Con
l’occasione dell’inaugurazione della Cattedra di studi Oblati ho proposto un
nuovo campo di ricerca e di studio. Il mio suggerimento ha preso avvio da una
delle frasi più celebri di sant’Eugenio, tratta dalla Prefazione alle
Costituzioni e Regole: Dobbiamo «rendere
gli uomini prima ragionevoli, poi cristiani e infine aiutarli a diventare santi».
È un testo ispiratore per la nostra missione, il programma che il Fondatore ha
affidato ai suoi missionari.
La Chiesa ha riconosciuto la santità di 24 membri
dell’Istituto. Ne ringraziamo Dio!
Nella Congregazione c’è un’istituzione preposta allo
studio della vita degli Oblati che hanno raggiunto la santità. La Regola 149c
afferma: «Il
Postulatore generale, in sintonia con il Superiore generale, lavora per far
conoscere meglio gli Oblati che hanno illustrato la storia dell'Istituto con
una testimonianza eccezionale di santità; … che possono essere modelli non solo
per la Congregazione, ma anche per tutta la Chiesa».
È un
vasto campo di ricerca e di studio nel quale tanti Oblati si sono esercitati:
abbiamo centinaia di biografia dei nostri missionari e tanto ancora si può fare
in futuro.
La Regola non prevede tuttavia che il
Postulatore investighi sulla santità dei popoli a cui i missionari hanno
annunciato la parola del Vangelo. Su questo si è fatto pochissimo, quasi
niente. Sappiamo quali sono i frutti della nostra missione? Conosciamo le
istituzioni ecclesiastiche ed ecclesiali alle quali gli Oblati hanno dato vita,
le opere sociali. Gli studi storici si focalizzano soprattutto su questo:
fondazioni di missioni, parrocchie, santuari, diocesi, giornali, radio, scuole,
università… In una parola, le opere degli Oblati. Ma quali sono i frutti di queste opere? Oltre a diventare ragionevoli e cristiane, abbiamo aiutato le persone
affidate al nostro ministero a diventare sante?
Sono
stati riconosciuti beati un uomo, Candido Castán San José, che lavorava con gli
Oblati in Spagna, ucciso con loro durante la guerra civile, e un catechista,
Paolo Thoj Xyooj, che lavorava con Mario Borzaga in Laos. Abbiamo una bella
biografia di Louis Edmond, che ha lavorato con padre Lelièvre e gli Oblati a
Québec. Che altro ancora sappiamo dei singoli laici, delle comunità cristiane
che abbiamo fatto nascere e che abbiamo accompagnato nel cammino di vita
evangelica?
Qual
è stato il cammino delle nostre comunità cristiane, fatto di prove e di gioie,
di luci e ombre, di difficoltà e di slanci…?
La
santità degli Oblati dovrebbe riflettersi nella santità della loro gente.
Potremo riformulare la Regola 149c chiedendo che ci
lavori anche per
far conoscere meglio i nostri laici che hanno illustrato la storia
dell'Istituto con una testimonianza eccezionale di santità e che possono essere
modelli per tanti…
Per conoscere a fondo la nostra identità dovremmo
conoscere i frutti di santità del nostro lavoro missionario.
Non
potrebbe essere questo un nuovo vastissimo inesplorato campo di ricerca e di
studio?


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