sabato 10 settembre 2011

Viaggio in Ucraina / 7 - Fino a quando ancora disuniti?


Terminato il ritiro, ho avuto in regalo un viaggio premio: la visita alla città di Kiev.
Prendiamo la strada lungo il fiume Dnepr e ci fermiamo a Ucrainca, una cittadina di 20 mila abitanti, che apparterrebbe ancora alla parrocchia degli Oblati di Obukhiv. Non c’è chiesa, ma sono presenti una decina di famiglie cattoliche. La mattinata è fresca e invita ad una passeggiata lungo il fiume. Ci sono già i primi bagnanti e un nugolo di pescatori. Più che sulla riva d’un fiume sembra d’essere su un lago che si perde all’orizzonte: non se ne vede l’altra sponda. Decine di isole verdissime sono adagiate silenziose sull’acqua, solcata da battelli ancora sonnacchiosi.
San Michele
Continuiamo sulla strada che taglia dritta nella foresta di abeti e betulle, fin quando appare Kiev, la grande città, madre della civiltà russa. Ucraina, Russia, Bielorussia discendono tutte dalla Rus' di Kiev.
Saliamo sulla prima delle sette colline su cui si distende la città, da una parte e dall’altra del fiume, come un’altra Roma. Da mille anni su questa collina vi è il Monastero delle Grotte, il più antico monumento dell'Ucraina, cuore mistico dell’ortodossia. Ma Sergiusz, che mi guida, sapendo che l’ho già visitato undici anni fa, preferisce farmi vedere l’ attiguo  grande museo all’aperto con le massicce retoriche sculture sovietiche che inneggiano all’epopea della seconda guerra mondiale.
Poi un giro in battello per godere dei parchi e dei giardini lungo le rive del Dnepr, una passeggiata nella centralissima piazza della Libertà e lungo il corso che da lì si parte, dove si respira l’aria di festa del sabato pomeriggio, una visita al colorito mercatino ambulante dei contadini, alla strada dei pittori, sulla collina di Vladimir da cui si gode una incantevole vista sul fiume Dnepr… Insomma la Kiev dei turisti, oggi animata da decine e decine di coppie di sposi che si lasciano fotografare nei luoghi più belli, attorniati da amici elegantissimi.
Nel pomeriggio l’ora delle chiese ortodosse. Entro in un altro mondo, fatto d’oro e di silenzio, di icone e di preghiera. La chiesa di san Michele, quella di sant’Andrea…, con le cupole dorate e colorate, le pitture e le icone…. 
Ma la chiesa delle chiese è la cattedrale bizantina di Santa Sofia, dell'XI secolo, con affreschi e mosaici degli inizi del secondo millennio. È la chiesa della Chiesa unita, quando non c’era ancora separazione tra ortodossi e cattolici. Una separazione che qui si sente fortissima, fatta di indifferenza se no di aperta ostilità. Possibile che non riusciamo a capire che Cristo non ha due o tre o cento corpi, ma una solo? Come possiamo dilaniare l’unico Corpo di Cristo? A quando l’unità?
Santa Sofia
L’interrogativo si fa ancora più forte quando, a fine pomeriggio, giungiamo in un parco dove la città sembra sparita. Sentieri silenziosi in un bosco fittissimo, laghetti… e lì in mezzo il monastero ortodosso di Kytayivskyy. La chiesa è in riparazione, ma la chiesetta accanto, quella della parrocchia, è aperta. Entriamo. Si celebra la sacra liturgia. La gente è raccolta, in piedi. Al centro i celebranti, i diaconi, i monaci, tutti vestiti con abiti solenni. Il coro degli uomini, davanti, canta divinamente (ma perché nelle chiese ortodosse potenti cori polifonici di uomini e nelle nostre…?). Dopo l’ultima benedizione dei pani i celebranti entrano dentro l’iconostasi per celebrare i misteri. È tutto così solenne e insieme così semplice che con Sergiusz ci guardiamo e ci diciamo spontaneamente: “Perché continuiamo ad essere divisi?”

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