mercoledì 14 dicembre 2016

Martiri Oblati del Laos: Joseph Boissel

  
Sei Oblati del Laos beatificati. Ma quanti altri hanno dato la vita per la missione! Oggi è l’anniversario della morte di uni di loro, p. Natalino Sartor, morto a Vientiane il 14 dicembre 1966. La sua tomba è accanto a quella del beato Jean Wauthier, a quella di p. Georges Kolbach, morto a Vientiane il 4 gennaio 1973, e di p. Émile Luen, morto a Vientiane l’8 dicembre 1972.
Dopo aver ricordato, nei giorni scorsi i beati Mario Borzaga, Louis Leroy, Michel Coquelet, Vincent L’Hénoret, Jean Wauthier, eccoci oggi con Joseph Boissel (1909-1969), il più anziano di tutti.

Joseph Boissel


Ordinato nel 1937, a ventott’anni, a La Brosse-Montceaux, in Francia, raggiunse il Laos l’anno seguente. Si stabilì nella regione di Xieng Khouang che cominciava allora a svilupparsi. Più tardi si spostò a Nong Het, stazione avanzata, quasi al confine con il Vietnam, che dovette lasciare a causa della guerra e che non sarebbe più stata riaperta. Nel marzo del 1945, fu fatto prigioniero dai giapponesi e trasferito a Vinh con mons. Mazoyer. Tornato al Laos nel 1946, si stabilì di nuovo a Xieng Khouang e per diversi anni si occupò della formazione dei catecumeni e dei neofiti di Ban Pha. Inserito nel Distretto missionario di Paksane, vi rimase fino all’ultimo giorno, prima come responsabile di Nong Veng, villaggio nella risaia, e poi, dal 1963, al chilometro 4 di Paksane, il famoso Lak-Si. Successivamente si occupò di alcuni villaggi di rifugiati Thai Deng e Khmu, che raggiungeva con la jeep, nonostante avesse problemi alla vista, avendo perso completamente l’uso di un occhio. In quegli anni viaggiare su strada era rischioso. Sabato 5 luglio, alle 4,30 del mattino, si mise in viaggio ancora una volta, accompagnato da due giovani Missionarie Oblate. Caddero in un’imboscata. Il Padre fu ucciso, mentre le Oblate, ferite, rimasero per tutta la vita segnate fisicamente e psicologicamente dalla drammatica vicenda.

Un confratello qualche giorno dopo scriveva:
Padre Boissel, sei con noi [...]. Questa morte violenta ci impressiona, una morte sulla breccia, in piena missione apostolica, una morte che ti aveva sfiorato molte volte, una bella morte di missionario. Ma dobbiamo riconoscere che tutta la tua vita ci ha stupito: vita di un apostolo dal cuore ardente, vita sacrificata, consumata, di un uomo di Dio, al quale nulla importava, se non annunciare Gesù Cristo ai poveri. Una vita ben vissuta, così ricca di avventure, pienamente feconda, in un cuore così giovane, che non ci faceva notare i capelli bianchi e ci faceva sperare di avervi sempre con noi...


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