venerdì 31 ottobre 2025

In cammino coi santi

In questa Provenza mistica non è difficile celebrare Tutti i santi. Ad ogni crocicchio l’edicola di un santo! Nelle chiese sono una moltitudine, ben sistemati, con armonia, e tutti “sincronizzati” in oro. 

Ogni giorno ne scopro uno nuovo!

Ci accompagnano passo passo, proprio come ricorda la Lettera agli Ebrei: «circondati da tale moltitudine di testimoni (…), corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù…» (12, 1-2). Fanno il tifo per noi. 

Non siamo soli nel nostro santo viaggio.

giovedì 30 ottobre 2025

Ti ricordi di me Madonna di Venasque?

Il temporale di ieri ha lasciato un cielo colmo di nuvoloni neri, ma la meteo dice che oggi non pioverà, anzi alle 9.00 spunterà il sole. Comunque prendo l’ombrello… infatti non pieve.

Mi incammino presto verso Venasque, uno dei più bei borghi della Provenza, a poco più di un’ora di cammino. Distese di ciliegi, olivi, vigne ormai d’ogni colore, ancora verdi, e gialle, e rosse, e già ruggine. Tutto contornato da boschi di querce, pini, cipressi esili, compatti, altissimi.

Giungo a Santa Maria a Vico. Non è quella di Caserta, ma anche qui c’era un antico oratorio dedicato alla Madonna sorto sul Vico romano poi storpiato in Santa Maria della Vite: è qui che è nato l’Istituto secolare di Notre Dame di Vie che abbiamo visitato domenica scorsa.

Google Maps mi fa salire a Venasque per una mulattiera. Così alla fine della salita mi si erge davanti la grande roccia su cui, a filo, si erge la chiesa e poi tutto il villaggio: più arroccato di così non si può.

Un borgo tutto in pietra, circondato da possenti mura. L’intera contea di cui era al centro, fin dal 1274 apparteneva al papato fino alla Rivoluzione francese.


Appena arrivo mi aprono la chiesa, che mi racconta la sua storia ultra millenaria. Comincio così a fare conoscenza con un nuovo santo, San Siffrein. Giunto da bambino, intorno all'anno 500, con il padre da Albano in Campania al monastero di Lérins, divenne monaco come il padre. Verso il 530, su richiesta degli abitanti di Venasque, il vescovo di Arles, San Cesario, lo consacrò vescovo.

Per prima cosa fece costruire il Battistero, su un tempio pagano del II secolo. Lo visito… da restare davvero a bocca aperta, un capolavoro…



Costruì poi la chiesa dedicata a Maria.

Nella chiesa saluto i tanti santi presenti, tutti nelle loro statue dorate sullo stile provenzale: san Biagio, san Marco, sant’Anna, san Rocco, san Giuseppe, santa Rosa da Lima, sant’Antonio, santa Filomena, san Fiacrio. Santa Teresa di Gesù Bambino è invece raffigurata in una bella statua di marmo. Mi li aggrego tutti come compagni di viaggio, anche perché siamo alla vigilia della festa di Tutti i Santi!

in chiesa leggo una lettera rivolta alla Madonna di una certa Jeannette Labeille; che sia un personaggio famoso? Non saprei, comunque non mi sembra. In ogni caso la copio perché troppo bella:

Signora Bianca,
Nostra Signora di Venasque,
o sai bene: sono Jeannette Labeille, di Marcieux
Sono almeno dieci volte che sono venuta a visitarti…
Sono arrivata, molto giovane, con mio padre e mia madre, portando con orgoglio il mio pasto in un cestino.
Sono tornata, ragazzina, con il mio bel foulard e la mia piccola croce d'oro, e ho riso lungo il cammino, tra due decine di rosari o due inni.
Sono tornata come donna, al braccio di Claude, mio marito, che aveva indossato i suoi bei vestiti della domenica.
Sono tornata madre, con le manine aggrappate alla mia gonna.
Ritorno da voi oggi, dopo aver compiuto cinquant'anni; e forse per l'ultima volta, perché sto invecchiando.
Mi riconosci, Bianca Signora?
Torno da te sola, senza altra compagnia che la mia solitudine.
Claude è morto l'anno scorso per un infarto. E i bambini sono cresciuti: molti sono partiti per Marsiglia, Lione e anche più lontano. Gli altri se ne sono andati e non mi seguono più.
Sono come te dopo la morte di tuo figlio, Madonna Bianca.
Sono venuta a trovarti perché sono sola e tu sei sola, per chiacchierare un po', tra donne, tra madri.
Fa piacere vero, Madonna Bianca?
Ho preso i sentieri tra le colline. Li conosco, sai, ma sono duri alla nostra età, e faceva caldo, quindi sono piuttosto stanca. E dovrò rimettermi in viaggio, perché il lavoro mi aspetta.
Ti dispiace se mi siedo per un po' nella fresca comodità della cappella, davanti alla tua immagine?
Ho così tante cose da raccontarti e non so da dove cominciare.
Comunque sì: voglio ringraziarti, Bianca Signora.

