lunedì 2 giugno 2025

Portaci sempre nel tuo tarì


C’è una espressione meravigliosa che forse sintetizza la vita di p. Gérard. Quando, dopo vent’anni di ministero, lasciò la missione di santa Monica per tornare a Roma, nel villaggio della Madre di Gesù, le persone lo supplicavano: «Portaci sempre nel tuo tarì». Il tarì, la coperta o la stoffa di lana o la pelliccia che avvolge il bambino dietro le spalle della mamma. Ognuno avrebbe voluto essere avvolto e protetto dalla tenerezza materna di p. Gérard. Anch’io…

Espressiva, al riguardo, una delle tante immagini naïve di p. Gérard, quella che sta sulla sua tomba.

Lavoratore instancabile, sapeva dedicare tanto tempo alla preghiera. La gente diceva: «Il p. Gérard parla con Dio, vede Dio; ma certo non vuol dircelo. Quando prega è come se mangiasse miele».

Lui invece diceva di sé «C’è un abisso tra me e Gesù. Le mie deficienze sono incolmabili, la mia vita è nulla, nullo il mio ministero: il demonio ride. Quante anime abbandonate… È tanto tempo che vorrei cambiar vita, convertirmi: dico sempre: domani… Ma oggi dico finalmente: Adesso incomincio»

Il capo del distretto, Alexandre Maama, il giorno dei funerali, affermava: «Veramente il P. Gerard era un uomo straordinario, un uomo che non si risparmiava nel lavoro, un uomo che trattava allo stesso modo il Capo e il povero, un uomo che sembrava si nutrisse unicamente di preghiera.

Egli entrava nelle case dove anche noi Basotho abbiamo difficoltà ad entrare a causa della sporcizia. Lo si trovava inginocchiato vicino al malato, mentre pregava ed esortava, parlando del Signore. In una parola io posso affermare: il Padre si nutriva di preghiera, e se questa fosse stata commestibile da tempo egli l'avrebbe fatta mangiare a noi Basotho!».

Louis Qoblosheane ha testimoniato: «Egli era un uomo di preghiera: pregava in Chiesa quando si trovava alla Missione, pregava a cavallo durante i viaggi, pregava nelle case della gente». E Antoine Maine: «Il Padre Gerard non si stancava mai di pregare; potremmo dire che egli vivesse di preghiera. Aveva sempre in mano il Rosario e non lo abbandonava mai».

Soprattutto negli ultimi anni della sua vita la preghiera diventa la sua occupazione principale.

Nel 1890 scriveva: «La preghiera è intimità con Cristo. “La condurrò nella solitudine e parlerò al suo cuore” (Os 2,14). È il Signore che parla così alle nostre anime. Che grazia grande. Sì, nel ritiro il Signore parla a cuore a cuore con ognuno di noi. Che intimità! Quante cose ha da dirci il Bene delle nostre anime, il vero Amico delle nostre anime… È importante restare in ascolto della sua voce. Ci parlerà della nostra salvezza e della salvezza delle anime che Lui ci ha affidato. Vorrà che ciascuna di esse ci passi sotto gli occhi, ragazzi, adulti, anziani, vecchi. Mi domanderà quanta cura ho per loro, se nella catechesi le nutro con il latte della dottrina, se le incoraggio, se mi sono sforzato di renderle pure e sante, se le ho guarite con il sacramento della penitenza, se le ho nutrite dell’Eucaristia, se la mia sollecitudine si estende a tutti: ai deboli, ai forti, ai vicini, ai lontani».

All’ingresso degli Archivi oblati mi mostrano la raffigurazione di un albero: la crescita delle missioni in Lesotho. Tutto comincia con la prima missione di Roma, alla base dell’albero, missione che si è moltiplicata di ramo in ramo… È il frutto tangibile della preghiera che p. Gérard innalzava al cielo…



1 commento:

  1. Suor Gemma M. Joseph2 giugno 2025 alle ore 22:07

    Grazie, Signore, per l'incontro con p. Gerard! Caro p. Gerard, porta anche me nel tuo tarí!

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