Qualche mese dopo la mia visita a Subiaco, esattamente il 17 luglio 1970, anche Chiara Lubich venne al monastero di Santa Chiara. Ed ecco la sua esperienza:
“Sono stata a Subiaco per confessarmi. Non ho potuto
visitare l’abbazia. Non c’era tempo. Appena entrata, sono rimasta profondamente
toccata dalla carità del portiere: un fraticello anziano e zoppo che ha voluto
accompagnarmi alla chiesa. In confessione però ho fatto un’esperienza unica:
sono rimasta toccata sin dalle prime parole di quel santo monaco. È difficile
spiegare quello che è successo, ed è anche subito detto: ho incontrato Dio. Dall’anima
di quel sacerdote sembrava sgorgasse uno zampillo che aveva le sue origini
sedici secoli fa in Benedetto e risaliva al costato di Cristo Salvatore. Non
sarei più uscita dalla chiesa, presa da una commozione profonda.
Ho invidiato quella vita austera che ha apertamente e
decisamente rotto col mondo. Adesso comprendo perché le abbazie sopravvivono
coi secoli e sono eternamente moderne: ci vivono uomini che già abitano in
cielo. E ti comunicano quell’atmosfera soavemente, sì da penetrarti tutta. Ho
visto la nostra vita cristiana difficilissima al confronto: sempre a contatto
col mondo privo di Dio, sempre nell’occasione del compromesso, perché timorosi,
a volte, dell’odio che deve venire. Solo una vita interiore fortemente
impegnata, tutta protesa nella volontà di Dio del momento presente, può farci
sperare d’esser anche noi portatori di Dio e non di parole. Vale più un monaco
che una comunità di mille persone buone non in perfetta unità, non in pieno
fuoco d’amore per Dio e per gli uomini. San Benedetto può esser contento.
Ora che ho trovato l’oro vivo nei benedettini di Subiaco, se
Dio vorrà, andrò un giorno a visitarvi le mura del monastero, testimoni di
tanta santità”.
In questi giorni noi, a differenza di Chiara, abbiamo potuto
visitare l’abazia, uno scrigno di storia e di arte, un susseguirsi di epoche e
di stili, dall’età carolingia e neoclassico. Ancora una volta, a rendere vive
le pietre è il monaco che ci accompagna, una guida entusiasta della sua
vocazione, che ci rende attuale il carisma benedettino. Non è certamente il “santo
monaco” che confessò Chiara, ma anche di lui “San Benedetto può esser contento”.
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