Grazie, perché Claude era un bravo marito, non loquace, ma fedele, lavoratore e allegro.
Grazie, perché i miei figli sono cresciuti tutti bene.
Grazie, perché non abbiamo mai avuto molti soldi (averne troppi non è sempre fonte di felicità), ma avevamo pane tutti i giorni.
Grazie, perché mi hai mantenuto in salute, le mie gambe forti, le mie mani attive e la mia lingua sciolta!
Grazie, perché la vita mi ha tenuto così impegnata che non ho avuto tempo di pensare al male, a parte qualche calunnia e qualche parola un po' troppo dura rivolta a Claude, quando aveva bevuto al mercato di Carpentras, il venerdì, e poi qualche schiaffo ai bambini, quando mi hanno dato fastidio.
Sai, Madonna Bianca, è molto difficile evitare gli sbagli, a meno che tu non sia una santa come te, senza peccato.
Nonostante il lavoro e le preoccupazioni, recitavo le mie preghiere mattina e sera, senza dimenticare l'Ave Maria, e non perdevo la messa della domenica; tuttavia la casa era lontana dalla chiesa.
Ma ti sto stancando, e il tempo passa, e il sole tramonta.
Dovremo ripartire, attraverso le colline.
Madonna Bianca, questa potrebbe essere l'ultima volta che vengo a trovarti. Ricorderai la mia visita, Madonna Bianca?
Ne parlerai con tuo figlio?
Vi ricordate di Jeannette Labeille, di Marcieux, Madonna Bianca?

mercoledì 29 ottobre 2025

Bel quadro e bella cornice

Il “quadro” di questi giorni di ritiro è bello, ma difficilmente descrivibile.

Altrettanto bella la cornice, sia della natura che dell’architettura… e questa è più facilmente descrivibile.

Bella Provenza!



martedì 28 ottobre 2025

San Gens, un nuovo compagno di viaggio

Notte fonda quando parto in pellegrinaggio per San Gens. Quante stelle in cielo! Mi domando come facciano a starsene lassù senza cadere a grappoli qua sulla terra… Parto presto perché nella seconda parte della mattinata ci sono gli impegni del ritiro e per giungere alla meta ci vogliono un paio d’ore di cammino.

Per strada non trovo nessuno… A mano a mano che mi avvicino alla meta appaiono le prime edicole del santo, numerose lungo il cammino, segno della grande devozione che riscuote della regione. C’è anche un’edicola con la statua di san Giuseppe Benedetto Labre, anche lui venuto qua in pellegrinaggio nel 1973.

Finalmente sono al paese di San Gens che fa giorno, anche se ancora non spunta il sole. Quattro belle case in pietra (quattro nel senso di quattro!) e la chiesa, che però è chiusa. Proseguo su un sentiero verso la sorgente miracolosa fatta sgorgare dal santo.

Prima del XV secolo non ci sono documenti storici sulla vita di Saint-Gens. Non è neppure mai stato ufficialmente proclamato santo: è stato proclamato a voce di popolo. Mi rileggo comunque la storia

Gens Bournareau (o Bournarel) nasce a Monteux all'inizio del XII secolo (forse nel 1104), da genitori piccoli pastori contadini. Il suo nome, in provenzale, significa “bello”. La tradizione gli attribuisce una giovinezza esemplare, piena di lavoro e pietà. Mentre pascolava le greggi, predicava la Parola di Dio agli altri pastori. A quel tempo a Monteux, durante la festa di San Raffaele, una processione si recava all'omonima cappella, poi, dopo le preghiere per la pioggia, la gente immergevano la statua nell'acqua del vicino ruscello. Gens si ribellò a queste pratiche e ruppe la statua. Fu quindi scacciato a sassate. Partì senza una destinazione specifica, accompagnato semplicemente da due mucche. Si diresse verso Venasque e infine si fermò in questa valle rocciosa di Beaucet, che allora (un po’ come adesso) era deserta e incolta. Cerca la solitudine, vive del lavoro della terra e prega per la conversione dei suoi concittadini. 

