venerdì 7 luglio 2017

Da Otranto a Castro

  
È la strada più bella del mondo. Così dicono i Salentini. E hanno ragione. È la Provinciale 358.
Inizio da Otranto. Non a caso il Salento si chiama “Terra d’Otranto”. Come si fa a non lasciarsi ammaliare dai vicoli del centro che si partono dalla Torre Alfonsina e si perdono lasciando intravedere squarci di cielo e di mare. Prima dei grandi monumenti una città come questa va vissuta lasciandoli portare dai propri passi, guardando la gente, i negozi con i prodotti tipici del posto, le ringhiere delle finestra, i colori caldi del Mediterraneo, a volte abbacinanti. E poi stupirsi quando, d’un trattato appare una torre, la cattedrale, il porto, il castello Aragonese, ma anche la piccola libreria, i vecchi seduti sull’uscio di casa…

"Nella cattedrale prego a lungo nella cappella che raccoglie i resti dei 600 martiri, contemplo i mosaici del pavimento, scendo nella cripta dalle cento colonne e dagli affreschi accesi… Salgo alla collina dove i martiri furono sbozzati dalle scimitarre turche e da lì contemplo il castello costruito troppo tardi, quando la mattanza era ormai compiuta.

La strada costiera procede sinuosa seguendo le costiere. È abbacinata dal sole, dalle rocce aride, dal colore intenso del mare: “Salento, lu sule, lu mare, lu ientu”. Insenature, torri d’avvistamento, il faro di Punta Palascia, il punto più orientale d’Italia. Mi devo fermare spesso, per camminare tra gli sterpi fin sui dirupi, attratto dalle rocce a strapiombo del mare e dalla vista della costa dalle mille insenature e dalle prospettive sempre diverse.

A Castro scendo nella grotta di Zinzulusa, mi faccio portare dalla barca nella grotta blu, salgo fin sul castello, seguo il camminamento delle mura, mi lascio attirare dalla cattedrale attuale e dai resti di quella bizantina ad essa addossati…
Un mondo surreale, con persone affabili, quindi… reale.


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