venerdì 12 maggio 2023

Mariapoli: un’opera geniale

Di Chiara Lubich leggiamo volentieri gli scritti, intrisi di sapienza. Ma la sua spiritualità – come tutte le spiritualità nella Chiesa – non è fatta soltanto di parole e di moti interiori. Essa produce opere. La “spiritualità” è infatti il frutto dell’azione dello “Spirito Santo”, colui che ha operato l’incarnazione, colui che, assieme a Maria, ha dato carne a Dio. E sono tante le “opere” che hanno dato carne alla “spiritualità dell’unità” di Chiara Lubich; anche quelle andrebbero “lette”. Una delle sue opere più geniali è la Mariapoli. Non programmata, è maturata lentamente, con la sorpresa delle opere che nascono da Dio. Un bel libro recente ne ha raccontato la storia (L. Abignente, Una città “tutta d’or”. Storia delle prime Mariapoli, 1949-1959, Città Nuova 2019). Da quegli inizi la Mariapoli ha avuto una sua diffusione nel mondo intero e una evoluzione nelle modalità di attuazione. La natura rimane la stessa, come Chiara la comunica in una conversazione tenuta a Grottaferrata il 16 luglio 1960, quando narra dell’ultima Mariapoli svoltasi l’anno precedente sulla Dolomiti, prima che si moltiplicasse in altre nazioni. Un’esperienza geniale perché porta a vivere assieme vocazioni e popoli diversi, uniti dall’amore, nell’attuazione della Parola di Dio, con la presenza di Gesù tra tutti, speranza e profezia di una nuova socialità.

16 luglio 1960

Era tanto bella la Mariapoli dell'anno scorso; pur con tutte le nostre deficienze umane che ci sono sempre; certo era una cosa splendida il veder radunati più di 27 popoli, il parlare 8 o 9 lingue, il consacrarci, tutti questi popoli, a Dio perché faccia di noi il popolo di Dio, è qualche cosa di meraviglioso! (…). Il suo eco, il suo profumo è andato al di là dei mari, dei monti, è arrivato agli ultimi confini della terra. Ma qual è stato il segreto? (…)

Mi sembra di poter dire così: che, proporzioni fatte, come in Maria non era tanto lei come persona quella che splendeva, ma la presenza di Dio in lei (…), così io attribuisco questo buon odore di Cristo che anche la Mariapoli ha sparso nel mondo, alla presenza di Dio (…) in mezzo a noi. Noi potevamo essere anche (…) persone di poco valore, magari anche peccatori, ma siccome Gesù dice "dove due o più" senza dire: dove due o più santi, o dove due o più brave persone (…): il cuore della Mariapoli, il sole della Mariapoli, la luce della Mariapoli era la sua presenza in mezzo a noi. (…)

La Mariapoli è veramente stata la “madre del bell'Amore”, di un amore bello; era questo che la faceva attraente perché tutti aspirano all'amore, ma si tratta di trovare l'amore bello. (…) Là si imparavano quelle cose (…) per le quali Gesù ha detto: "Ti ringrazio, Padre, che hai nascoste queste cose ai sapienti e ai prudenti e le hai rivelate ai piccoli". Lì si imparava proprio la scienza di Dio, una luce semplice, quella fatta per i bambini, per quei bambini che sono capaci di entrare nel regno dei cieli, e la Mariapoli era un piccolo regno dei cieli. (…)

In Maria ogni grazia di via; nella Mariapoli, tutte le vie conducevano alla Mariapoli: il matrimonio, la verginità, l'essere consacrati a Dio; venivano persone di tutti gli Ordini religiosi, laici e sacerdoti, poveri e ricchi, delle categorie sociali più alte, delle categorie sociali più basse: veramente anche in Mariapoli, un po' a mo' di Maria, "in me ogni speranza di via". (…) Io sono convinta (…) che il ricordo della Mariapoli, se veramente Dio era presente, non si spegnerà, rimarrà, perché una luce che una volta parte non si ferma. La Mariapoli era la città costruita sul monte, in modo che tutti quelli che stavano in casa la potessero vedere, era una luce e quindi andava messa sopra il monte; era come la lanterna che va messa sopra il moggio e tutti l'hanno vista ed hanno imparato e hanno detto: così dovrebbe diventare il mondo.

Quindi, Mariapoli, nome incantato, Mariapoli, nome magico! e mi domandavo: "Ma ci può essere qualcosa di più bello di una Mariapoli?"

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