Un giorno, un lupo divora una delle sue mucche. Gens addomestica la bestia e la attacca a fianco dell’altra mucca. È il primo miracolo. Nel frattempo, a Monteux, non cade una goccia di pioggia. La madre di Gens va a cercarlo. Inizialmente Gens si rifiuta di tornare nella sua città natale ma, dopo aver pregato, decide di seguirla. La madre, dopo un simile viaggio, aveva sete e gli chiese da bere. La leggenda narra che, con il dito indice, fece sgorgare acqua e vino dalla roccia situata ai margini della valle. Suo secondo miracolo. Tuttavia, la madre gli chiese di prosciugare la fontana di vino perché sarebbe stata fonte di sventura, mentre la fontana d'acqua era benefica. Gens tornò a Monteux e, dopo una processione intorno al paese, cadde la pioggia. Terzo miracolo. Tuttavia, le usanze pagane tornarono rapidamente a Monteux e Gens cercò invano di condividere la sua fede. Rattristato, tornò definitivamente alla sua vita da eremita nella valle di Beaucet.

Si dice che sia morto il 16 maggio 1127, all'età di 23 anni, disteso nella roccia che aveva scavato e in cui dormiva ogni notte. Gli abitanti di Monteux, in segno di penitenza, tornano ogni anno in pellegrinaggio al santuario il giorno della sua morte per onorarlo. 

È pregato in tutti i villaggi della Provenza affinché faccia piovere, mentre si dice che l'acqua miracolosa della sorgente guarisce dalla febbre e da altri mali fisici e spirituali. Essendo morto giovane lo proclamano santo della gioventù.

Intanto dalla montagna rocciosa è spuntato il sole a ravvivare i colori autunnali della vallata.

Torno alla chiesa dell’eremitaggio di San Gens che è ormai aperta (un altro miracolo di San Gens, visto che non c’è anima viva?). Che bella chiesa! È stata edificata sui resti di una chiesa del XII secolo di cui si conserva la parte centrale. La parte centrale è del In fondo tantissime foto antiche e moderne dei pellegrinaggi.

Il reliquiario del santo e una cappella dove era stato sepolto. Accanto alla sua statua c’è naturalmente anche quella del lupo. Tutto attorno tante piccole lapidi di marmo con gli ex voto.

Termino con la bella preghiera a San Gens:

Glorioso popolo santo, che come Mosè hai fatto sgorgare l'acqua dalla roccia e che, con quest'acqua salutare, hai guarito un gran numero di malati e infermi, sii propizio a noi. Con la salute del corpo che ti chiediamo, donaci la purezza dell'anima, affinché, camminando sulle tue orme, nell'umiltà, nella penitenza, nella rinuncia al mondo e a noi stessi, possiamo meritare di condividere, alla fine di questa vita, le gioie ineffabili della beata eternità. Per Cristo nostro Signore. Amen.

E così ho un altro compagno di viaggio!





lunedì 27 ottobre 2025

"Lacrime e stelle" in libreria

Lacrime e stelle” è in libreria. Non l’ho ancora visto perché sono lontano, ma so che solo la prima mattina ha venduto 250 copie…

Intanto mi hanno inviato il video con la mia presentazione, che condivido:

https://youtu.be/HsfiYori3s8?si=5idAbdeewFf4LaTC

Ho fatto un po' come tutti i commerciati del mercato che vantano la loro merce più del dovuto, ma è normale, vero?

domenica 26 ottobre 2025

Un pellegrinaggio piccolo piccolo

Un pellegrinaggio piccolo piccolo: una camminata di un’ora per giungere ai piedi di Venasque, nel luogo dove è nato l’istituto di cui siamo ospiti in questo periodo: Notre Dame de Vie.

Oggi è un complesso molto grande ed è il centro dell’Istituto secolare: luogo di formazione, di incontri… Accanto alla moderna grandissima chiesa, l’antica cappella dove riposano le spoglie del fondatore, il carmelitano Maria Eugenio del Bambino Gesù (1894-1967), autore del celebre Voglio vedere Dio, beatificato nel 2016. Abbiamo visitato la stanza nella quale ha vissuto.

