venerdì 20 gennaio 2017

Parola di vita = parola da vivere


Anche questa sera, a via dei Prefetti, incontro sulla Parola di vita. Un incontro semplice, senza pretese. 7 persone, quando basta!
Le esperienze condivise ci hanno confermato quanto la Parola, se vissuta, trasforma.
Tra l’altro era con noi la maestra dei bambini le cui esperienze sono state pubblicate all’inizio del commento della Parola di vita di questo mese. Ci ha raccontato come spiega loro la Parola vita e come li aiuta a viverla e a condividerne le esperienze.

Da parte mia, oltre a raccontare del mio viaggio in Asia (con la proiezione di tante foto) ho ricordato che parola di vita significa, prima di tutto, parola che dà la vita, che fa vivere. Oggi però ho sottolineato l’altro significato: Parola di vita = parola da vivere.
Essa domanda la piena adesione, il totale abbandono a quanto Dio in essa manifesta. Innumerevoli volte, sia dall’Antico come dal Nuovo Testamento, ci viene ripetuto l’invito: «Ascolta la parola del Signore».
Il comando: «Ascolta» (in ebraico: shema’), introduce i tratti fondamentali della fede di Israele, così come i consigli della letteratura sapienziale.
Essa apre la preghiera quotidiana di ogni ebreo credente: «Ascolta Israele...» (Dt 6, 44).
È ripetuta dai profeti: «Ascoltate la mia voce! Allora io sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo; e camminate sempre sulla strada che vi prescriverò, perché siate felici» (Ger 7, 23).
(Vivere la Parola rende dunque felici! Solo per questo varrebbe la pena viverla!)
È suggerita dai saggi d’Israele: «Beato l’uomo che mi ascolta, vegliando ogni giorno alle mie porte, per custodire attentamente la soglia» (Prv 8, 34); «Ascolta, figlio mio, e sii saggio e indirizza il cuore per la via retta» (Prv 23, 19).
«Ascoltare» è una delle parole che maggiormente ricorrono nell’Antico Testamento: ben 1153 volte.

«Ascoltatelo» è anche l’invito che il Padre rivolge ai discepoli nei confronti del Figlio suo, Parola pronunciata da tutta l’eternità (cf. Mt 17, 5). 
Gesù stesso sa che le sue pecore ascoltano la sua voce e lo seguono (cf. Gv 10, 16.27).

Ed è noto che in ebraico e in greco si usa lo stesso termine per ascoltare e obbedire. Per cui, nel linguaggio biblico, ascoltare significa aderire interamente, obbedire, adeguarsi a quanto Dio ci dice, con la fiducia di un bambino che si abbandona alle braccia della mamma e si lascia portare da lei.
È un ascolto fatto più col cuore che con le orecchie. La parola di Dio deve infatti essere tenuta «fissa nel cuore» (Dt 6, 6). Essa non è nel cielo, troppo in alto per essere raggiunta. Non è al di là del mare, troppo lontano. No: questa Parola «è molto vicina a te, è nella tua bocca e nel tuo cuore perché tu la metta in pratica» (Dt 30, 11-14).
La lettera di Giacomo ammonisce: «Accogliete con docilità la parola che è stata seminata in voi e che può salvare le vostre anime. Siate di quelli che mettono in pratica la parola e non soltanto ascoltatori, illudendo voi stessi» (Gc 1,21-25).

Non basta dunque ascoltare, leggere, studiare le Scritture. Non basta neppure meditarle o pregarle. Occorre tradurle in vita, in piena coerenza con l’insegnamento evangelico: il buon ascoltatore della Parola è colui che la mette in pratica (cf. Mt 7, 24).

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