sabato 23 agosto 2025

Lui non solo c'è: opera!

Chi non è affascinato dalla chiusura del Vangelo di Matteo? Riporta le ultime parole di Gesù nel momento in cui manda i suoi nel mondo: “Io sarò con voi sempre…”. Di che temere? Avere un compagno di viaggio come Gesù…

In questo periodo sono affascinato dalla chiusura del Vangelo di Marco, che avevo meno presente. Anche in questo Vangelo Gesù invia i suoi nel mondo, ma il racconto continua, facendo vedere che effettivamente “essi partirono e predicarono dappertutto”. Non dice però come Matteo che Gesù rimane con loro, dice qualcosa di più: “il Signore operava insieme con loro…”. Una presenza attiva, operativa: lavora con noi!

venerdì 22 agosto 2025

Ascoltate oggi la sua voce

Eccomi a Marino, guardiano del faro, mentre la comunità con i giovani sono partiti per Vallada per il campo vocazionale. Ieri sono stato con alcuni di loro, altri oggi si sono aggregati lungo il viaggio. Che ne sarà di loro? I tempi non sono dei più favorevoli.

Riguardo al mio blog sul “magnifico giardino” mi hanno scritto: “È vero che la Chiesa è un magnifico giardino, perché c'è Gesù Vivo, ci sono i Santi. Però dobbiamo pregare perché molti la stanno abbandonando. Ieri a messa eravamo solo in 5. I bambini da quando è finito il catechismo non si sono più visti in Chiesa. Molte persone entrano, accendono una candela e vanno via non fanno neanche una genuflessione a Gesù…”.

Ieri sera, al termine dell’adorazione eucaristica, ho augurato ai giovani di mettersi in ascolto di Gesù, perché egli continua a chiamare, tutti, ognuno per la propria strada. Lui parla, il guaio è che noi non ascoltiamo la sua voce perché è sovrastata da altre voci più potenti, che gridano continuamente da tutti i social: Tik Tok, Facebook, Whatsapp, tutti i video possibili immaginabili… e che altri ne so io…

Ogni giorno la Chiesa, all’inizio della preghiera delle ore, continua a ripetere: “Ascoltate oggi la sua voce…”.   

Lui parla, continua a chiamare… “Ascoltate oggi la sua voce…”.

giovedì 21 agosto 2025

Vacances au Paradis 2025


Per quattro anni consecutivi sono stato in Francia, sul massiccio della Grande Certosa, per la settimana d’incontro con famiglie giovani e bambini: “Vacances au Paradis”. Quest’anno non sono andato (anche se mi è costato un po' sia per i rapporti costruiti con tanti, sia per la bellezza di quello stare insieme) perché mi sembrava che l’esperienza fosse ormai matura per procedere da sola: un bel traguardo! Adesso, al termine del soggiorno, mi scrivono:

In tutti questi giorni abbiamo sperimentato la vita del Vangelo che ci fa uno con Dio e uno tra di noi. Grazie perché la tua pedagogia degli scorsi anni ci ha aiutato ad entrare tutti assieme nel Paradiso. Come gli altri anni c’era a meditazione serale “per aiutare i genitori a preparare i loro cuori”, come ha espresso una mamma… Poi la storia raccontata al mattino ai bambini, che ci aiutava tutti, anche noi grandi, a capire meglio il Vangelo, con nuovi occhi.

Dio ci ha benedetto con un tempo radioso che ha permesso belle gite, gioco nell’acqua del ruscello, giochi all’aperto… La serata dei talenti ha mostrato quanta fiducia reciproca e amore tra tutti…

Una giovane copia venuta l’anno scorso per la primissima volta, ci ha aiutato questo anno nella preparazione. Nelle impressioni comunicate l’ultimo giorno diceva che hanno vissuto tutto l’anno della vita di quei giorni… invitandoci a vegliare a custodire quanto abbiamo vissuto e imparato questo anno fino all’anno prossimo… Mi faceva pensare a Maria che custodiva ogni Parola nel suo cuore, per trasformarla in vita.

mercoledì 20 agosto 2025

La Chiesa? È “un magnifico giardino”

In questi giorni ho partecipato con alcuni interventi quotidiani all’incontro tra religiosi che si è tenuto, come ogni anno, a Roveré, sui monti veronesi. In pratica ho cercato di donare alcune tematiche del libro scritto insieme a Elena Del Nero.

Ieri Mario Roncalli, sulle pagine dell’Avvenire, ha pubblicato una profonda recensione dal titolo La Chiesa? È “un magnifico giardino”. Parola di Chiara Lubich:

«La Chiesa è un magnifico giardino in cui fiorirono tutte le Parole di Dio, fiori Gesù, Parola di Dio, in tutte le più svariate manifestazioni...».