“Tutta la mia vita – ha scritto – si è basata sulla scoperta dello Spirito Santo. Lo chiamo il mio amico, e credo di farlo a ragione”. Forse proprio grazie all’azione dello Spirito in Lui vedeva Dio in tutti e voleva portare tutti a Dio…

È bello scoprire i santi (soprattutto là dove hanno vissuto!) e farseli amici…



 

sabato 25 ottobre 2025

Il lupo di san Gens

 

È presto quando mi metto in cammino per la mia camminata mattutina. Il sole non è ancora sorto e la natura silenziosa è avvolta da un velo scuro. Intanto il sole scala le colline e quando appare sul crinale d’un lampo tutto si illumina e i colori si ravvivano.

Vado dove mi portano le gambe, a casaccio, per strade di montagna. Ed ecco, inaspettato, Beaucet, un paesetto a un paio di chilometri da St-Denis, un comune di poco più di 300 anime. Arroccato sulle rocce conserva memorie antiche. Ha un castello del 1100, ma soprattutto un santo, il giovane Gens Bournarel, venuto nelle vicinanze attorno al 1120 per vivere da eremita. La valle, con le sue grotte nelle rocce, era già popolata da diversi eremiti cristiani, che vivevano di preghiera e ascesi. Quando arrivò un lupo sbrano una delle sue due mucche che il padre gli aveva dato per coltivare i campi. Il santo lo ammansì, un secolo prima di san Francesco! E il lupo lavorava aggiogato accanto all mucca...  

Alla sua morte il sito della sorgente, che si dice egli abbia fatto sgorgare miracolosamente per dissetare la madre, venuta a cercarlo, e la sua tomba divennero un'importante meta di pellegrinaggio. In tutta la Provenza, San Gens è invocato per la pioggia, il che lo rende molto popolare tra i contadini. Pellegrinaggi e feste popolari si tengono a maggio e a settembre.


Chissà se riuscirò ad andare sulla sua tomba…

venerdì 24 ottobre 2025

Quante le chiamate nella nostra vita?

Oggi abbiamo meditato sulla chiamata di Zaccheo.

Quante sono le chiamate nella nostra vita?

Penso a Pietro. La sua prima chiamata è stata quando Andrea lo porta da Gesù, che gli dà un nome nuovo. Una seconda sul lago; i vangeli la narrano in due maniere diverse. Una terza quando risponde alla domanda di Gesù su che egli sia. Una quarta quando si mette davanti al Maestro e vuole indicargli la strada; Gesù lo rimette al suo posto, in posizione di seguirlo. Una quinta quando Gesù lo guarda nel cortile del sommo sacerdote, dopo che egli lo ha rinnegato tre volte. Una sesta sul lago, quando il Risorto di nuovo gli ripete, come la prima volta, “Tu, seguimi”. Forse nei Vangeli se possono scorgere altre. Ci sono due nuove chiamate negli Atti degli apostoli. Per non parlare della tradizione che lo vede a Roma quando, davanti alla persecuzione, abbandona la città e Gesù gli passa accanto, camminando in senso contrario. “Maestro, dove vai?”. Quo vadis? “Vado a morire a Roma” e tacitamente lo chiama ancora una volta a seguirlo.

Quante sono le chiamate nella nostra vita?

Sono sempre nuove, e ogni volta chiedono risposte nuove, sempre coraggiose, in una perseveranza fino alla fine.

Fino a quando giungerà l’ultima chiamata: “Vieni e seguimi”. Quella che ci introdurrà in paradiso.

giovedì 23 ottobre 2025

Provenza profonda

Da lunedì siamo tra le montagne del Vaucluse. Partiti da Aix attraversiamo il parco del Luberon fino a Notre Dame de Lumières. Poi Gordes, l’abbazia di Sénanque, le gole del Verdon, Venacque, e finalmente St-Denis. 

Montagne e colline, boschi e vigneti, oliveti e querce e pini e rocce. Paesaggi d’incanto, nella Provenza più bella. Con i colori dell’autunno.


St-Denis: un paesetto tutto di pietra, come tutti i paesi d’intorno.


