venerdì 2 ottobre 2020

Ut proferatur Regnum Christi

Quando nel 1818 sant’Eugenio cominciò a scrivere la Regola, già alla fine del terzo paragrafo si sentiva un po’ stretto in quelle formulazioni che gli sembravano un po’ troppo giuridiche. Allora lasciò che il cuore parlasse liberamente e aprì un lungo Nota Bene nel quale enunciava il suo programma di vita e di missione così come lo sentiva.

Tra l’altro scrisse: “È importante e urgente ricondurre all’ovile tante pecore smarrite, insegnare ai cristiani degeneri chi è Gesù Cristo, strapparli alla schiavitù del demonio e mostrare loro la via del cielo. Bisogna fare di tutto per estendere il regno del Salvatore, distruggere quello di Satana, impedire migliaia di delitti, mettere in onore e far praticare ogni specie di virtù, rendere gli uomini prima ragionevoli, poi cristiani e infine aiutarli a diventare santi”.

È da questa seconda frase che, il 29 settembre 1970, il superiore generale, p. Léo Deschâtelets trasse la frase, nella traduzione latina, che scrisse per me sul retro di una sua foto: “Ut proferatur Regnum Christi”. Nell’originale francese era : “étendre l’empire du Sauveur”.

Ho sempre provato un po’ di dispiacere nel vedere disattesa questa “Parola” consegnatami 50 anni fa. I miei compagni di allora l’hanno portata a pieno compimento, sono stati e sono autentici missionari: Rino in tanti Paesi dell’America Latina fino al suo ultimo, il Guatemala, Peppino in Uruguay e ora in Paraguay, Celso in Camerun e ora in Guinea Bissau, Raffaele nei licei di Torino e del Cottolengo in particolare…

Una fedele lettrice del blog mi ha ridato un po’ di speranza. Ha letto la frase (l'avevo riportata nel blog di lunedì scorso) e mi ha scritto: “Mi ha colpito molto la frase che in quel giorno ti scrisse il tuo generale. Mi è sembrata davvero molto indovinata, quasi “profetica” nel segnare un cammino e nel trasmettere il timbro di una vocazione. Il verbo “profero” ha tanti significati. Accanto al portare avanti, il far crescere, l’estendere il regno di Dio, mi piace anche sottolineare quelle accezioni che esprimono più il presentare, l’offrire, il rivelare…  Sono proprio tue caratteristiche, che aprono con chiarezza e semplicità la scoperta di Dio e l’accesso al suo regno”.

Bontà sua! Grazie...


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