martedì 7 giugno 2022

Lettere dal deserto

 

“Hai mai pensato che anche noi professionisti, medici, ingegneri, avvocati possiamo desiderare la santità? Hai mai pensato che anche noi laici dobbiamo essere assetati di anime e buttarci all’apostolato con l’ardore dei primi cristiani?”. Siamo agli inizi degli anni Trenta del secolo scorso. Aveva più di vent’anni Carlo Carretto quando un giovane medico, ventinovenne, Luigi Gedda, gli rivolse queste parole: ne rimase incantato e lo seguì. Più tardi venne il dissenso tra i due, per il diverso modo di intendere il rapporto tra Azione Cattolica e politica. Quell’incontro segnò comunque l’inizio di un cammino che portò Carlo Carretto molto lontano.

Luigi Gedda una volta mi telefonò, con mia grande sorpresa, per congratularsi dell’uscita del mio libro I Fondatori uomini dello Spirito. Anche Carlo Carretto lo incontrai una volta soltanto, quando parlò in Piazza Pia ad Albano nel 1970. Di lui ho letto alcuni libri, anni fa, ma non il primo e forse il più famoso, Lettere dal deserto, che ha avuto una quarantina di edizione ed è stato tradotto in una decina di lingue. Per ogni cosa c’è il suo tempo e, casualmente, come spesso avviene, mi sono ritrovato tra le mani questo libro, che ho letto d’un soffio. Le 40 pagine di introduzione ricostruiscono il percorso dell’autore e la storia del libro, interessantissimo tracciato della Chiesa italiana nella prima metà del Novecento.

Quel seme posato nel cuore di un giovane – “Hai mai pensato che… possiamo desiderare la santità?” – ha attecchito nel deserto del Sahara, nelle periferie di Francia, a Spello in Umbria… e ha portato frutto, che ancora oggi nutre.

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