A pochi passi La Sainte-Garde, un grande complesso che risale al 1600, passato per mille usa e oggi centro di studio, di formazione, di ritiro, tenuto dall’Istituto Notre-Dame de Vie. C’è anche un istituto teologico affiliato al Teresianum di Roma.

Notre-Dame de Vie, una comunità di ispirazione carmelitana che ha ormai circa 700 membri ed è diffusa in una ventina di Paesi. Sorta qui nel 1932, nel 1947 è diventata istituto secolare.





Il nostro gruppo “Esperienza de Mazenod” ha qui iniziato i 15 giorni di esercizi spirituali…

Siamo circondati da una natura stupenda e da paesetti d’altri tempi. Un vero dono di Dio.

mercoledì 22 ottobre 2025

Il "genio" femminile e il carisma oblato

Domenica abbiamo avuto tra noi Ileana Chinnici, presidente delle COMI. Essendo lei un’astronoma, ho potuto presentarla richiamando il sistema tolemaico, che vedeva sole e pianeti ruotare attorno alla terra, e sistema copernicano, che vede il sole al centro. In analogia con primo sistema a volte si pensa che gli Oblati siano al centro e attorno a loro ruotino i laici e gli istituti nati da essi. Nel secondo caso al centro c’è il carisma e tutti ruotiamo attorno ad esso, anche gli Oblati, attuandolo ognuno secondo la sua vocazione. Abbiamo quindi chiesto a Ileana come le COMI attuano il carisma oblato. Eccone una sintesi:

Penso che, essendo donne, laiche e consacrate, condividendo il carisma oblato, abbiamo dei campi preferenziali di missione. Ad esempio, siamo immersi in almeno due contesti: il mondo femminile e il mondo del lavoro. In questi contesti, possiamo rendere vivo oggi Sant'Eugenio. Nella sua famosa omelia nella chiesa della Madeleine del 1813, egli si rivolse alle classi sociali più basse, descrivendone le condizioni, aiutandole a prendere coscienza di chi sono di fronte a Dio e di fronte al mondo.

Noi donne potremmo parafrasare così le sue parole:

Donne, chi siete voi agli occhi del mondo? Una classe di persone commercializzate, valutate solo per il sesso, esposte spesso anche a maltrattamenti per mano di partner esigenti e talvolta crudeli che pensano di aver comprato il diritto di trattarti con umiliazione e violenza con il meschino amore che ti danno. Sete valutate per l’aspetto, il tuo corpo: se siete attraenti e sessualmente facile, potete sperare di fare carriera o di guadagnare soldi, altrimenti dovete accettare lavori poco gratificanti e mal pagati. Questo è ciò che pensa il mondo.

E voi, precari, occasionali, chi siete voi agli occhi del mondo? Una classe di persone senza protezione, fannulloni incapaci di salire di grado, che scroccano i loro genitori. Non avete il diritto di avere un futuro, siete condannati a non avere prospettive. Nessuno si preoccupa di assicurarvi un posto, sete costretti ad andare all'estero per cercare lavoro.

Quindi  tocca a noi dire , con Sant'Eugenio:

Vieni ora e impara da noi ciò che sei agli occhi della fede. Donne, donne sfruttate, voi tutte che siete private di dignità, sorelle mie, sorelle care, sorelle rispettate, ascoltatemi. Voi siete le figlie predilette di Dio, le sue meravigliose cooperatrici nella difesa della vita, nella promozione dell'umanità, nella cura delle sue creature, nella diffusione della sua tenerezza, nel mostrare la sua bellezza e il suo amore materno.

E voi, fratelli e sorelle che cercate un lavoro, voi che siete stati licenziati, lavoratori in cassa integrazione, amici disperati e scoraggiati, siete figli amati di Dio, siete persone preziose, siete preziose agli occhi di Dio, Lui vi ha dato talenti e tante capacità umane, avete competenze, avete la dignità più alta. Dio solo era degno della tua anima. Solo Dio potrebbe soddisfare il tuo cuore.

In altre parole, noi, laiche che condividiamo il carisma oblato, siamo chiamate ad annunciare l'alta dignità della persona umana in ogni situazione, non predicando (come gli Oblati), ma condividendo le condizioni di coloro ai quali siamo inviate, consapevoli che Gesù Cristo, il grande Missionario, ha fatto lo stesso con l'umanità.

