sabato 7 gennaio 2017

Battesimo: acque di morte e di vita


In quel tempo, Gesù dalla Galilea venne al Giordano da Giovanni, per farsi battezzare da lui Giovanni (Mt 3, 13-17)
  
Gesù si lascia annoverare tra i peccatori, pienamente solidale con noi. Si deve infatti “adempiere ogni giustizia” ed egli si sottomette in tutto al piano divino di salvezza. Scende nel fiume con gesto di umiltà e di conversione. È “l’Agnello di Dio”, come ha profetizzato Giovanni, e per far nascere la nuova creazione deve prendere su di sé  il peccato del mondo e annegarlo nelle acque del Giordano. È il segno e l’anticipazione di un altro battesimo, che da quel momento Gesù ha iniziato a desiderare ardentemente, quello della croce.
Quando esce dalle acque, segno e anticipazione della futura risurrezione, vide aprirsi i cieli. «Se tu squarciassi i cieli e scendessi!», gridava il profeta Isaia (63,19), facendosi voce dell’intera umanità. La disobbedienza di Adamo aveva chiuso i cieli, irrimediabilmente. Ora l’obbedienza di Gesù – “conviene che adempiamo ogni giustizia” – li apre di nuovo: lo Spirito può tornare sulla terra e la voce del Padre risuona in mezzo a noi.
Lo Spirito che all’inizio dei tempi si librava sulle acque per ordinare il caos primordiale in cosmo, ora scende su Gesù per dare inizio ad una nuova creazione. Il nuovo Adamo esce dalle acque e porta con sé in alto tutto intero il cosmo. Egli è la nuova creazione. Col suo battesimo inizia la storia del mondo nuovo.
Il simbolo della colomba rimanda, ancora, al racconto del diluvio. Come la colomba di Noè aveva annunziato che il diluvio universale era cessato e che era giunta un’èra di pace e di salvezza, così ora, nel battesimo di Gesù, la colomba dello Spirito annuncia che l’eterno naufragio del mondo è finito. Splende un nuovo arcobaleno a segnare la nuova alleanza messianica, da cui nasce la nuova umanità.
Il battesimo di Gesù è anche un nuovo esodo. Come la colonna di fuoco precedette il popolo d’Israele attraverso il Mar Rosso, così Gesù ci precede e ci fa passare dalla schiavitù alla libertà, dal peccato alla grazia, dalla morte alla vita.


Il Vangelo di Matteo, a differenza di Marco e Luca, riporta le parole del Padre in terza persona: “Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento”. Non si rivolge a Gesù, ma a noi. È l’invito a riconoscerlo come Figlio di Dio, ad accoglierlo, a lasciarlo penetrare nella nostra vita, così che possa annegare nelle acque del battesimo il nostro “uomo vecchio” e farci rinascere a vita nuova, creazione nuova.
Grazie al suo battesimo anche nel nostro battesimo si aprono i cieli, scende lo Spirito e il Padre ci rende figli suoi, figli di Dio.
Anche noi poniamo in lui il nostro compiacimento, per seguirlo
nelle acqua della morte e della vita.


Annega il mio uomo vecchio
nelle acque del tuo battesimo
e crea in me l’uomo nuovo.
Prendimi con te
seguace fedele
nel tuo cammino
di morte e di vita.
Fa risorgere il mondo intero
dal suo abisso di male
e aprici i cieli
a contemplazione di Dio
e del nostro disegno divino,
a comunione tra cielo e terra
per fare della terra il tuo cielo.


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