domenica 8 maggio 2022

Gli Oblati multietnici di Palermo

Giungo di notte, ma la casa è animata da decina di nigerini che festeggiano un matrimonio con musica a tutto volume. Ad attendermi un Oblato… nigeriano!

Gli Oblati sono a Palermo da 50 anni, dalla fine del 1971, su richiesta dell'Arcivescovo, per dedicarsi alla pastorale familiare e organizzare i primi corsi di preparazione al matrimonio. Presero casa a "Ballarò", uno dei quartieri storici, in mezzo al mercato. Nei dintorni anche tanti giovani che studiano all'università. Ben presto la casa degli Oblati diventa la loro casa, luogo accogliente per studiare o trascorrere il tempo libero. Nasce la pastorale giovanile e con i giovani si iniziano ad organizzare le missioni popolari in città e nei paesi limitrofi. Per rispondere alle urgenze del posto iniziano anche un centro per i tossicodipendenti, portato avanti con competenza e dedizione.

Ma le situazioni cambiano e il fenomeno migratorio, non nuovo in Sicilia, assume proporzioni notevoli. Il centro storico della città è la zona più interessata. Molte famiglie hanno lasciato le loro vecchie e piccole abitazioni per trasferirsi in nuovi quartieri. E ora i vicoli e i cortili accolgono sempre più immigrati provenienti da tutto il mondo.

L'attenzione della comunità oblata si sposta verso gli immigrati: sono senza dubbio tra i più poveri e abbandonati. Molti di loro sono cattolici, molto più di quanto si possa immaginare. Prima i Capo Verdiani, e i Ghaniani. Poi la volta dei Tamil che, a seguito della guerra, costituiscono a Palermo una delle comunità più grandi d'Europa: 6.000 persone. Per stare con loro vengono a far parte della comunità Oblati Tamil che appositamente dallo Sri Lanka.

Intanto le comunità etniche della città iniziano ad organizzarsi dal punto di vista sociale e civile. I cattolici si organizzano anche come comunità di fede e di preghiera sostenendosi a vicenda come meglio possono. Normalmente trovano difficoltà a inserirsi nella vita delle comunità parrocchiali italiane che generalmente non hanno la sensibilità o la preparazione per favorire la loro integrazione ecclesiale, a cominciare dal canto e dalle feste vive molto animate.

P. Sergio Natoli è chiamato a far parte dell'Ufficio diocesano per i Migranti, contribuendo a renderlo progressivamente più attivo e creativo. Lavora instancabilmente per sostenere le comunità filippine, mauriziane, latinoamericane.



Nasce l'associazione interculturale “Arcobaleno di Popoli”, che si pone al servizio anche dell'animazione per l'interculturalità e l'inclusione con le parrocchie della Diocesi e con altri circoli educativi e culturali della città. Il luogo di riferimento è una piccola chiesa chiamata Maria Madre dei Miracoli che, già nel 2009, il Cardinale di Palermo ha messo a loro disposizione come luogo di visibilità per questa animazione interculturale.

Si apre intanto la nuova sede per la comunità oblata nel centro storico sulla vecchia via Maqueda: una chiesa molto grande edificata dagli Agostiniani nel 1609. L'annesso convento ospita buona parte dell'Archivio Storico di la città. Un'altra parte viene restaurata per ospitare la comunità e le attività parrocchiali, culturali e caritative. La Parrocchia di S. Nicola da Tolentino con l'arrivo dei Missionari dell'O.M.I. diventa parrocchia sui generis: non solo territoriale, ma anche a servizio esplicito della comunità etnica cattolica. Per una missione interculturale è necessaria una comunità interculturale... e occorre saper parlare le diverse lingue…

«Il modello che abbiamo scelto per realizzare questo progetto – spiega p Adriano Titone, attuale superiore e parroco – è quello di una comunità di comunità. Concretamente, incoraggiamo ogni comunità, sia quelle etniche sia quelle delle otto confraternite che abbiamo in parrocchia, a sviluppare la propria vita, la propria spiritualità e la propria specificità, in armonia con le altre, come parte di un’unica comunità cristiana».

Uno di questi intensi momenti di unità in cui la cattolicità si fa visibile è la Messa interculturale che riunisce le diverse comunità ogni prima domenica del mese. Diverse lingue sono usate in questa celebrazione, sia per i canti che per le letture o per le preghiere dei fedeli.

L’altare non è l’unico luogo d’incontro. Si è sviluppata molto l’attenzione ai poveri, soprattutto in questo periodo di pandemia, a partire dalla distribuzione di beni di prima necessità, in particolare alimentari, attivando anche i canali ufficiali. Si è formato un nutrito gruppo di volontari.

Vi sono poi i punti di ascolto e per i servizi di assistenza legale, ricerca di lavoro o di alloggio... Si tratta di servizi aperti non solo agli immigrati. È un servizio che richiede la creazione di interazione tra le numerosissime associazioni che si impegnano con incredibile generosità ad assistere i senzatetto e le donne nella tratta, ai servizi socio-sanitari, ma che spesso sono scoordinate tra di loro...

Sta nascendo anche una biblioteca interculturale attorno alla quale favorire l'incontro di persone e gruppi di ogni ceto sociale che desiderano interagire, conoscere e farsi conoscere.

I bambini sono una vera porta di accesso alle famiglie e alle diverse etnie presenti. Quasi tutti sono nati a Palermo. È bello vederli suonare insieme, di tutte le etnie.

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