Il mondo femminile e il mondo del lavoro sono due contesti che l'azione missionaria degli Oblati non può raggiungere direttamente. Ce ne sono molti altri: famiglie distrutte, persone malate... Spesso abbiamo questo tipo di problemi tra i nostri parenti, i nostri amici, i nostri colleghi. A volte siamo chiamati a sostenere, a confortare, ad assistere queste persone, stando accanto a loro, aiutandole a prendere coscienza della loro dignità: chi sei tu agli occhi del mondo? Chi sei tu agli occhi della fede? Sant'Eugenio ci chiama ad andare lì, ad allargare il raggio d'azione dell'azione missionaria degli Oblati, essendo presenza più che annuncio.

Questo ci porta ad introdurre il secondo tratto distintivo comune: la Vergine Maria. Le donne che condividono il carisma oblate hanno Maria Immacolata come modello per la loro missione. Esse esprimono la presenza di Maria Immacolata, il suo cuore pieno di misericordia e di tenerezza, il suo amore materno.

Le donne che vivono il carisma degli Oblati hanno la missione più alta di essere il volto di Maria Immacolata. Possono anche cooperare in modo significativo con gli Oblati nella loro azione missionaria, conservando e facendo crescere i frutti della loro missione, sul modello della Vergine Maria tra gli Apostoli. Il suo amore guidi i nostri passi al servizio della Chiesa e alla reciprocità e all'"unità dei due" voluta da Dio nel suo disegno originario per la vera realizzazione dell'uomo.

martedì 21 ottobre 2025

Preghiera di una foglia che muore

L'acero, qua fuori della mia finestra, sta lasciando cadere le foglie. Ai suoi piedi ne ha un manto. Ogni foglia che cade dice:

Io sono fragile, Lui è resistente.
Io sono debole, Lui è forte.
Io passo, Lui rimane.
Io muoio, Lui vive.
Io sono contingente, Lui è stabile.
Lui mi rende forte e resistente, stabile.
Lui mi fa vivere e rimanere.
Io nulla, in Lui Tutto, sono tutto.

Ho scritto questa “preghiera” questa mattina, e poco dopo mi imbatto in questi due testi di sant’Eugenio:

Tutto ciò che esiste è fatto per portare l'uomo a Dio, e il Creatore diede occhi all'uomo, affinché ammirando un'opera così bella, glorificasse il sublime Architetto. Interprete della natura muta, ricevette una lingua per cantare le lodi del Creatore, per benedirlo in suo nome e in nome di ciò che non ha voce. Il cantico dei tre giovani fanciulli Ebrei nella fornace ci insegna che deve essere così; e l'uomo deve rendere al Creatore l'omaggio che la formica e il verme non mancherebbero di rendergli, se, come lui, avessero ricevuto ciò che è necessario per rendere questo dovere indispensabile al Creatore.

C'è forse qualcosa di più gioioso dei campi, di più ricco della natura, soprattutto quando un'anima tanto religiosa quanto sensibile scopre lì, sotto ogni foglia e sull'ala di ogni atomo, il grande nome dell'Eterno? E il cristiano che va oltre, emerge da questa specie di rapimento per abbandonarsi a tutti i trasporti dell'amore e della gratitudine, pensando che questo Dio onnipotente che ha creato tutte queste meraviglie giocando, “ludens in orbe terrarum”, si è avvicinato all'uomo, all'uomo confuso e perso nella mera contemplazione della più piccola delle sue opere, per conversare con lui, per istruirlo, per dirigerlo, per unirsi a lui nell'intimità dell'amore più incomprensibile, per fonderlo in qualche modo nel suo essere e per portarlo via per condividere la sua gloria. Oh Dio! Oh Dio! e la maggior parte degli uomini vive senza pensarci…

lunedì 20 ottobre 2025

La preghiera per la guarigione del bambino

 

Sono 9 i membri della famiglia che, insieme, chiedono la grazia della guarigione per il bambino. Una volta ottenuta la grazia, nel 1667, fatto dipingere un ex voto alla "Madonna dell'Eterna luce".

