martedì 25 ottobre 2022

Nel cuore della Sardegna


“… io sono un detenuto politico e sarà un condannato politico… non ho e non avrò mai da vergognarmi di questa situazione. Che, in fondo, la detenzione e la condanna le ho volute io stesso, in un certo modo, perché non ho mai voluto mutare le mie opinioni, per le quali sarei disposto a dare la vita e non solo a stare in prigione. Che perciò io non posso che essere tranquillo e contento di me stesso”.


20 ottobre - Dopo Paolo VI e Madre Teresa è ora la volta di Antonio Gramsci. Sono a Ghilarza, nella sua casa natale ora trasformata in museo. Nella prima stanza campeggia la gigantografia di una lettera alla madre di cui ho ricopiato questa frase, testimonianza di un altissimo profilo morale, coerente. E in questo mondo di scotenti, proprio mentre è provato della libertà e allontana da moglie e figli, si dichiara contento! È soltanto uno dei grandi sardi che incontro in questi giorni. Penso ad altri grandi politici come Segni, Berlinguer, Cossiga…

Ghilarza, paese di Gramsci


Sono venuto questa mattina a Aidomaggiore, nel cuore della Sardegna. Un paesetto in mezzo a colline verdi, ricche di olivi, vigne… Trent’anni fa c’erano 1300 abitanti, ora poco meno di 400, con uno spopolamento che colpisce tutta l’isola. Ma ci sono ancora i Carabinieri, l’ufficio postale, il tabaccaio. E tante cose disabitate. Case a pietra nera, solide, belle, arcaiche.

Al tramonto salgo sulla collina alle spalle del paese per lasciarmi avvolgere dal mistero di tre nuraghi. All’ultima luce del sole appaiono caldi, danno sicurezza, anche se, solitari, non sanno raccontare le storie che li ha abitati.



Più lontano un “novenario”, di cui non avevo alcuna conoscenza: una chiesetta dedicata a Maria con attorno delle piccole case che vengono abitate soltanto durante la novena dell’otto settembre. Le persone del paese si trasferiscono lì per pregare, fare festa, dormire insieme, accampati. Vengono anche i parenti, gli amici… Al mattino partono per il lavoro e a sera tornano di nuovo. Una tradizione diffusa, che rifiorisce ad ogni festa patronale, e sono tante. Ci sono ancora i festoni con le bandierine che ricordano la festa del mese scorso. Penso che una volta un evento del genere fosse occasione di una profonda evangelizzazione, e mantenesse viva la fede, chissà se oggi svolge ancora questa funzione…

21 ottobre – Oggi è la volta di altri grandi sardi, anzi sarde. Inizio da Nuoro, con Grazia Deledda. La casa natale custodisce tanti ricordi. Di stanza in stanza rifiorisce la vita di fine Ottocento. Mi attira soprattutto una foto che la ritrae con altri artisti della città: un musicista, un pittore, un poeta… Un cenacolo di artisti! Non fiorire in solitario, ma in legami di interessi, di passioni, di condivisioni…

Casa di Grazia Deledda


A Dorgali un’altra grande sarda, la beata Maria Gabriella Segheddu, Gabriella della Trappa. Questa volta la casa natale non è bella, spaziosa e signorile come quella di Gramsci e Deledda… ed è anche chiusa! Non è una attrazione turistica e culturale. Per chi la conosce sa che ha bruciato le tappe della santità e dato la vita per l’unità dei cristiani. In paese la ricordano per il carattere ostinato, critico, contestatario, ribelle, ma con un forte senso del dovere, della fedeltà. Poi, nella trappa di Grottaferrata, la metamorfosi: “Nella semplicità del mio cuore, ti offro tutto lietamente, Signore… Io mi sono offerta interamente e non ritiro la parola data… La volontà di Dio, qualunque essa sia: questa è la mia gioia, la mia felicità, la mia pace.

Casa di Grazia Deledda

Casa di Gabriella della Trappa


A Orgosolo mi aspetta la beata Antonia Mesina: una casa ancora più modesta e anche questa chiusa ai visitatori. In compenso è aperta la cripta che contiene il suo corpo, con gli affreschi che raccontano la breve vita, un fiore colto in tutta la sua purezza.


Casa di Antonia Mesina


Antonia Mesina con l'amica


Il tutto incastonato in una natura meravigliosa e un po’ selvaggia, la Barbagia, così denominata dai Romani – terra dei barbari – perché non riuscivano a domarla. Le rimane ancora quel tocco di indomabile. All’ingrasso di Orgosolo un murale lo afferma chiaramente: “Nel territorio di Orgosolo il popolo regna sovrano e lo stato obbedisce”. È un mondo a parte con le sue regole. I numerosi murales che rappezzano l’intero corso testimoniano la forte ribellione contro ingiustizie, soprusi, vuote retoriche. Gente tutta d’un pezzo.


Murale di Orgosolo

A sera, nei dintorni di Aidomaggiore e Sedilo visito altri “novenari”: chiese ancestrali, porticati per i pellegrini, orizzonti appaganti lo sguardo e l’anima.



Santa Greca con Antonietta e Assunta


22 ottobre – Alla partenza da Aidomaggiore tutto il vicinato si è riversato in strada per salutarmi e reclamarmi per più prolungato soggiorno. Che umanità bella! A cominciare dalla carissima Giulietta e da sua sorella Assunta, dal nipote Piero, dall’amico Roberto, da Antonella, Tanina, il vecchio patriarca Michelino… Un mondo piccolo e coeso, accogliente, pieno di sentimenti, di passioni, di tragedie e di sofferenze, come ovunque, ma qui particolarmente condiviso.



A Narbolia altra accoglienza festosa. Ritrovo l’aria di casa mia, aria di famiglia, con figlie e figli attorno alla mamma anziana. Le ore corrono veloci. Non vorrei più partire…

E i siti archeologici: Nuraghe Losa, Tharros… Silenziose pietre millenarie. Il tramonto a Capo san Marco infonde una pace infinita e chiude questa mio giornata d’incanto.



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