Festa di Sant’Agostino. Almeno quest’anno va
vissuta in sintonia con papa Leone XIV che fin dal suo primo apparire sulla
loggia delle benedizioni non cessa di offrire il pensiero di sant’Agostino. Lo
nomina nell’omelia per l’inizio del ministero petrino, il 18 maggio 2025,
quando esordisce con la più celebre delle sue frasi, l’incipit delle Confessioni:
«Fratelli e sorelle, saluto tutti voi, con il cuore colmo di gratitudine,
all’inizio del ministero che mi è stato affidato. Scriveva Sant’Agostino: “Ci
hai fatti per te, [Signore,] e il nostro cuore non ha posa finché non riposa in
te” (Le Confessioni, 1, 1.1)». Parole che riecheggiano quelle altrettanto
famose: «Noli foras ire, in te ipsum redi: in interiore homine habitat veritas»
(«Non uscire fuori di te, rientra in te stesso: nell’uomo interiore abita la
verità»). Interiorità e verità, che si proiettano fuori, nella reciprocità dei
rapporti, con tutta la loro valenza sociale, senza ombra di ripiegamenti su sé
stessi.
Entrare in Dio e trovare Dio in sé spalanca sul
mondo di Dio, come chiarisce sempre Leone XIV nella stessa omelia: «In questo
nostro tempo, vediamo ancora troppa discordia, troppe ferite causate dall’odio,
dalla violenza, dai pregiudizi, dalla paura del diverso, da un paradigma
economico che sfrutta le risorse della Terra ed emargina i più poveri. E noi
vogliamo essere, dentro questa pasta, un piccolo lievito di unità, di
comunione, di fraternità». Chiede di «diventare la sua unica famiglia: nell’unico
Cristo noi siamo uno. E questa è la strada da fare insieme, tra di noi ma anche
con le Chiese cristiane sorelle, con coloro che percorrono altri cammini
religiosi, con chi coltiva l’inquietudine della ricerca di Dio, con tutte le
donne e gli uomini di buona volontà, per costruire un mondo nuovo in cui regni
la pace».
Dai Movimenti e dalle Associazioni attende che
siano «presenti dentro la pasta della storia come lievito di unità, di
comunione, di fraternità. La fraternità ha bisogno di essere scoperta, amata,
sperimentata, annunciata e testimoniata» (30 maggio 2025). Il 6 giugno richiede
loro di «essere lievito di unità. (…) È la comunione che lo Spirito Santo crea
nella Chiesa. È un’unità che ha il suo fondamento in Cristo: Lui ci attrae, ci
attrae a sé e così ci unisce anche fra noi». Sì perché «nessuno è cristiano da
solo!». Ed ecco nuovamente Agostino: i primi cristiani «erano diventati
certamente tempio di Dio, e non lo erano diventati solo come singoli ma
tutt’insieme erano diventati tempio di Dio». È un’unità che possiede la
coesione che le viene dalla presenza del Risorto: «Si vive con gli altri, in un
gruppo, in una comunità, perché Cristo risorto si rende presente fra i
discepoli riuniti nel suo nome». Siamo così al motto episcopale del Papa: “In
Illo uno unum”, siamo uno in Colui che è Uno.
Sant’Agostino, dopo 16 secoli continua a ispirare,
come ha fatto lungo tutta la storia della Chiesa, a cominciare da san
Benedetto, su su fino a Leone XIV.
Il nostro cuore è inquieto fin quando non riposa LUI!
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