Con questa frase, Chiara Lubich, nel 1950 esprimeva l'intuizione del «dispiegarsi di Gesù, Verbo incarnato, nella storia della Chiesa costellata di Parole qua e là risplendenti»: ovvero dei carismi «doni dello Spirito, offerti, attraverso un fondatore e una famiglia religiosa, a beneficio di tutto il corpo ecclesiale». Così osservano Fabio Ciardi, oblato di Maria Immacolata, già professore di teologia della vita consacrata al "Claretianum, ed Elena Del Nero che lavora al "Centro Chiara Lubich, introducendo il loro nuovo saggio che nel titolo riprende la metafora citata della fondatrice dei Focolari: «Un magnifico giardino». Chiara Lubich e i religiosi 1943-1960 1960 (Città Nuova, Nuova, 2025. pagine 240, euro 23).
I due autori ricostruiscono e interpretano qui vicende e relazioni tra Focolari e gli ordini religiosi, i rapporti della Lubich con alcuni membri di queste famiglie, il significato della loro presenza nell'Opera di Maria, disegnando un capitolo originale nella storia e nella teologia dei carismi nella Chiesa. A Del Nero si deve la ricostruzione storica, arricchita da documenti inediti custoditi negli archivi del Movimento a Rocca di Papa e dei Religiosi di Albano Laziale, che ripercorre in queste pagine poco meno di un ventennio: dall'anno più cruciale per l'Italia nella seconda guerra mondiale sino alle soglie del Vaticano II. In ogni caso un periodo dove il lettore si imbatte nei resoconti di protagonisti colpiti da un modo di testimoniare il Vangelo, dal quale non solo attingono nuova linfa per il loro cammino, ma anche l'entusiasmo per diffonderlo. Qualcosa che si ripete nella galleria dei profili presentati: dal francescano conventuale Raffaele Massimei (al quale la Lubich nel '47 scrisse «la sento, forse, il più vicino di tutti i sacerdoti») al cappuccino Bonaventura da Malé; dallo stimmatino Giovanni Battista Tomasi al conventuale Angelo Nazareno Beghetto; dal missionario del Pime, Angelo Lazzarotto, al pallottino Giuseppe Savastano al francescano Andrea Balbo (p. Novo) poi confessore di Chiara. Senza dimenticare altri che, specie nei momenti più difficili del Movimento dei Focolari - quando fu nel mirino dell'ex Sant'Uffizio, ma pure della giovanissima Conferenza episcopale italiana - offrirono sostegno a Chiara e a chile stava accanto, spinti nelle motivazioni dall'adesione all'ideale dell'unità.
A Ciardi si deve invece, per così dire, la sintesi teologica: fondata su una esegesi sapienziale del rapporto fra Chiara e i religiosi, fra carisma dell'unità e carismi dei vari ordini. Tutto questo alla luce del ruolo che i carismi più antichi hanno avuto accanto a un carisma inedito, in quadro dove si avverte l'importanza di approcci nel segno di una fraterna reciprocità. Una riflessione, la sua, che, superando il perimetro dello stesso tema al centro della monografia, spazia lungo l'orizzonte del Magistero sui passi tracciati dalla dottrina sulla vita consacrata. Lasciando affiorare quell'interazione dei carismi, quella mutua inabitazione fra i carismi e la loro funzione dentro la Chiesa istituzione, che - ricorda Santiago González Silva aprendo il volume - «affronta un argomento chiave nella Chiesa sinodale» e, aggiungiamo noi, non dovrebbe passare sotto silenzio avvicinandoci al Giubileo della vita consacrata.

martedì 19 agosto 2025

La fonte ispiratrice

I miei quasi 50 anni di insegnamento universitario mi hanno portato a dialogare con numerose Famiglie carismatiche sui rispettivi fondatori e carismi: una ricerca con percorsi sempre nuovi per vivere appieno la propria vocazione nella Chiesa.

Prima ancora che sulle strutture e sull’organizzazione, cerco innanzitutto di orientare l’attenzione sul metodo. Spesso nei gruppi di studio e nelle assemblea si creano polarizzazioni e tensioni tra chi è preoccupato di mantenere le “sane tradizioni”, legate al fondatore e alle origini carismatiche, e chi avverte la necessità di aprirsi al nuovo, nell’attenzione ai cambi culturali e alle urgenze: due prospettive indispensabile, chiamate a dialogare tra loro e integrarsi l’una con l’altra. Il Movimento dei Focolari mi ha insegnato molto riguardo al metodo del dialogo: la stima sincera dell’altro, l’ascolto profondo e senza filtri del suo pensiero fino a capirne le motivazioni e la logica, il dono franco e distaccato delle proprie convinzioni. Prima ancora, un accordo iniziale: vedersi come persone e non come portatori di un’idea, riconoscersi figli di uno stesso Padre, promettersi “amore reciproco” perché il Signore sia sempre presente tra noi e continui a illuminare le menti e a infiammare i cuori. Un accordo che va rinnovato di tempo in tempo, soprattutto quando le divergenze minacciano di incrinare i rapporti.

Dal metodo alle tematiche. Due in particolari, premessa necessaria per ogni ulteriore approfondimento: la messa a fuoco del fondatore e dell’identità della Famiglia carismatica.

Uno dei miei grandi superiori generali, p. Marcello Zago, mi ha insegnato a guardare al fondatore, il mio in particolare, sant’Eugenio de Mazenod, attraverso cinque prospettive: 1. Un santo da imitare, 2. Un fondatore da seguire, 3. Un maestro da ascoltare, 4. Un padre da amare, 5. Un intercessore da invocare. Il Movimento dei Focolari sembra aver preso un certo distanziamento dalla fondatrice per poterla comprendere con sguardo più distaccato e oggettivo: un passo necessario per riscoprirla nella mediazione materna del grande carisma a lei donato dallo Spirito. Il 15 dicembre 1950, con la consapevolezza comune ad ogni fondatore, scriveva: «Ho visto che in me stanno tutte le grazie per le anime che vorranno o dovranno consumarsi in uno. Non c'è altro passaggio. In me, dunque, è la grazia dell'Unità…». Va quindi posta al suo posto e riconosciuta per quella che è nel progetto di Dio. Come sant’Angela Merici anch’ella potrebbe ripetere: «Sono vostra madre da viva e da morta», e con san Paolo: «Anche se aveste mille maestri, non avete però molti padri; io vi ho generato, divenite miei imitatori» (cf. 1Cor 4,15; 11,1).

