 20 novembre 2025

Rapporti d'unità

 

Spiritualità è tessere rapporti d’unità!

Eccomi dunque a dare la mia esperienza su Dio Amore…

Sì, Dio Amore. 

È il Padre che ha tanto amato il mondo da dare a noi il suo Figlio.

Dio Amore è Gesù che, dopo aver amato i suoi, li ama fino alla fine.

Dio Amore è lo Spirito Santo che riversa nei nostri cuori l’amore.

Dio Amore non è un’astrazione. Penetrare nel rapporto che unisce le tre divine Persone e che le fa amore e comprendere come questo loro essere Amore si rivela a noi.

Quando passò davanti a Elia Dio si autoproclamò «misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà» (Esodo 34,6). A Geremia dice: «Ti ho amato di amore eterno» (31, 3) e a Isaia: «Perché tu sei prezioso ai miei occhi… io ti amo» (43, 4).

Gesù ha rivelato un Padre che si prende cura di noi come degli uccelli del cielo e dei fiori del campo, che ci dona ciò che gli chiediamo, che fa sorgere il sole e fa piovere su buoni e cattivi, che accoglie con gioia il figlio che si era perduto…

Gesù stesso sente compassione del suo popolo, va in cerca della pecora perduta, guarisce i malati, perdona i peccatori, sazia con il pane e illumina con la sua parola, difende le donne e dà dignità ai bambini, intesse profondi colloqui personali, difende i suoi discepoli, si dona come pane, dà la sua vita, e non c’è amore più grande di questo.

Lo Spirito è il Paraclito, colui che sta dalla nostra parte, che difende, illumina, guida…

Sì, conclude la prima lettera di Giovanni, «Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore; chi sta nell'amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (4, 16).


mercoledì 19 novembre 2025

Ragnatele



Spiritualità è contemplare la natura e scorgervi l’impronta di Dio.

Anche in una ragnatela.










martedì 18 novembre 2025

La spiritualità e le spiritualità

Secondo giorno del mio corso sulla teologia spirituale. Ma mi sono già allontanato dal programma preparato. Mi è bastato guardare in faccia gli alunni, che provengono da Paesi molto lontani dal nostro mondo, per capire che non posso parlare della spiritualità senza almeno un velocissimo excursus sulle spiritualità nella storia (per quanto veloce ne avrò anche per domani…). La spiritualità dell’unità nasce infatti come fiore su un albero bimillenario, di cui ha saputo assorbirne la linfa… Importante sapere da dove veniamo e continuare ad alimentarsi a quella linfa.

Chiara stessa, nel 1980, scriveva: «Ed è proprio della nostra spiritualità, come ho già detto altre volte, imparare dai santi, farci figli di essi per partecipare del loro carisma. È magnifico: ogni tanto Dio ci fa incontrare un santo, specializzato in un dato aspetto della vita cristiana, per aiutarci e sottolinearci con un’altra luce la vita che l’Eterno ha pensato per noi e che è contemplata nello Statuto. Se da una parte siamo coscienti che il carisma del nostro Movimento è utile a tutta la Chiesa, dall’altra siamo pure convinti che tutti i carismi della Chiesa sono utili a noi, figli della Chiesa. E allora dobbiamo imparare da tutti i santi» E parecchi anni prima: «Fanno bene i santi. “Contagiano” con la loro vita e spronano alla santità».

Avanti allora con Basilio, Agostino, Benedetto e su su, fino a noi... senza smettere di guardare la bellezza del creato che ci circonda... 



lunedì 17 novembre 2025

Cambio di scena... anzi, no...

Stessi boschi, stessi vigneti, stessi oliveti, stessi capiteli con santi  e Madonne… ma non sono più in Provenza, sono in Toscana! 

Tutto continua a cantare la gloria di Dio.

Non più Oblati dalle diverse parti del mondo, ma giovani dalle diverse parti del mondo ai quali do un corso di teologia spirituale… 

Tutti continuano a cantare la gloria di Dio…



domenica 16 novembre 2025

Cos'è la spiritualità?

- La spiritualità è la presa di coscienza della propria interiorità, del senso della vita; è scelta di vita: per cosa vivere, per chi vivere, come vivere… Quanto vuoto attorno, quanta alienazione, fino a non sapere più chi si è, senza più raccogliere e custodire un segreto nell’anima, senza un mistero dentro: una vita senza senso, che senso ha?

- La spiritualità è la presa di coscienza della presenza di una realtà più profonda del nostro essere. Forse soltanto un insieme di valori che ci trascendono: la Bellezza, la Verità… O forse un Tu spesso misterioso, senza un nome, ma comunque presente, che ci avvolge e ci coinvolge, che ci invita a un rapporto con lui dinamico e progressivo. Per tanti non ha un nome, un’identità, ma qualcosa o qualcuno che ci trascende deve pur esserci, altrimenti l’orizzonte della vita si appiattisce e sfugge nel nulla.

- È la modalità dei rapporti che stabiliamo con gli altri e del cammino che possiamo fare insieme per una armoniosa relazione sociale e giungere insieme la piena comunione con Dio.

- È la presa di coscienza del rapporto che ci lega con il creato, di cui siamo parte e con il quale siamo in cammino verso Dio.

E la spiritualità cristiana?

È la vita del Vangelo che, sotto la guida dello Spirito Santo, trasforma in Cristo, rendendoci pienamente figli di Dio e introducendoci nella vita trinitaria., fino a renderci santi come lui è Santo.

- È la presa di coscienza del proprio io interiore: “Non sono più io che vive, è Cristo che vive in me”.  Lo “spirito” non si riferisce più soltanto alla mia realtà più intima, ma al soffio dello Spirito che invade il mio spirito e lo trasforma in Cristo, portandomi su orizzonti vertiginosi: figlio di Dio; fino a rendermi pienamente me stesso, nella realizzazione piena del mio essere e della mia missione, santo come lui è Santo. Sono guidato da quella “voce dentro”, dallo Spirito Santo, orientato verso il Padre.

- È consapevolezza di essere sempre alla presenza di un Dio che è Amore, come Gesù ce l’ha rivelato; un Dio che entra nella nostra vita, nella nostra storia, nella contingenza di ogni giorno, anche nelle nostre inconsistente e a tutto dona senso e valore. Si intrattiene con noi come con amici e con cui possiamo avere un costante a tu per tu. Un Dio al quale donarsi interamente, come lui si dona interamente a noi.

- È la modalità dei rapporti basata sull’amore scambievole.

- È la scoperta della presenza di Dio nel creato e della solidarietà con esso, verso i “cieli nuova e la terra nuova”.

Sono i primi pensieri con i quali domani inizierò il corso sulla teologia spirituale… E così si riparte…