martedì 11 novembre 2025

Agape: la parola d'ordine di Luce Ardente

Passeggiavo lungo la riva del Mekong, in Tailandia. Allora avevo una grande barba nera. Una donna, seduta sulla soglia della sua casa, iniziò a gridare e inveire contro di me. Mi stava dicendo che avrei dovuto tagliarmi la barba e radermi le braccia perché così come mi presentavo ero proprio impuro.

Mi sono ricordato di questo episodio qualche anno più tardi quando Phra Maha Thongrattanathavorn, monaco buddista tailandese, venne a in Italia. A Loppiano, dove era alloggiato nel centro di spiritualità dei religiosi, avevano subito alzato il riscaldamento perché era inverno e lui non era abituato al freddo. Lasciava fuori della porta della sua stanza i sandali e il mantello e la mattina li trovava puliti e stirati. Avevano tante piccole attenzioni verso di lui. Naturalmente se n’è accorto e un giorno ha chiesto: “Perché fate tutto questo per me?”. Gli parlano dell’agape... Usano proprio la parola greca, “agape”, che indica l’amore cristiano per eccellenza, gratuito, disinteressato, pronto a dare tutto.

Un giorno, visitando Nemi, il paese sull’omonimo lago, chiede di entrare nella chiesa. Esitazione… La chiesa custodisce un bellissimo crocifisso, a dimensioni naturali, molto realista, con le piaghe, il sangue… e naturalmente la barba… Niente di più impuro agli occhi di un buddista tailandese. Si metterà a gridare come quella donna contro di me lungo il Mekong?

“Luce ardente” – questo il nome che gli aveva dato Chiara – entra e rimane a lungo in meditazione davanti al crocifisso, in silenzio, come forse solo i buddisti sanno fare.

Quando esce dice una sola parola: “Agape. Quell’uomo è l’agape”.

Prima di tornare in Tailandia Luce Ardente incontra Chiara e le chiede, come ricordo del suo viaggio in Italia, un crocifisso. Quando in Tailandia parlava ai suoi numerosi discepoli spesso spiega loro cos’è l’agape e al termine estraeva dalla sua sacca il crocifisso: “Ecco l’agape”.

Ci siamo poi incontrati tante volte, in Tailandia, in Giappone, a Roma... Ogni volta, prima di lasciarci, la parola di saluto era: “Agape!”.

(Nella foto, a Loppiano, lui mi regala una statua del Buddha, io un porta chiave con una pietra a forma di cuore)

Ieri è partito per il cielo, dove è entrato di certo, pronunciando la parola d’ordine: Agape!



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