L’altro tema preliminare è quello della presa di coscienza della propria identità. Le domande di sempre sono quelle più feconde: Perché nella Chiesa Dio ha suscitato questo carisma? Quale la sua finalità? Come si caratterizza? Quale le modalità tipiche, lo “stile” proprio nel viverlo?

Soffermarsi su queste tematiche preliminari può sembrare perdita di tempo, eppure non si va molto lontano senza chiarezza sulla fonte ispiratrice, su chi si è e sul perché della propria esistenza.

lunedì 18 agosto 2025

Crescono i fiori nel tuo giardino Signore

Come ogni anno a Roveré, sulle montagne veronesi, si sta tenendo in questi giorni l’incontro dei religiosi. Non potendo essere presente, ogni mattina offro il mio contributo via zoom. I miei temi prendono spunto dal libro “Un magnifico giardino. Chiara Lubich e i religiosi (1943-1960)”. È un libro pieno di risorse!

Questa mattina, prima che cominciassi a parlare, mi hanno cantato un canto ispirato al libro e composto da Paolo Baldisserotto:

Crescono i fiori nel tuo giardino Signore
Crescono i fiori ed io sto crescendo tra loro.

Sentire le tua parola per farne la mia vita
E acqua che sto cercando avidamente.

Sentire la tua presenza per farne i miei pensieri
è terra che rende salde le mie radici.

Sentire il tuo calore per farne la mia gioia
è linfa che scorre allegra nelle mie vene.

Crescono i fiori nel tuo giardino Signore
Crescono i fiori ed io sto crescendo tra loro.

domenica 17 agosto 2025

Lacrime e stelle


Sono alle ultime battute nella preparazione del prossimo libro che apparirà a breve.

Per il momento basta la copertina, che è già eloquente di per sé. 

sabato 16 agosto 2025

Di nome faceva Arturo

Remo Rapino, Di nome faceva Arturo, Città Nuova 2025.

Che romanzo! Il primo capitolo mi ha lasciato un po’ sconcertato e avrei voluto chiudere il libro. Il suo andare per campi in maniera un po’ sconclusionata non mi attirava, poi invece, come dirò presto, mi apparirà come un valore aggiunto, di gran pregio. Chi me l’aveva dato ha insistito perché proseguissi. Ne è valsa la pena! Mi si è aperto un insospettato mondo immaginifico.

Le persone che vi compaiono entrano dentro lentamente, una dopo l’altra, con calma, senza accalcarsi. Senza che te ne accorga diventano persone familiari, amiche, te le senti camminare accanto e tu cammini con loro. Arturo Sabatini, Orefice Lunardo, Florinda Roselli, Alvaro Scatorza, Bartolo Fumante, Angiolino Valfiorito, financo il cane Canè. Anche quelli che rimangono in secondo piano, come Cecilia Manes, don Antonio Morelli…

Un racconto semplice e nello stesso tempo imprevedibile: un manovale che trova un libro per caso e arriva a costruire una biblioteca. A tratti la narrazione diventa confusionaria perché va dietro a mille distrazioni e si lascia andare a ricordi, impressioni, suggestioni, sentimenti, sguardi, silenzi... È il bello della vita normale di ogni giorno, che va avanti così. Grazie anche a queste continue deviazioni sul tema, la scrittura si fa particolarmente ricca, suggestiva, fantasiosa, straordinariamente bella.

Il cuore del romanzo – così sembra a me, naturalmente – non è dato tanto dalla centralità dei libri, quanto dal racconto delle storie scritte nei libri. Arturo Sabatini s’appassiona dei libri, li cerca, li raccoglie, li restaura, li classifica… Ma la sua passione vera sta nel raccontarli alle persone del quartiere degradato nel quale vive, ai ragazzi, ai vecchi, gli operai, agli analfabeti, così da farli sognare. Sembra che i libri esistano per essere raccontati più che per essere letti. 

È quello che ho sempre pensato anch’io. Invidio Arturo Sabatini: piacerebbe anche a me poter scrivere l’annuncio che apparve a Casal del Campo: “Sabato, domenica e giorni festivi dopo il tramonto nel cortile di Fabio Ciardi venite tutti ad ascoltare storie mirabili e meravigliose insieme a un tocco di pane, un vinello alla buona. Ingresso gratuito (ma se portate qualcosa è meglio)”.

venerdì 15 agosto 2025

Supplica per la pace a Maria Assunta




Oggi pomeriggio ostensione alla città del Sacro Cingolo di Maria. Il vescovo, assieme al Commissario prefettizio della città, al presidente della Provincia, è salito sul pulpito esterno del duomo scolpito da Donatello e ha mostrato la reliquia. Tutto attorno la tradizionale coreografia di chiarine, tamburi, costumi medievali… È davvero una cintura che lega tutta la città.

