Sabato 11 ottobre. È ancora notte, illuminata dalla luna. Mi
incammino nel sentiero nel bosco che costeggia l’isola, lungo il mare.
All’orizzonte un tenue linea dorata annuncia l’aurora. Nell’isola deserta
soltanto il suono dei miei passi e lo sciabordio del mare. Sembra d’essere in
un sogno.
Riprendo lungo la giornata il mio cammino lungo il sentiero.
La luce è sempre diversa e sempre diversi i colori del bosco, del mare, dei
monti lontani… Un inno al Creatore.
Nella chiesa abbaziale, sobria e solenne come ogni chiesa
cistercense, il canto delle lodi. L’inno è un’intensa invocazione allo Spirito
Santo perché diriga le nostre menti, e custodisca nella grazia il nostro agire.
Non so che possa aver scritto un poema così ispirato. Le intercessioni
continuano a spaziare sul mondo intero, segno evidente che questa comunità non
vive per sé stessa ma per l’umanità. Le proclama un diacono, il monaco
Bartolomeo. Lo conosco di nome, da tanti anni, ma non ci siamo mai incontrati.
A 16 anni entrò in monastero a Monserrat poi a Gerusalemme, per dare vita, su
invito di Paolo VI, a un centro di studi ecumenici, in continuità con il
Concilio Vaticano II. Là l’incontro con p. Armando Bortolaso, poi vescovo di
Aleppo, e con il Movimento di Focolari. Conosce Emmaus, Margaret… Da 24 anni è
a Lérins. È dai tempi di Gerusalemme che ho sentito parlare di lui ed ora
finalmente ci incontriamo!
Domenica 12 ottobre. Inizio il mio cammino attorno all’isola
a notte fonda. Non è ancora apparsa la quella linea dorata all’orizzonte. Il
cielo carico di stelle. Una stella filante attraversa la notte, un attimo
appena, un “battibaleno”! appare e scompare in silenzio, senza un lamento. Bassa
all’orizzonte Venere brilla.
La messa oggi è particolarmente solenne. L’ultimo canto esprime l’anelito dell’intero monastero: riprodurre la “vita angelica”, essere come cherubini nella Trinità. Come una nenia si ripete: “Noi che in questo mistero siamo immagina dei cherubini, e in onore della vivificante Trinità cantiamo l’inno tre volte santo, deponiamo ogni preoccupazione mondana per ricevere il Re di tutte le cose, scortati invisibilmente dai cori angelici”.
Giunge intanto Marie-Françoise. L’ho incontrata per caso 15 giorni fa e ho sentito che faceva la guida sull’isola. È così che ho pensato di venire a Lérins. Nel pomeriggio arriva un grande gruppo di turisti, ma oggi è venuta prima, solo per fare da guida a me! Ci soffermiamo in particolare in una sette chiesette che circondano l’isola, decisamente la più bella, quella della Trinità. E quante storia ha da raccontarmi Marie-Françoise!Questi tre giorni sono stato assieme ad altri venti, trenta ospiti che abitano in silenzio la foresteria per condividere la solitudine e la preghiera dei monaci. Alcuni vengono da diversi anni, conoscono personalmente i monaci e i loro canti… Un abbeverarsi a una spiritualità millenaria nella Chiesa.I miei tre giorni monastici sono passati in un soffio. Sono
contento di questa immersione nella storia monastica, ma anche nella natura che
parla di Dio al pari dei salmi. Nessuna parola con i monaci, ma la loro
testimonianza è ugualmente eloquente. Sono 22, di diversi Paesi d’Europa,
Italia compresa; uno dal Camerun. Stanno lì, davanti a Dio, per tutti noi.
Sembra dicano, come Gesù: “Per loro – per tutti noi, per il mondo intero –
santifico me stesso”.
È un paradiso, dico all’abate congedandomi. “Per chi viene
per qualche giorno – mi risponde. Per noi che ci viviamo è piuttosto un
purgatorio”. Bene così, è sempre una preparazione al Paradiso!
Nessun commento:
Posta un commento