venerdì 19 maggio 2023

Ascoltare quella voce

 

Secondo giorno della nostra novena di Pentecoste

Se “viviamo dello Spirito”, esorta Paolo mostrando l’ovvia conseguenza del nostro essere nello Spirito, “camminia­mo anche secondo lo Spirito” (Gal 5, 25). Il cristiano è chiamato ad essere una persona che vive e opera nello Spirito: una persona “spirituale”. Il nostro essere nello Spirito si invera nel nostro vivere cristiano.

Mediante la fede e il battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito. Egli è in ognuno di noi, nel nostro spirito, nel nostro stesso corpo, fino a trasformarci nel suo stesso tempio (cf. 1 Cor 6, 19). Tutti i cristiani sono quindi “persone spirituali”, in quanto vivono nello Spirito e dello Spirito: “Voi non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spi­rito di Dio abita in voi” (Rm 8, 9).

Eppure spesso la vita nello Spirito rimane allo stato larvale. C’è come qualcosa che gli impedisce di prendere interamente possesso del nostro corpo, della nostra mente, del nostro cuore e sprigionare così tutta la sua energia e pienezza di vita. L’esistenza cristiana rimane come bloccata, atrofizzata, senza poter sbocciare in pienezza e attuare tutte le sue potenzialità. Il fatto è che si è tentati di resistere alla voce dello Spirito e alla sua guida, di seguire i nostri desideri piuttosto che i suoi, il nostro volere piuttosto che il suo, fino a contristarlo (cf. Ef 4, 3), fino ad arrivare ad estinguere la sua presenza in noi (cf. 1 Ts 5, 19).

L’uomo veramente “spirituale” è invece il cristiano che, rotto ogni indugio, si è finalmente aperto in maniera incondizionata all’azione dello Spirito e si lascia guidare da lui, in piena docilità, nell’avventura evangelica.

Sant’Eugenio de Mazenod, alla vigilia di prendere in mano la cura della diocesi di Marsiglia, sente che per poter guidare la sua Chiesa come vescovo deve lasciarsi guidare lui stesso dallo Spirito: “Devo rimanere attento a tutte le sue ispirazioni; ascoltare innanzitutto nel silenzio dell’orazione, seguirle e obbedire ad esse nel compiere ciò che mi indicano. Evitare con cura tutto ciò che potrebbe contristare lo Spirito o indebolire l’influsso della sua potenza su di me...” (Notes de retraites, mai 1837).

L’imperativo è dunque anche oggi: “Ascoltare” quella voce interiore che parla... È la voce dello Spirito.

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