Il Sacro Cingolo è proprietà della città e del capitolo della cattedrale. È custodito nell’altare della cappella e per averne l’accesso occorrono le tre chiavi, due del comune una del vescovo. Al termine dell’astensione vengono restituite le chiavi e letto l’atto notarile, un rituale di antica tradizione.

L’ostensione avviene cinque volte all’anno, mio padre non se ne perdeva mai nessuna.





In mattinata ho celebrato la messa in cattedrale e al termine ho letto la Supplica per la pace a Maria Assunta, scritta l’anno scorso dal card. Pizzaballa e purtroppo ancora attualissima:

Gloriosa Madre di Dio,
innalzata al di sopra dei cori degli angeli, prega per noi con san Michele arcangelo e con tutte le potenze angeliche dei cieli e con tutti i santi, presso il tuo santissimo
diletto Figlio, Signore e maestro.
Ottieni per la Terra Santa, per tutti i suoi figli e per l'umanità intera il dono della riconciliazione e della pace.
Che si compia la tua profezia:
i superbi siano dispersi nei pensieri del loro cuore;

i potenti siano rovesciati dai troni, e finalmente innalzati gli umili;

siano ricolmati di beni gli affamati, i pacifici siano riconosciuti come figli di Dio e i miti possano ricevere in dono la terra.
Ce lo conceda Gesù Cristo, tuo Figlio, che oggi ti ha esaltata al di sopra dei cori degli angeli, ti ha incoronata con il diadema del regno, e ti ha posta sul trono dell'eterno splendore A lui sia onore e gloria per i secoli eterni. Amen.




giovedì 14 agosto 2025

Semplicemente "Santa Maria"

A Prato non è la festa dell’Assunta, è semplicemente la festa di “Santa Maria”. Nella cappella del Sacro Cingolo è raffigurata mentre viene portata in cielo dagli angeli, nel momento in cui consegna la sua cintura a Tommaso; cintura (la metà soltanto) che è ben custodita dalla nostra città.

Gesù durante l’ultima cena aveva assicurato che, una volta salito al cielo, ci avrebbe preparato un posto. Detto fatto. Il primo posto lo occupa il buon ladrone. Ma la prima, e per adesso l’unica, a occupare quel posto in anima e corpo, con tutta l’interezza della sua persona, è Maria. Immaginiamo che posto! Come il cielo azzurro abbraccia sole e luna e stelle, così Maria abbraccia tutta la Trinità. Dio ha fatto un paradiso per noi, ma se n’è fatto uno anche per sé: Maria!

Con la sua assunzione al cielo Maria indica a tutti la meta ultima del nostro pellegrinaggio e invita a guardare in alto. È la primizia dell’intera creazione. In lei è come se già fossimo tutti lassù.

 

martedì 12 agosto 2025

Talenti in comunione

 


Grande serata culturale a Curtigliano, organizzata da Rosaria. Ognuno ha condiviso poesie, prose, pensieri… 

Ognuno scopre che ha sempre qualcosa da condividere, per un arricchimento reciproco…

lunedì 11 agosto 2025

Quale bellezza?

 


Giulietta ogni giorno, con semplicità e profondità, mi manda un commento al mio blog. A quello di ieri, nel quale con Dostoevskij chiedevo quale bellezza salverà il mondo, così risponde: 

“Il bello è Cristo, non c'è nessuno più bello di Lui, ed è Lui che ha salvato il mondo e continua a salvarlo, basta credere in Lui ed AMARLO”.

domenica 10 agosto 2025

Quale bellezza salverà il mondo?

 


Ho ricevuto un messaggio Whatsapp: «Il mio professore di Teologia Fondamentale ha citato la frase di Dostoevskij "La bellezza salverà il mondo" asserendo che i giovani oggi non sono sensibili a questo e che occorre trovare altri approcci per avvicinarli alla fede, alla spiritualità, a ideali grandi. Tu cosa pensi? Qual è la tua esperienza con i giovani? Avresti qualche suggerimento da darmi?».

Innanzitutto ne L’idiota la frase del principe Miškin “La bellezza salverà il mondo” viene riferita come ipotetica, mentre subito dopo viene formulata la domanda fondamentale: “Quale bellezza salverà il mondo?”. Dostoevskij non afferma che la bellezza salverà il mondo, ma si domanda quale bellezza salverà il mondo. Ed è a questa domanda che occorre rispondere, senza prendere per scontata l’affermazione che “La bellezza salverà il mondo”.

Qui sull’appennino toscano sono immerso nella bellezza, ma è questa la bellezza che salverà il mondo? Come a Roma sono immerso nella bellezza dell’arte, ma è quella la bellezza che salverà il mondo?

Dostoevskij presenta come modello di bellezza il principe Miškin, l’idiota (!), nel quale vede rispecchiato Gesù, bellezza assoluta, incompresa, vilipesa, che sulla croce si fa bruttezza estrema… Quale bellezza salverà il mondo? Per Dostoevskij è indubbiamente Gesù.

Allora la bellezza dell’arte, della natura, quella a cui si fa riferimento quanto si ripete che la bellezza salverà il mondo? Sì, ogni forma di bellezza è riflesso della bellezza di Dio - Dio è bellezza - che rifulge sul volto di Cristo, perché tutto è stato creato in lui e per lui. Lasciarsi modellare dalla bellezza è lasciarsi modellare da Dio. Ma occorre formarsi alla bellezza. Il bello parla di per sé, ma spesso siamo sordi e ciechi. Dovremmo tutti mettersi a scuola della bellezza: a leggere il bello occorre formarsi. Speriamo di avere la fortuna di trovare qualcuno che ci sappia iniziare alla bellezza, perché la bellezza rende belli!

