martedì 12 luglio 2022

Ucraina: storie di altri tempi

La guerra di questi giorni mi fa tornare alla mente i tanti incontri avuti in Ucraina tanti anni fa… Eccone uno:

Dioghena, quando era ancora una ragazzina, non conosceva niente del cristianesimo, ma aveva una grande inespressa sete di Dio. Al pranzo di una festa di matrimonio si trovò accanto una donna anziana che la conquistò con la sua semplice fede: era una suora che viveva in clandestinità. Dioghena, che non aveva mai immaginato l’esistenza delle suore, cominciò a frequentare l’anziana signora, aprendosi su orizzonti completamente nuovi. La polizia diffidò la ragazza dall’incontrare la vecchia, donna reazionaria, pericolo per lo stato. Tanto più che Dioghena, capo di una associazione di studenti di medicina, una leader, non poteva permettersi di uscire dall’ortodossia marxista. Ma la vita di Dio che le si schiudeva davanti era troppo bella perché lei si lasciasse intimidire. Nella sua apparente fragilità si stava rivelando una persona di una forza straordinaria. Finché arrivarono le minacce e gli interrogatori. Ne ricorda uno in particolare, con quattro uomini, in un ambiente tetro e con una scenografia costruita ad arte per intimidirla. Uno dei quattro martellava sulla religione, e lei: “Ho avuto il massimo dei voti all’esame di etica marxista”. E lui: “Ma tu credi in Dio?”. “Non potevo rispondere di no – mi racconta –, avrei tradito il mio Dio, che già cominciavo a conoscere e ad amare. Non potevo rispondere di sì, mi avrebbero radiata dall’università. Così cominciai a rispondere con immediatezza alle domande incrociate degli altri, ribellandomi quando entravano nella mia vita privata con richieste del tipo, perché non ti sposi? Con abilità insperata riuscii ad evadere tutte le domande su Dio”. Alla fine furono loro a crollare invece di lei. Riuscì a diventare suora, clandestina, senza che neppure i familiari lo sapessero. Riuscì a lavorare in ospedale e ad insegnare. Fino al giorno in cui, grazie al vento della perestrojka, si presentò all’università con il vestito da suora; l’aveva messo in valigia al ritorno da un suo viaggio in Occidente. Nessuno fece una piega, né colleghi né studenti. Prima che con l’abito il suo ideale l’aveva già detto con la vita.

Mi ha fatto da traduttrice durante un corso che ho dato nel 2000 a L’viv. Terminato il corso, ha voluto farmi conoscere il suo ambiente di lavoro. O meglio, alcune delle molte istituzioni dove insegna bioetica. Cominciamo dalla facoltà di medicina. Entra con disinvoltura, saluta con affabilità, scavalca con un sorriso le segretarie e mi introduce direttamente negli uffici. Mi fa parlare con il decano, con l’amministratore, con alcuni colleghi… Mi porta nel suo ufficio, quindi nell’appartamento che l’università le ha messo a disposizione, straboccante di libri e carte, infine nella residenza degli studenti. Ovunque arriva è come se nei grigi ambienti accademici entrasse un soffio d’aria fresca, un raggio di luce. Nello svolgere il suo umile lavoro di traduttrice l’avevo vista sempre riservatissima, timida, quasi impacciata. Ora, guardando come si muove nel suo mondo, mi sembra un’altra. Semplice, spigliata, libera, determinata. Non mi dà tempo per il pranzo, fattore trascurabile ai suoi occhi. Ed eccoci all’Accademia statale, centro di studi superiori che serviva al Partito per formare i quadri. Oggi, dopo la caduta del comunismo, vi si preparano i dirigenti della pubblica amministrazione e della diplomazia. Gli uffici sono chiusi, ma i vigilantes non ce la possono contro l’inerme, ingenua e disarmante professoressa. Il direttore dell’Accademia si presenta immediatamente, rinunciando, presumo, alla siesta. Mi spiega il piano di studi soffermandosi sul problema principale: “Prima c’era una ideologia che animava un progetto di società. Ora, dopo la caduta del comunismo, siamo nel vuoto più assoluto. Costruire uno stato, ma con quali valori? per quale società? Per questo contiamo tantissimo sulla presenza e sull’insegnamento di suor Dioghena, l’unica che comunica dei valori”. Suor Dioghena si schermisce appena, senza scomporsi più di tanto.

Nessun commento:

Posta un commento