giovedì 9 giugno 2022

Due libri, due metodologie a confronto

Cristiano Massimo Parisi, La memoria della Passione nel carisma di fondazione di san Paolo della Croce. Linee guida per una ermeneutica, EDB, Bologna2021,200 p. 

Perché mettere insieme due libri tanto distanti tra loro non soltanto per la rievocazione storica, ma anche per l’approccio metodologico? Proprio perché nel modo di studiare il carisma di due fondatori – Paolo della Croce e Chiara Lubich – procedono in maniera diversa e complementare. Più che esporne i contenuti vorrei dunque attirare l’attenzione sulla metodologia impiegata.

Per Paolo della Croce si inizia con l’esperienza del Fondatore, seguendo quattro aspetti ben identificati: l’esperienza personale, gli scritti espressione di un pensiero e di una vita, il magistero nella formazione e nella missione, il progetto di fondazione. Si prosegue con la storia dell’Istituto, privilegiando l’interpretazione del carisma offerto soprattutto dal magistero dei capitoli generali, punto di convergenza del cammino dell’intero Istituto. Si guarda infine a come il carisma è stato vissuto ed espresso da persone eminenti per la loro testimonianza di vita.


Oltre il Novecento. Chiara Lubich, la storia, la letteratura e la società del nostro tempo, Lucia Abignente / Donato Falmi (edd.), Città Nuova, Roma 2022, 254 p.

Il libro su Chiara Lubich segue un altro cammino, privilegiando l’indagine sincronica, guardando all’ambiente storico e culturale nel quale ella ha vissuto. Un approccio altrettanto ricco, rispetto al libro appena segnalato, che consente di cogliere le affinità con il cammino di altri protagonisti del proprio secolo e insieme le peculiarità che la contraddistinguono. Sorprendente le sintonie con grandi protagonisti di quel secolo, con i quali Chiara non si è mai incontrata personalmente, ma con i quali c’è stata una sorta di dialogo a distanza per la condivisione degli stessi ideali e passioni: Dietrich Bonhoeffer, Simone Weil, Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Giorgio La Pira, Michail Gorbaciov; segno che lo Spirito Santo soffia dove vuole e come vuole, percorrendo sentieri impensati e giungendo a muovere persone diversissime tra di loro e ad orientarli verso una stessa direzione.

La scelta metodologica, in questo caso, colloca il fondatore nel suo tempo e nel suo ambiente, al di là di quello strettamente religioso, ecclesiale, spirituale. È un metodo ricca di conseguenze, che consente di cogliere le sincronie e le peculiarità. Aspetti che altrimenti diremmo originalissimi, sono invece espressione di un sentire comune, frutto di un humus che ha prodotto e alimentato soggetti diversi, con esperienze diverse eppure accomunati dagli stessi aneliti, risposta ai “segni dei tempi”. Altri aspetti del messaggio di un fondatore, che diremmo secondari o che nell’ambito della sua famiglia hanno avuto scarso rilievo, possono essere messi in luce in maniera nuova da persone che sanno leggere la sua storia dentro la grande storia.

Le diverse metodologie adottate dalle due opere, quella “diacronica” e quella “sincronica”, possono alimentarsi reciprocamente. Potremmo leggere Paolo della Croce in sincronia con il contesto del Secolo dei Lumi (nasce nello stesso anno di Voltaire!) e farlo dialogare con Alfonso Maria de Liguori, Luigi Maria Grignion de Montfort, Leonardo da Porto Maurizio, ma anche con Cesare Beccaria. Per Chiara Lubich si potrebbe supporre un cammino diacronico con quanti hanno condiviso il suo carisma e ne hanno messo in luce aspetti e sensibilità diverse.

Due metodologie, due ermeneutiche complementari, a servizio della comprensione sempre più profonda del carisma e della sua continua attualizzazione.

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