La mia esperienza con i giovani? È quella di quando li porto in giro per Roma e faccio parlare bellezza e santità, due realtà che si specchiano a vicenda. Occorre saper interrogare la bellezza e permetterle di parlare. Penso che occorra narrare la bellezza.

sabato 9 agosto 2025

L’oratorio di Sant’Anna

L’oratorio di Sant’Anna. Sant’Anna qua sulle montagne è stimatissima. Che bell’oratorio le hanno dedicato. Per arrivarci che bella camminata su un sentiero strettissimo e scosceso, tra boschi di querce, carpini, faggi, pini, abeti, ma anche corsi d’acqua, scorci di cime… Com’è bella natura di questi Appennini.

E infine Sant’Anna, mamma sempre dolce e premurosa. Chissà se si prende cura anche di noi?






venerdì 8 agosto 2025

Trasfigurazione a Colle San Vito

 

Ho scritto più volte la mia convinzione che la Trasfigurazione sia avvenuta di notte. È di notte che Gesù era solito pregare e quella volta che portò con sé i tre discepoli a pregare doveva essere notte, così come quando li portò a pregare nell’orto degli ulivi. E poi come avrebbe potuto splendere il suo volto come il sole se c’era già il sole che splendeva? Pensa che luce quella notte!

Ne ho avuto una riprova l’altra sera, quando don Sergio di Cutigliano ci ha portati a celebrare la festa della Trasfigurazione su in montagna, nella radura di Colle San Vito. Gesù portò tre discepoli soltanto, don Sergio ne ha portati poco più, ma lo splendore e la gioia sono stati uguali!

giovedì 7 agosto 2025

Chiara Lubich "agostiniana"

Nell’attesa dell’elezione del nuovo papa provavo a immaginare quale nome avrebbe preso. Mi sarebbe piaciuto Agostino, perché ho l’impressione che la Chiesa necessita di una maggiore unità al suo interno, di essere animata dalla carità e di continuare il cammino sinodale, aperta sul mondo, per coinvolgere tutti nell’unità e nella carità. Il nuovo papa ha scelto un altro nome… ma è un agostiniano! L’ha subito dichiarato nel primo saluto dalla Loggia centrale della Basilica di San Pietro, l’8 maggio 2025: «Sono un figlio di Sant’Agostino, agostiniano…».

Papa Leone non è soltanto un semplice agostiniano, è stato priore generale dell’Ordine degli Agostiniani per 12 anni, dal 2001 al 2013. È ben più di quanto mi sarei aspettato pensando a un papa che si fosse chiamato “Agostino”!

Sant’Agostino, dopo 16 secoli continua a ispirare, come ha fatto lungo tutta la storia della Chiesa, a cominciare da san Benedetto, su su, fino a oggi. Al riguardo ho scritto un articolo per “Nuova Umanità”. Al termine ho mostrato come sant’Agostino ha ispirato anche Chiara Lubich, la cui spiritualità, al dire di un grande studioso di sant’Agostino, forse il più grande, sarebbe “proprio agostiniana”.

Priore generale dell’Ordine agostiniano, padre conciliare, fondatore dell’Istituto Patristico Augustinianum, p. Agostino Trapé concepì l’idea ardita della pubblicazione dell’Opera Omnia di sant’Agostino in edizione bilingue latino-italiana, che oggi comprende 68 volumi con introduzioni che costituiscono autentici studi monografici. La pubblicazione fu affidata all’Editrice Città Nuova. In occasione di un incontro con uno dei responsabili dell’editrice, Carmelo Failla, p. Trapé gli espresse il proprio pensiero su Chiara Lubich e il Movimento dei Focolari, rilevando «la specialissima sintonia che scopriva lì [negli scritti di Lubich] con la spiritualità di Agostino». Fino ad esclamare: «Diteglielo alla signorina Chiara Lubich: ditele che è proprio agostiniana: nel senso che tutti i temi che sono centrali in Agostino, sono centrali anche qui in questi scritti. E senza che lei, certamente, abbia studiato sant’Agostino: il che è segno di un’esperienza spirituale autentica». Negli scritti di Chiara lo avevano colpito tre punti in particolare: «il riferimento – tanto caro ad Agostino – alla vita della prima comunità cristiana; l’altro: la carità, così centrale qui come in sant’Agostino; e poi: “Dio – tutto della vita”, così stagliato e dominante».

Informata di questo apprezzamento di p. Trapé, Chiara Lubich le scrisse il giorno seguente, 22 settembre 1965: «Dunque: il Generale degli agostiniani mi dice… agostiniana! Qualcosa ci deve essere di vero! Grazie, Padre, non naturalmente per me, ma per la spiritualità che ispira la nostra Opera. Grazie a nome dell’Opera, dunque, che d’ora in poi avrà un nuovo (anche se sempre amatissimo) protettore in sant’Agostino».

