venerdì 9 dicembre 2016

Martiri Oblati del Laos: Michel Coquelet






Incuneato tra la Cina, il Vietnam, la Cambogia e il Myanmar, il Laos è un piccolo paese di tre milioni di abitanti, fondamentalmente buddista, ma anche con religioni tradizionali.

Mosaico di etnie differenti, ognuna con una sua lingua, la popolazione trova il principale elemento di unione nel fiume Mekong.
Il primo regno, legato all’impero Khmer, sorse a metà del 1300, unificando le diverse popolazioni del Laos.
Alla fine del 1800, era riuscito a non essere schiacciato da questi potenti vicini grazie al protettorato francese.
Il 1900 si rivela invece un secolo drammatico per il piccolo Stato. A partire dalla seconda guerra mondiale non conosce più pace: prima la guerra giapponese, poi quella d’Indocina, quella francese, quella americana e infine l’interminabile guerriglia comunista. Per circa quarant’anni il Paese è stato in preda a feroci lotte di fazioni, aggravate dal peso incontrollabile della geopolitica mondiale.
Dal 1975 è diventato repubblica democratica e socialista, rimanendo sotto l’egemonia del vicino Vietnam.

L'11 dicembre 2016 a Vientiane, verrà beatificato padre Michel Coquelet

Michel Coquelet nacque il 18 agosto 1931 a Wignehies, nel nord della Francia. Nel 1948 iniziò nel noviziato dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Dopo aver svolto il servizio militare ai confini del Sahara fu ordinato sacerdote il 19 febbraio 1956. L’anno seguente partì per il Laos.
I quattro anni di vita missionaria di p. Michel nel Laos sono stati una dura prova. Il villaggio al quale fu assegnato era molto povero, composto da neofiti che non avevano potuto seguire le catechesi in modo regolare. Visse con la gente, semplicemente; facendosi tutto a tutti e conquistando tanti anche grazie al suo umorismo…
Il 20 aprile del 1961, mentre stava compiendo un viaggio a Ban Houay Nhèn, vicino a Tha Vieng (Xieng Khouang), giunsero i soldati per arrestarlo, insieme al capo del villaggio cristiano e al suo segretario. Condotti sul sentiero verso Ban Sop Xieng furono uccisi sul bordo della strada.

Il 1° ottobre 1956 aveva scritto al superiore generale per chiedergli di mandarlo missionario nel Laos:

Prendo la penna per scrivervi non una “richiesta” di obbedienza secondo il mio estro, ma l’offerta di me stesso al servizio del Signore della Messe, nel campo che vorrete indicarmi. (…)
D’altra parte, so anche che volete conoscere le aspirazioni messe dal Signore nel nostro cuore e, soprattutto, che inviate in Missione solo i volontari.
Allora vi dico semplicemente: sono volontario per la Missione, specialmente per quella del Laos! Nutro questo desiderio fin dal noviziato, dove mi ricordo di essere stato molto colpito da una conferenza di padre Morin, morto laggiù di tifo. Si sprigionava da questo padre un non so che di soprannaturale. Parlava, poi, della sua “povera missione”, proprio nella linea della Congregazione, con un tono tale che mi sono sentito pronto a seguirlo. Facile entusiasmo giovanile? Forse. Tuttavia, doveva esserci dell’altro, perché la cosa persiste dopo sette anni e questo pensiero mi ha aiutato nella mia vita di lavoro e di preghiera allo scolasticato. (…)
Ora chiedo al Signore nella preghiera la grazia di essere pronto ad accettare la vostra decisione, qualunque essa sia, conforme o no alle mie aspirazioni, per la sola ragione di obbedire al suo beneplacito.


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