Inizia presto la vita al noviziato oblato di Johannesburg; alle 5.30 i novizi sono già in cappella per la meditazione. Mi piace sentirli cantare e vederli muovere lentamente, quasi una danza, al ritmo di rudimentali tamburi e altri strumenti a percussione. Cantano a più voci anche il gregoriano! Sono 15, provenienti dai vari paesi africani di lingua inglese, ma ben 7 dal Natal; un vero noviziato internazionale. Li seguo alle lezioni, cui oggi partecipano anche novizie di altre congregazioni.
Fa molto freddo e qui come altrove non c’è riscaldamento. In casa si sta con maglie, giacconi, sciarpe, cappelli di lana, guanti… (ma in cappella si deve entrare scalzi!). Penso a cosa succederebbe se decidessero di andare in nord Africa e dirottare verso il sud oleodotti e gasdotti. Da questa parte del mondo si capisce meglio cosa significa che l’Europa e l’America del Nord assorbano per sé la maggior parte delle risorse del pianeta.
Al termine di un corridoio del noviziato trovo scritte alcune frasi della Regola di sant’Eugenio riguardante i novizi. Fanno bene anche a me:
“Chi vuole essere dei nostri deve possedere un desiderio ardente di perfezione, essere infiammato d’amore per nostro Signore Gesù Cristo e per la Chiesa, ardere di zelo per la salvezza delle anime.
Deve liberare il cuore da ogni affetto disordinato per le cose della terra e da un attaccamento eccessivo a parenti e patria; non deve desiderare ricchezze, considerandole spazzatura, per non avere altra ricompensa che Gesù Cristo; deve desiderare soltanto di donarsi interamente al servizio di Dio e della Chiesa, sia nelle missioni sia negli altri ministeri ella Congregazione.
Infine deve voler perseverare fino alla morte, fedele e obbediente alle Regole dell’Istituto”.
“Perché hai deciso di essere dei nostri?”, chiedo ad un novizio. “È stato il mio parroco oblato a dirmi di farmi Oblato”. “Allora non hai scelto, sei stato scelto”. “Anche gli apostoli non hanno scelto di seguire Gesù, è lui che ha chiesto loro di seguirli, è lui che li ha scelti!”.
Stessa domanda a un altro, che viene da Soweto. Prima di tutto mi dice: “Lo sai che anche l’arcivescovo di Johannesburg viene da Soweto? È un Oblato anche lui, come lo è il vescovo di Upington, p. Risi, che è stato maestro dei novizi in questo noviziato”. Poi continua: “Sono stato attratto dalla fraternità e della comunità degli Oblati: di tante culture, di tante nazioni, eppure così uniti tra di loro!”.
Prego perché questi giovani, così vivi, possano essere davvero dei nostri.
Per quelli che già lo sono, accanto al noviziato c’è il Centro de Mazenod, dove possono rinnovarsi nella loro vocazione. Naturalmente è un centro di formazione, di ritiro, di incontri per tanta gente. Il luogo è bello, spazioso, con tanto verde, come si richiede ad una casa di ritiro.
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