“Approdammo a Siracusa, dove rimanemmo tre giorni. Salpati di qui, giungemmo a Reggio. Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l'indomani arrivammo a Pozzuoli… Quindi arrivammo a Roma. I fratelli di là, avendo avuto notizie di noi, ci vennero incontro fino al Foro di Appio e alle Tre Taverne. Paolo, al vederli, rese grazie a Dio e prese coraggio”. È Luca che racconta il suo viaggio con Paolo, lungo la via Appia.
Tre anni prima Paolo aveva scritto ai cristiani di Roma una lettera straordinaria, una sorta di “summa” di tutta la sua dottrina, nella quale esprimeva il “desidero ardente” di comunicare loro “qualche dono spirituale” e di “essere in mezzo a voi confortato mediante la fede che abbiamo in comune, voi e io”. Ma mai avrebbe pensato che vi sarebbe arrivato come prigioniero, per comparire davanti al tribunale dell’imperatore. Era così tanto atteso dai romani che alcuni cristiani gli vennero incontro fino al Forum Appii, un piccolo centro sorto come tappa e luogo di sosta là dove iniziavano le paludi pontine; altri lo aspettavano alle Tre Taverne, a 61 chilometri da Roma, nell’odierna Cisterna di Latina.
Una volta arrivato a Roma dove alloggiò l’Apostolo? Sempre Luca ci racconta che “arrivati a Roma, fu concesso a Paolo di abitare per conto suo con un soldato di guardia”.
Vogliamo andare a vedere questa camera affittata, dove Paolo rimase per due anni in una sorta di libertà vigilata che gli consentiva tuttavia contatti con i cristiani, in attesa di un processo che non si fece mai, per il mancato arrivo degli accusatori dalla Palestina?
Dobbiamo recarci in uno dei numerosi quartieri popolari dove abitava la grande comunità ebraica di Roma, che contava 40 mila persone! Una città nella città. Non erano confinati in un ghetto, ma secondo l’usanza ebraica amavano raggrupparsi tra di loro. Molti cristiani, benché si fossero staccati da alcuni anni dalla sinagoga e contassero nella propria comunità membri di provenienza non ebraica, rimanevano nei quartieri artigiani e commerciali ebraici.
Il quartiere di Paolo era molto probabilmente tra l’attuale Campo de Fiori e il Tevere. Dobbiamo scendere di due livelli sotto il Palazzo degli Specchi, a 8 metri di profondità dalla quota attuale della strada, che ricalca quell'antico tracciato stradale che fin dall'età repubblicana collegava il Circo Flaminio con la pianura del Campo Marzio. Fin dall'epoca di Augusto la zona era adibita a magazzini ed attività connesse alla vita del Tevere, come la fabbricazione di tende e vele, mestiere che era tra quelli esercitati dagli ebrei stabiliti in questo luogo. Già anni prima Paolo aveva incontrato a Corinto una coppia di ebrei cristiani provenienti da Roma, Aquila e Priscilla, che erano appunto fabbricanti di tende e con i quali si era messo in società. Che Paolo abitasse qui lo attesta una antica tradizione che, nel IV secolo, con papa Silvestro, ha portato a trasformare in oratorio e poi in chiesa, questo luogo. Ancora oggi, all’interno della chiesa di San Paolo alla Regola, si indica la stanza dell’apostolo.
In questa zona, accanto e sopra agli antichi magazzini di Domiziano, erano state costruite “insulae” di quattro piani di altezza, successivamente distrutte da un vasto incendio. L'insula di S. Paolo ci riporta ai “condomini” di quel tempo: edifici quadrangolari, con cortile interno, sul quale erano posti i corridoi di accesso ai vari locali abitativi: al piano terra botteghe d’artigiani, ai piani superiori gli alloggi.
Eccolo lì, Paolo. Basta chiudere gli occhi e lo si vede ancora, intento a scrivere le sue lettere, a parlare di Gesù giudei e cristiani, a pregare, riposare... Per quanto la sua fosse una custodia preventiva, molto leggera, che gli permetteva una certa libertà di azione, egli probabilmente rimaneva legato con il polso destro al soldato di guardia, secondo quanto prescriveva la custodia militaris romana. Ma la parola di Dio, come scrive in una delle sue lettere, “non è incatenata”.
Luca, sempre negli Atti degli Apostoli, narra che “Paolo trascorse due anni interi nella casa che aveva preso in affitto e accoglieva tutti quelli che venivano da lui, annunciando il regno di Dio e insegnando le cose riguardanti il Signore Gesù Cristo, con tutta franchezza e senza impedimento”. Erano gli anni 61-63.
E poi? Il racconto termina qui. Probabilmente fu liberato, perché nel 64 Paolo non era più a Roma durante la persecuzione di Nerone; forse si trovava in Spagna o di nuovo in Oriente.
Tornò a Roma prigioniero una seconda volta, per affrontare il martirio.
Ma a Luca non interessa come continua la vita di Paolo. Gli interessa piuttosto raccontare la vita del Vangelo, il cammino della Parola di Dio, seguendo l’itinerario dettato da Gesù stesso, prima di salire al cielo, quando comandò ai suoi apostoli: “di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. Dov’erano i confini della terra? A Roma, centro del mondo antico! Con Roma il cammino del Vangelo aveva raggiunto una meta decisiva.
Nessun commento:
Posta un commento