In Sud Africa ho scoperto padre Frans Claerhout, poeta, artista, missionario oblato. Le sue opere sono ormai nelle galleria di tutto il mondo. Ho visto due suoi dipinti anche in una gioielleria a Kimberly. Nel 1999 ricevette il dottorato honoris causa dall’Università dell’Orange Free State in Bloemfontein, “per le sue opera di creatività artistica e per una vita dedicata al servizio della comunità”. Il Cancelliere dell’Università, in quella occasione così si espresse: “Dal 1961 p. Claerhout è stato presente in molte esposizioni in Sud Africa, in Belgio, sua terra d’origine, in Germania, negli Stati Uniti. I suoi lavori sono presenti in molte collezioni d’arte conosciute. I suoi dipinti, i disegni, le statue, le poesia riflettono una grande consonanza con la nostra umanità, che gli deriva dal suo ministero di predicatore del Vangelo… Come prete ha servito la sua comunità in circostanze difficili… La sua eredità consiste nel grande contributo dato nel piegare il sofisticato stile europeo a ritrarre la nostra gente semplice nell’assolato scenario sud africano”.
Mi sarebbe piaciuto conoscerlo di persona. Ma ho visto i suoi quadri nelle nostre cose. Uno di ha colpito in modo particolare, la cena di Gesù con i discepoli di Emmaus. Al centro, contrariamente a ogni iconografia, una mamma con un bambino (ci doveva pur essere qualcuno in quella casa!), e i due che si rivolgono a lei e al bambino quasi per condividere subito la loro scoperta. Un’icona del quello a cui siamo chiamati: sperimentare la presenza del Risorto e comunicarla subito a chi ci sta attorno.
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