Il primo incontro di Lubich con Agostino risale forse agli studi delle Scuole Magistrali, quando, alla ricerca della verità, rimane colpita dall’agostiniano “In interiore homine habitat veritas”, la verità abita nell’intimo dell’uomo, frase che torna con regolarità nei suoi scritti e conversazioni. Ne abbiamo un’eco in una lettera del 1943: «Rientra in te: cerca Dio, il tuo Dio, quello che vive in te! Se tu conoscessi chi porti in te! Se tu tutto lasciassi per lui...», che termina con il riferimento esplicito a Le Confessioni: «Che la vostra giovinezza non scappi e fra i singhiozzi di una vita fallita, non vi tocchi dire con sant’Agostino: “Tardi ti ho amato! Tardi ti ho amato, bellezza sempre antica e sempre nuova!”. No! (...) Ora ti amo, mio Dio, mio Tutto!». Le prime focolarine guardavano con ammirazione al gruppo che sant’Agostino componeva con i suoi discepoli, al punto da affermare: «Eravamo dunque all’unisono con sant’Agostino».

Dalla consapevolezza del “Dio dentro” scaturisce il ripetuto invito ad “ascoltare quella voce”, la voce dallo Spirito Santo, la Parola del Verbo che risuona nell’intimo e che si amplifica vivendo nell’amore: «Questa carità – scrive l’8 aprile 1986 – ampliava, inoltre, dentro di noi quella che chiamavamo “la voce”. La Parola vissuta la potenziava come un altoparlante, cosicché la si distingueva bene pur fra i mille frastuoni del mondo».

Nei suoi scritti tornano inoltre le più famose frasi di Agostino, quali: «Il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te»: «Signore, che io conosca me, che io conosca Te».

Nel 1965 inizia la lettura del commento di Giovanni di sant’Agostino appena pubblicato dall’editrice Città Nuova: «A me piace tanto, tanto. (…) Che dono queste prediche di Agostino! Che colosso questo santo! Poche cose hanno portato alla mia anima tanta soprannaturale felicità». A mano a mano che prosegue la lettura esprime spesso la sua meraviglia e la sua gioia: «Sant’Agostino è maestoso nel commentare questo passo, più che maestoso».

Nel 1970 riprende il commento al cap. 17 di Giovanni (omelie 104-111). Iniziata il 29 giugno 1970, la lettura l’accompagnerà fino al 22 luglio. Prima legge il brano del Vangelo, poi lo medita e infine legge il commento di Agostino. Con sorpresa e gioia trova sempre una consonanza tra quanto lei ha compreso e quanto dice il Padre della Chiesa, anche se questi continua a suggerirle nuovi approfondimenti: «Siamo dunque all’unisono con Agostino».

Quando il 14 luglio giunge al versetto 21, non avverte più la sintonia con il commento di Agostino. «Questo perdere lungo la strada l’amicizia con Agostino, proprio in ciò che più mi stava a cuore, mi ha addolorata. Ero troppo illusa che questo reale colosso – e tale sempre lo vedo perché tale è – fosse quasi infallibile in ogni sua interpretazione». Le strade si dividono perché Agostino legge il Vangelo nel contesto nel quale egli vive: davanti all’eresia occorre affermare la divinità del Verbo e la sua uguaglianza con il Padre, Chiara invece lo legge a partire dal suo carisma, l’unità.

Nelle sue conversazioni sulla spiritualità cita sovente Agostino: la sua dottrina sull’Eucaristia, la volontà di Dio, l’ecclesiologia… La profonda sintonia rimane comunque sui temi della carità e dell’unità. «E soprattutto – leggiamo in una sua conversazione - pensiamo a sant’Agostino, per il quale l’amore reciproco e l’unità avevano il supremo valore. È a lui che noi ci sentiamo, infatti, particolarmente vicini». Cita volentieri l’inizio della Regola: «Il motivo essenziale per cui vi siete insieme riuniti è che viviate unanimi nella casa e abbiate unità di mente e di cuore protesi verso Dio».

Accoglie poi la descrizione che Agostino dà della Chiesa confrontandola con quanto si vive nella Mariapoli: «Di essa, splendido fiore della Chiesa – nato sul e per e nel comandamento nuovo di Gesù –, ci sembrava di poter ripetere quanto Agostino diceva della Chiesa: “Ciò che Babele disperse / la Chiesa raccoglie; /da una lingua ne vennero tante; / non ti meravigliare: / questo l’ha fatto la superbia. / Molte lingue diventano una; / non ti meravigliare: / questo lo fa l’amore”».

La Chiesa, sin dalla sua fondazione, era carità, era comunione – Agostino dice che essa consiste nella «comunione di tutto l’orbe». «Mi è parso di capire che alla nostra Opera si poteva dare un nome, il nome che Agostino dava spesso alla sua Chiesa: Carità».

Pensando alla vita di comunione tra le persone con le quali viveva in focolare, trovava un altro elemento di sintonia con l’amicizia agostiniana, ed amava citare Le Confessioni: «I colloqui, le risa in compagnia, lo scambio di cortesie affettuose, le comuni letture, i libri ameni, i comuni passatempi ora frivoli ora decorosi, i dissensi occasionali, senza rancore, come di ogni uomo con se medesimo, e i più frequenti consensi, insaporiti dai medesimi, rarissimi dissensi; l’essere ognuno dell’altro ora maestro, ora discepolo, la nostalgia impaziente di chi è lontano, le accoglienze festose di chi ritorna. Queste e simili segni di cuori innamorati l’uno dell’altro, espressi dalla bocca, dalla lingua, dagli occhi e da mille gesti gradevolissimi, sono l’esca, direi, della fiamma che fonde insieme le anime e di molte ne fa una sola».

