sabato 1 luglio 2017

Un Dio geloso


Mistretta, Chiesa dell'Annunziata:
uno dei tanti bellissimi Crocifissi della città
«Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me…  Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
Chi accoglie voi accoglie me»  (Mt 10, 37-42)

Ecco Gesù ancora al centro, l’unico, il tutto, davanti al quale ogni altra realtà si relativizza e sparisce. Come al sorgere del sole scompaiono le stelle, al suo apparire tutto si eclissa. C’è, c’è ancora tutto, come ci sono le stelle in cielo anche di giorno, ma non si vede altro che Gesù, come nel giorno la luce del sole. Ci sono ancora il padre e la madre: è suo comando amarli e onorarli. Ci sono ancora i figli e le figlie: occorre prendersi cura di loro. Ma Egli è un Dio geloso e vuole il primo posto, l’esclusività dell’amore. Non ammette un cuore diviso in mille affetti, un amore che si disperde per molti rivoli. Un cuore intero, esige, tutto per sé. Un unico amore.
È geloso della mia stessa vita, che devo essere pronto a lasciare (Non ha fatto anche lui così con noi? Non si è aggrappato neppure alla sua divinità: ha disprezzato la vita fino a morire, per dare a noi la vita!).

Sono parole rivolte ai discepoli nel momento in cui li inviava in missione; parole rivolte a tutti i missionari, di ogni tempo, che non potrebbero andare se rimanessero legati ad affetti e sicurezze. Parole che liberano il cuore, le mani, i piedi per essere pienamente a servizio di Dio e del suo Regno, ovunque e comunque.

Ma Gesù non si lascia vincere in generosità: a quanti hanno fatto questo passo, ha promesso cento volte più di quanto hanno lasciato; ridona loro la vita che hanno perduto per lui, e la ridona in pienezza.
E con la vita fa ritrovare padre, madre, moglie, figli… Ma ognuna di queste persone ha ormai il suo volto ed è amata “per causa mia”, per lui e in lui. Egli dona occhi nuovi per saperlo riconoscere in quelli che prima erano semplicemente uomini e donne.

Ugualmente, quanti accolgono i missionari riconoscono Gesù, accolgono la sua parola e si fanno a loro volta discepoli.
La “ri-conoscenza” sarà mutua come mutuo sarà l’amore e la ricompensa dell’amore: tutto di tutti nella comunione dei doni e della missione.


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