domenica 23 ottobre 2022

Padre Gigi Sion raccontato dai Borzaga

Su Padre Gigi Sion lascio raccontare prima a Lucia Borzaga, poi a suo fratello Mario Borzaga.

Lucia:

Giovedì sera padre Gigi ci ha salutato, dopo una vita di missione e di Fede incarnata nella vita quotidiana. Se n’è andato in punta di piedi, all’improvviso, senza disturbare nessuno.

Nei suoi 54 anni di missione ha attraversato il mondo: prima il Laos, poi l’Uruguay e infine il Kenia. Un vero Missionario con la M maiuscola. Con un carattere forte, indipendente, libero e soprattutto pieno d’ironia che l’aiutava a stemperare ogni suo gesto e ogni situazione. Un artista che era noto per i suoi disegni e le sue caricature con cui prendeva in giro confratelli e superiori, senza fare distinzioni. Un costruttore di chiese e di scuole conquistando sul campo il ruolo di ingegnere e architetto.

Il 31 ottobre 1957 parte dal porto di Napoli per il Laos con padre Mario e altri quattro compagni. Con lui vive tanti momenti di vita dura nella foresta, momenti estremi, faticosi, pieni di sudore, di domande e di Fede. Si sostengono a vicenda, condividendo anche la passione per il fumo. Padre Mario fuma sigarette e lui fuma la pipa. Quando nel 1960 padre Mario era “sparito” lo aveva cercato tanto e più di una volta ricordava il dolore che aveva provato nell’incontrare i suoi genitori a Trento. Parlando del suo confratello Beato, faceva rivivere il suo amico raccontandolo senza timidezze e senza celebrazioni ampollose. Ora sono di nuovo insieme, nella pienezza della Vita che non finisce mai. Mario e Gigi, grandi missionari che sorridono nella Pace dei Giusti. Di loro ci restano tanti ricordi, foto, frasi, sorrisi, parole e tanta fede.

Negli scritti di p. Mario, p. Gigi appare moltissime volte. Trascrivo alcune brevi frasi degli inizi della missione nel 1959.

Padre Sion si buttò su duna sedia, stanco. Con aria giocondamente sconsolata bofonchiò: Se questi Meo non la smettono di convertirsi, andrà a finire che io diventerò pazzo. Diceva così per dire, per sottolineare con una frase che avesse un podi sapore, tragico ad esempio, che egli aveva molto lavoro.

Quando ci si mette la Grazia, evidentemente cè del lavoro, soprattutto se si vuole marciare col suo ritmo. A Na Vang, il villaggio sulla catena di montagne dalle carovane di nubi, un due trecento Meo, or soli, or a gruppi, in questi mesi hanno voluto entrare cheti cheti nellovile della Chiesa del Cristo. Padre Sion è il loro pastore. 

All’arrivo a Luang Prabang lo stile diverso di Staccioli e Sion:

Andammo ad attenderli allaeroporto. Padre Staccioli apparve alla scaletta del Dakota timido e sorridente in mezzo alla variopinta folla dei funzionari e dei bonzi, Padre Sion dal canto suo ci salutava col gesto classico della mano di moda presso i grandi internazionali, sfoggiando quella certaria libera e indipendente comune a tutti i triestini delluniverso.

Il costruttore:

Così accadde che a Nam Tha Padre Staccioli e Padre Sion lasciarono per qualche giorno i lavori dellapostolato per dedicarsi a rifare il tetto della loro casa. Il tradizionale tetto di paglia, caro nelle Missioni tropicali, fu gettato alle fiamme per dar posto alle moderne lamiere sulle quali la pioggia picchia sonora chè un piacere, mentre in casa ci si gode un focherello e due palmi dasciutto. Nonostante il tetto nuovo, Padre Sion il pessimista allegro, scriveva nel suo diario: Abbiamo rifatto il tetto. Attendiamo le prossime piogge per vedere da che parte cade lacqua e dove sistemare la roba.

Il missionario:

Quando Padre Sion, dopo due giorni di marcia giunse a Na Vang, era il primo sabato del mese di maggio e tutta la gente se ne stava in ozio seduta sui tronchi o allombra dei tetti di paglia. Che fate? Oggi non lavorate?chiese Padre Sion. Come? Non sa? Oggi è sabato e di sabato non si lavora, lo ha detto il Pastore. Padre Sion si senti venir meno: due giorni di cammino per capitare in un villaggio protestante. Poi raccolse le idee e con quel suo cipiglio mezzo burbero e mezzo bonario propose: Beh, sentite, il giorno del Signore non è il sabato, ma la domenica, dora innanzi riposerete la domenica. Il capovillaggio subito riunì gli anziani a consiglio. Cosa pensare della religione del Padre? Sciòng, il catechista meo di Padre Sion, piombò a razzo nelle discussioni, parlò con calore della religione cattolica, dimostrò lerrore della dottrina protestante. Dopo una notte intera di discussioni, il capo villaggio fece sapere a Padre Sion che se il Missionario si fosse stabilito al villaggio, a differenza del Pastore che si accontentava di qualche rara visita, essi si sarebbe convertiti. E Padre Sion rimase.

Per i primi giorni Padre Sion fu sistemato nella casa del capo villaggio. Dormivo la notte su una peIle di tigre, si dirà, la tigre era morta, ma le pulci della fu signora tigre, erano fin troppo vive. Dopo qualche giorno i meo gli costruirono una capanna di bambù, contemporaneamente diciassette famiglie accettarono di incominciare il catecumenato in preparazione al battesimo.

Collandare delle settimane altre famiglie vicine e lontane vollero farsi cattoliche e Padre Sion a girare dovunque sulle montagne col suo fedele catechista per compiere gli esorcismi di rito e la benedizione della casa. Infatti una famiglia pagana non può essere ammessa al catecumenato se prima non caccia gli spiriti, come diciamo noi. Il Padre in cotta e stola legge le formule del rituale, il catechista traduce e ne spiega il senso.

Ma quanta fatica è costata questa Missione allinfaticabile Padre Sion? Tra di noi si va dicendo che solo lui poteva fondare una Missione in simili condizioni durante la stagione delle piogge sulle montagne. I cinquanta chilometri da Nam Tha non sono che fango nel quale si affonda spesso fino al ginocchio, fiumi da attraversare a guado, nei quali la corrente forte rischia ad ogni momento di trascinare via i cavalli coi loro basti pieni di medicine e di libri. Le sanguisughe sono dovunque nella fanghiglia e tra le erbe bagnate, impossibile impedire loro dassalire il passante e dattaccarsi alle caviglie. Beati i piedi che annunciano la pace.... Ma quando si arriva a Na Vang sui piedi beati si trovano fino a venti trenta sanguisughe in rivoli di sangue, beato anche lui.

Il Signore ha benedetto largamente le fatiche apostoliche di Padre Sion. La domenica mattina alla Messa si possono avere fino a duecento persone stipate fitte in quella povera capanna che durante la giornata deve servire da scuola, stanza da letto e refettorio del Padre e dei catechisti, infermeria, sala gioco e di ritrovo per tutti. Padre Sion ha saputo ottimamente formarsi il suo ambiente. Pure incerto della lingua meo, saggira sorridente tra le sue variopinte schiere di meo bianchi e meo raye, tra gli uomini che fumando le grandi pipe ad acqua si scambiano quattro chiacchiere, le donne che col ricamo in mano se ne scambiano cento, mentre la gioventù legge o canta e i ragazzi sincaricano del baccano e del pubblico disordine.



 

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