La profonda unità teologale sapeva unire l’aspetto altrettanto profondo dell’amicizia umana in tutta la sua concretezza.

Agostino può continuare ancora a ispirare.

 

mercoledì 6 agosto 2025

Un "lontano" a Libro aperto

“Libro aperto”. La montagna che fa da spartiacque tra il versante toscano e quello emiliano dell’Appennino, vista dalla valle del Lima, grazie alle sue due cime sembra proprio un libro aperto e da questa immagine prende nome.

Prima di arrivare al sentiero che porta in cima, un lungo cammino percorre verdissime abetaie e faggete dove il sole penetra a fatica. Poi, lasciando alberi da alto fusto, su fino a 2000 metri, tra prati e rocce. In alto il “Libro aperto” ti fa leggere tutte le montagne d’intorno, con una visione panoramica a 360 gradi, fino alle Alpi Apuane. Un incanto.

Oggi vi sono salito dopo quarant’anni dalla prima e unica volta. Ero con i miei genitori al campeggio di Curigliano. In quei giorni si teneva la Mariapoli all’Abetone. Sapendo che era in programma una gita a Libro aperto mi arruolai alla comitiva. Nessuno mi conosceva. Dato il mio anonimato e forse il mio stile libero pensarono fossi un “lontano”, un agnostico, un osso duro insomma… Allora al rientro mi affiancarono Maria, una focolarina altrettanto tosta. Fu una discesa in piacevole conversazione, fin quando ci riconoscemmo a vicenda.

Nei giorni seguenti mandavano me accanto ai “lontani”! Ne ricordo uno in particolare, poi diventato “vicinissimo”.



martedì 5 agosto 2025

Il Cantico delle creature a 800 anni

“Scrutino ed investighino pure i sapienti le altezze dei cieli, l'estensione della terra e la profondità dei mari! Disputino pure su ogni cosa, considerino tutto quanto, sia che apprendano o che insegnino. Ma cosa troveranno in questa vana occupazione se non pena, dolore e afflizione dell'animo? [...] Quell'uomo che non chiude occhio né giorno né notte non può trovare il senso di nessuna opera di Dio e per quanto si affatichi a ricercare ancor meno lo scoprirà” (De contemptu mundo, 1, XII, 1-2).

Come sono lontane queste parole da ciò che vedo qui in mezzo all’Appennino pistoiese, in mezzo a una natura così bella.

Qualche anno dopo averle scritte, Innocento III incontrò san Francesco d’Assisi che portava un soffio di aria nuova, una visione positiva del mondo e dell’uomo. Allora il suo scritto gli sarà sembrato datato, appartenente a un’epoca lontana lontana. Stava per nascere il Cantico delle creature. Quest’anno sono 800 anni da quanto san Francesco lo scrisse. 10 anni fa papa Francesco l’ha rilanciato: si canta ancora!

Sappiamo la circostanza in cui lo scrisse: dopo aver ricevuto le stigmate, quando le malattie lo assalivano da ogni lato, quando vi era dissidio tra autorità religiose e civili… Non è il canto di un ecologista alla moda, ma quello di una persona fatta una cosa sola con Cristo Crocifisso, ormai capace di guardare il mondo dalla ferita di Cristo, nella cui piaga ha preso dimora. Da lì ha lo sguardo di Cristo che vede nuove non soltanto tutte le cose, ma anche tutte le persone: nel suo Cantico c’è anche il perdono, dimensione umana dell’esistenza, che trascende le creature della natura. C’è la piena riconciliazione, anche con la morte, porta della vita. È un inno di speranza, il ritorno all’Eden di un uomo fatto nuovo dalla croce, un nuovo Adamo che ha un solo desiderio: fare tutto e tutti nuovi.

Guarderò così cose e persone che mi circondano.

lunedì 4 agosto 2025

I giovani di 42 anni fa

Con sorpresa mi giunge un messaggio che mi riporta indietro di 42 anni:

“Ho sentito le parole che sono state dette in questi giorni durante il giubileo dei giovani a Roma. Nella mente sono risuonare le parole che avevi detto a noi giovani di allora al congresso dei giovani a Sassone nel 1983. Ora da pensionato ricordando il senso delle tue parole, ho capito come sono state fondanti nella mia vita le tue riflessioni. Non ho più ritrovato quel tuo intervento che era stato pubblicato sulla rivista “Costruire”. Solo per dirti grazie per allora e per ora. Gerardo”.

domenica 3 agosto 2025

Giovani, diventate umani, cristiani, santi

Il giubileo dei giovani. Che evento! Ci ha mostrato un mondo che i media purtroppo ignorano: giovani con desideri grandi, generosi, propositivi…

Le parole di papa Leone li hanno interpretati e hanno rilanciato mete alte e concrete: «Aspirate a cose grandi, alla santità, ovunque siate. Non accontentatevi di meno». Hanno riproposto il progetto di Giovanni Paolo II, durante la Gmg del 2000: «È Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna».

