Siamo in partenza… ognuno torna nella sua terra.
Eppure ormai ci sentiamo una cosa sola.
Siamo venuti che non ci conoscevamo tra di noi.
Lentamente qualcosa è avvenuto e ci siamo scoperti fratelli.
Che sia davvero frutto del carisma?
Siamo fratelli perché in Eugenio de Mazenod abbiamo un padre.
Pochi anni dopo la fondazione guardava già con ammirazione e stupore i suoi
missionari che ormai lo circondano numerosi: “Posso dire di questi cari figli,
come la madre dei Maccabei, che ignoro come sono stati generati nel mio seno”.
A mano a mano che procede negli anni acquista una sempre maggiore coscienza della sua paternità. Dio, così scrive, mi ha “destinato ad essere il padre di una numerosa famiglia”; “Io sono padre, e che padre!”. Il superiore generale, scrive ancora – ed era lui! – “resta sempre il vero e solo Padre di tutta la famiglia, e il suo cuore ama sempre più i suoi figli, a misura che' il loro numero aumenta”. “Amo i miei figli pili di quanto qualsiasi altra creatura potrebbe amarli...”. In forza dell’essere fondatore, fra lui e gli Oblati ci sono “rapporti di paternità e di figliolanza”.
Era consapevole che la sua “capacita generativa” trovava
la sua sorgente in Dio. Dio gli ha dato, nello stesso tempo, “un
cuore di madre e dei figli”. “È impossibile - scrive a p. Guinet - che vi
facciate un’idea di quanto questo cuore vi ami... Dio lo sa, Lui che me l’ha
dato”; “mi
ha accordato un cuore di tale natura che basta a contenere i miei figli”; è un
“dono particolare” di cui ringrazia continuamente Dio, la sente come una partecipazione
alla paternità divina.
Per questo considera la propria opera come la più bella tra
quelle sorte nella Chiesa, e la relazione tra lui e i suoi figli come la più
intensa e profonda rispetto a quella delle altre famiglie religiose: “Ho visto
molti ordini religiosi. Sono in rapporto intimo con quelli più fedeli alla
Regola. Ebbene, ho riconosciuto tra loro, indipendentemente dalle loro virtù,
un grande spirito di gruppo. Ma quell’amore più che paterno del capo per i
membri della famiglia e quella corrispondenza cordiale dei membri per il loro
capo, che stabilisce tra loro rapporti che partono dal cuore e che formano tra
noi veri legami di famiglia, da padre a figlio e da figlio a padre, questo non
l’ho trovato da nessuna parte. Ne ho sempre ringraziato Dio come di un dono
particolare che si e degnato di accordarmi. È questo sentimento, che so
proveniente da Colui che e la fonte di ogni carità, che ha provocato nel cuore
dei miei figli questa reciprocità di amore che costituisce il carattere
distintivo della nostra carissima famiglia”.




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