È uno degli oltre 350 quadri ex voto custoditi nel santuario sorto nel 1661, su una cappella che ha origini nel IV secolo, a seguito della guarigione di un contadino del luogo. Gli ex voto sono poi continuati a venire, ma sotto forma di piccole targhe di marmo. I dipinti chiedono di essere guardati a uno a uno, tanto sono semplici e belli

L’Arcivescovo di Avignone, nella cui diocesi si trova il santuario, aveva conosciuto gli Oblati attraverso le missioni nella sua diocesi e tramite Padre Albini, di cui era stato compagno di studi al seminario maggiore di Nizza. Così propose al vescovo di Marsiglia, Eugenio de Mazenod, di acquistare la proprietà del santuario, con lo scopo della comunità era 1) la gestione del santuario, 2) l’evangelizzazione delle parrocchie della diocesi, sia con missioni che con ritiri spirituali, 3. dare ritiri spirituali ai sacerdoti, felici di andare a meditare per alcuni giorni in solitudine, all'ombra del santuario della Beata Vergine.

La presa di possesso ufficiale ebbe luogo il 2 giugno 1837, primo venerdì del mese e festa del Sacro Cuore. In seguito la casa divenne centro di formazione dei futuri missionari, giovani che da lì partiti per il mondo intero: almeno un centinaio.

Oggi siamo stati anche noi in pellegrinaggio a questo meraviglioso antico santuario.

Insieme abbiamo riletto quello che scrisse sant’Eugenio nel suo diario il giorno in cui prese possesso del santuario, insieme a Padre Tempier, e Padre Jean-Baptiste Honorat, nominato primo superiore della comunità . Tra l’altro scrive:

«Lumières, 2 giugno 1837.

Poiché oggi è la bella festa del Sacro Cuore di Gesù, non ho voluto lasciarla passare senza consacrargli la casa, la fondazione e la comunità che deve svolgere il servizio del santuario ed esercitare il santo ministero delle missioni nella diocesi. (…) P. Tempier, p. Honorat e io abbiamo indossato i nostri abiti corali e, soli in questa grande chiesa, avendo come testimoni solo il nostro custode Saverio Granguer e sua moglie, abbiamo esposto devotamente il SS. Sacramento (…). Ci siamo fermati una mezz’ora in orazione. Mi sembra che questi momenti sono stati preziosi. Eravamo proprio soli alla presenza del Divin Maestro, ma eravamo prostrati ai suoi piedi per mettere sotto la sua potente protezione le nostre persone, la nostra Società, il suo ministero, le sue opere, la casa di cui stavamo prendendo possesso; Gli abbiamo domandato di regnare su di noi, di essere nostro padre, nostra luce, nostro aiuto, nostro consiglio, nostro sostegno, nostro tutto. Abbiamo invocato le sue benedizioni su di noi e sulla nostra Congregazione (…) per tutte le meraviglie che il Signore opera attraverso i nostri, dai deboli inizi della nostra piccola famiglia fino ad oggi. Questa casa (…) è già la decima fondazione della nostra Congregazione».

Mi hanno colpito come parla di Gesù: nostro padre, nostra luce, nostro aiuto, nostro consiglio, nostro sostegno, nostro tutto.

domenica 19 ottobre 2025

50 anni fa Eugenio de Mazenod beato

19 ottobre 1975. Come oggi, 50 anni fa il 19 ottobre era domenica, la giornata mondiale delle missioni, Anno Santo.

Come oggi san Paolo VI proclamava beato Eugenio de Mazenod. Lo definì “Appassionato di Cristo e dedicato totalmente alla Chiesa”. Continuò invitando ad ascoltare il suo appello a lasciarsi invadere dallo Spirito di Pentecoste: “Questo Pastore e questo Fondatore, autentico testimone dello Spirito Santo (…), rivolge un richiamo fondamentale a tutti i battezzati, a tutti gli apostoli di oggi: lasciatevi invadere dal fuoco della Pentecoste e conoscerete l’entusiasmo missionario!”.

È bello rivivere questo centenario qui a Aix, dove sant’Eugenio è nato e dove è nata la sua opera dei Missionari Oblati di Maria Immacolata. Ed è bello riviverlo con Oblati di tutto il mondo, viva testimonianza della missionarietà degli Oblati.

sabato 18 ottobre 2025

L'anno santo a Aix

I nostri laici sono straordinari. Hanno organizzato la celebrazione dell’anno santo per le persone che frequentano la cappella degli Oblati, la chiesa della Missione.

Siamo partiti dalla porta della cattedrale ed abbiamo fatto tre momenti intensi di preghiera e di meditazione: prima al battistero, poi davanti alla cappella del roveto ardente e infine davanti all’altare della Madonna della speranza.

Un pomeriggio di profonda spiritualità.