Sì, creare una società più umana e fraterna; senso civico; impegno sociale… Mi riecheggia il famoso programma lanciato da Eugenio de Mazenod agli Oblati: «Aiutare le persone a diventare umani, cristiani, santi»

sabato 2 agosto 2025

L'inaspettato successo dell'alfabeto matto

Chi avrebbe mai immaginato che il mio libretto L’alfabeto matto avrebbe riscosso tanto successo? I messaggi sono innumerevoli. Mi meraviglio che tanti si meraviglino dei miei scarabocchi e li trovino artistici! Fra l’altro hanno sempre corredato i miei post. Non sapevo bastasse così poco per far contente le persone.

I “bellissimo”, “bravissimo”, si sprecano, così come Delizioso, Geniale, Mitico, Originale… (possiamo rifarci un alfabeto!). E si continua con:

Un vero dono!!!

Troppo forte. Eccezionale!

Riservi sorprese sempre nuove!!! Anche gli acquerelli sono incantevoli!!

Non conoscevo il tuo talento di artista! Bello!

Ti facciamo socio onorario degli artisti in rete x i tuoi dipinti bellissimi

Davvero originale… e soprattutto chiaro riflesso delle sue doti artistiche…

Quell’alfabeto mi sembra come un gioco ma certamente un po' matto.

Questo sì che è geniale, con la G!

Oggi è il mio primo giorno di vacanza ed eccoti con me, a farmi compagnia e "deliziarmi" con giochi di parole che ne raccontano in fondo una sola: l'amore, profondo che abita nel tuo cuore e mi ha spinta a leggere d'un fiato l'Alfabeto matto"!

Originale nell'idea e nel testo.

"Che bello! La parola più giusta che rallegra gli occhi e allarga il cuore"... per questo originale e accattivante alfabeto! Grazie! E che dire dei tuoi schizzi? Cosi leggeri e carichi di “trasparenze”...

Sei anche un artista? Le illustrazioni sono bellissime!

L'ho letto tutto di fila nella corsa della Metro tra Termini e l'Eur... Questi sono i tuoi deliri quando hai la febbre? Complimenti.

Stupendo e semplicissimo canto alla vita in tutte le sue dimensioni…. L'ho letto d'un fiato… ma lo rileggerò poi con calma per Assaporarlo Berlo, Centellinarlo… ABC!

Ingenuamente divertente!

Semplice, fantasioso, profondo, anche divertente e bello, con i tuoi disegni!

Sei unico! Ho letto … bello e originale…

L'ho letto d'un fiato! Bellissimo e, in quanto bello, c'è sotto del Divino.

Un libretto simpatico. Lo leggerò "d'un fiato"

Tu proprio non finirai mai di stupirci con i tuoi innumerevoli talenti.

Non sapevo che fossi anche pittore oltre che scrittore, poeta e teologo (forse non in questo ordine).

Lettura piacevole, divertente e originale. Un vero artista.

venerdì 1 agosto 2025

Un percorso espositivo per i 200 anni

 

A febbraio 2026 gli Oblati celebrano i 200 anni dell’approvazione della Regola. Per l’occasione abbiamo pensato di allestire una mostra nella nostra casa generalizia. L’inaugurazione, di fatto, è avvenuta con la visita dei 600 giovani giunti a Roma per il giubileo dei giovani. Il 22 luglio, a piccoli gruppi linguistici, tutti e 600 hanno visitato la mostra con grandissimo interesse.

Il progetto l’avevo scritto da tempo in poche righe, ma la realizzazione è stata di Roberto Villa e della sua equipe e ha richiesto molte energie.

Prima tappa: Corridoio d’ingresso: La missione oggi. Dove sono oggi gli Oblati? cosa fanno? da cosa sono motivati? Domina una grande mappa del mondo con la nostra presenza e tanti pannelli con la nostra gente. Le parole chiave, in tante lingue, sono quelle che ci caratterizzano da sempre: Osare grande come il mondo; Audaci per il Vangelo; “La carità abbraccia tutto. E per nuovi bisogni sa inventare nuove strategie”; Vicini alla gente…

Seconda tappa: il lungo corridoio centrale. Anno dopo anno, continente dopo continente, le foto storiche e quelle di oggi, illustrano la storia della nostra missione nel mondo. Tanti volti, tanti luoghi… è una carrellata impressionante di vita. E ancora tante parole e frasi care alla nostra tradizione, tra cui: «Fanno di tutto per suscitare o risvegliare la fede in coloro a cui sono inviati e far loro scoprire “chi è Cristo”»; «rendere gli uomini prima ragionevoli, poi cristiani e infine aiutarli a diventare santi»; specialisti delle missioni difficili...

Terza tappa: Sala conferenze. Il cuore della vocazione oblata: il crocifisso di sant’Eugenio e l’Immacolata (ho dovuto cedere il dipinto straordinariamente bello della “Figlia Immacolata del Padre” che avevo nel mio ufficio…); il quadro del Fondatore e del primo compagno. Soprattutto il ricordo dell’evento dell’approvazione della Regola, 200 anni fa, con riproduzione della Regola di allora e del decreto di approvazione di Leone XII. In questa sala, su un grande schermo, scorre un video che riassume la missione oblata in tutte le sue sfaccettature.

Quarta tappa: l’atrio della cappella. Qui il frutto del carisma: i nostri beati e santi, con l’invito di Eugenio: “In nome di Dio, siamo santi!”.

Ultima tappa: si entra nella cappella dove sono conservati i nostri tesori: il cuore di sant’Eugenio, famosa la statua dell’Immacolata, l’altare dei primi voti…

Buona visita!