In questi giorni ho partecipato con alcuni interventi quotidiani all’incontro tra religiosi che si è tenuto, come ogni anno, a Roveré, sui monti veronesi. In pratica ho cercato di donare alcune tematiche del libro scritto insieme a Elena Del Nero.
Ieri Mario Roncalli, sulle pagine dell’Avvenire, ha pubblicato
una profonda recensione dal titolo
Con questa frase, Chiara Lubich, nel 1950 esprimeva l'intuizione del
«dispiegarsi di Gesù, Verbo incarnato, nella storia della Chiesa costellata di
Parole qua e là risplendenti»: ovvero dei carismi «doni dello Spirito, offerti,
attraverso un fondatore e una famiglia religiosa, a beneficio di tutto il corpo
ecclesiale». Così osservano Fabio Ciardi, oblato di Maria Immacolata, già
professore di teologia della vita consacrata al "Claretianum, ed Elena Del
Nero che lavora al "Centro Chiara Lubich, introducendo il loro nuovo
saggio che nel titolo riprende la metafora citata della fondatrice dei Focolari:
«Un magnifico giardino». Chiara Lubich e i religiosi 1943-1960 1960 (Città
Nuova, Nuova, 2025. pagine 240, euro 23).
I due autori ricostruiscono e interpretano qui vicende e relazioni tra Focolari
e gli ordini religiosi, i rapporti della Lubich con alcuni membri di queste
famiglie, il significato della loro presenza nell'Opera di Maria, disegnando un
capitolo originale nella storia e nella teologia dei carismi nella Chiesa. A
Del Nero si deve la ricostruzione storica, arricchita da documenti inediti
custoditi negli archivi del Movimento a Rocca di Papa e dei Religiosi di Albano
Laziale, che ripercorre in queste pagine poco meno di un ventennio: dall'anno
più cruciale per l'Italia nella seconda guerra mondiale sino alle soglie del
Vaticano II. In ogni caso un periodo dove il lettore si imbatte nei resoconti
di protagonisti colpiti da un modo di testimoniare il Vangelo, dal quale non
solo attingono nuova linfa per il loro cammino, ma anche l'entusiasmo per
diffonderlo. Qualcosa che si ripete nella galleria dei profili presentati: dal
francescano conventuale Raffaele Massimei (al quale la Lubich nel '47 scrisse
«la sento, forse, il più vicino di tutti i sacerdoti») al cappuccino
Bonaventura da Malé; dallo stimmatino Giovanni Battista Tomasi al conventuale
Angelo Nazareno Beghetto; dal missionario del Pime, Angelo Lazzarotto, al
pallottino Giuseppe Savastano al francescano Andrea Balbo (p. Novo) poi
confessore di Chiara. Senza dimenticare altri che, specie nei momenti più
difficili del Movimento dei Focolari - quando fu nel mirino dell'ex
Sant'Uffizio, ma pure della giovanissima Conferenza episcopale italiana -
offrirono sostegno a Chiara e a chile stava accanto, spinti nelle motivazioni
dall'adesione all'ideale dell'unità.
A Ciardi si deve invece, per così dire, la sintesi teologica: fondata su una
esegesi sapienziale del rapporto fra Chiara e i religiosi, fra carisma
dell'unità e carismi dei vari ordini. Tutto questo alla luce del ruolo che i
carismi più antichi hanno avuto accanto a un carisma inedito, in quadro dove si
avverte l'importanza di approcci nel segno di una fraterna reciprocità. Una
riflessione, la sua, che, superando il perimetro dello stesso tema al centro
della monografia, spazia lungo l'orizzonte del Magistero sui passi tracciati
dalla dottrina sulla vita consacrata. Lasciando affiorare quell'interazione dei
carismi, quella mutua inabitazione fra i carismi e la loro funzione dentro la
Chiesa istituzione, che - ricorda Santiago González Silva aprendo il volume - «affronta
un argomento chiave nella Chiesa sinodale» e, aggiungiamo noi, non dovrebbe
passare sotto silenzio avvicinandoci al Giubileo della vita consacrata.
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